Gigolo per caso, la recensione
Il nuovo film di John Turturro dà al termine "alleniano" un significato ancor più profondo e ineludibile...
Ha talmente tanti elementi dei film di Woody Allen da sembrare suo, in realtà si tratta di un'opera di John Turturro che a partire dal titolo (originale) Fading Gigolo, gira dalle parti del modo in cui Allen racconta le sue storie, o meglio orchestra i suoi pretesti per agitare personaggi scombussolati dall'assenza di senso del vivere. Ma addirittura anche nel mettere in scena, con l'economia di scene, i dialoghi camminando inquadrati in obliquo e l'uso del montaggio interno (come i personaggi entrano ed escano dall'inquadratura), tutto sembra ricordare un film di Woody Allen, come se la sua sola presenza da attore modificasse lo scenario filmico intorno a sè.
Se però in un film di Woody Allen questo grande pretesto sarebbe stato al servizio d'altro (nel breve di una serie di gag, nel lungo di un modo di vedere le cose del mondo) in Turturro si sente molto la mancanza di un simile approccio e l'impressione è che sia lo spettatore a fare tutta la fatica di trovare spunti di interesse in questo film raccontato con calma e abilità.
Perchè non è certo la maestria narrativa a mancare a Gigolo per caso, che scorre liscio e piacevole, punteggiato da un po' di musica, un pelo di malinconia romantica e qualche iniezione di comico surrealismo (neanche a dirlo lasciato a chi...), è semmai una vivacità d'intenti a latitare. La vecchia storia della persona normale che s'inventa gigolo e pratica l'arte amatoria in maniera "femminile" (appassionandosi ad ogni donna per valorizzarle tutte), in nessuna maniera è animata da linfa nuova, nè serve altri scopi. Culla dolcemente nella piacevole ripetizione del noto perpetrata in maniera impeccabile. Perchè se si capisce qualcosa da questo film è come Turturro sembri una spugna capace di impregnarsi di molti stimoli differenti che restituisce in film impeccabili anche quando privi d'anima.