[FFF] - The Fake, la recensione

Uno dei film più sconvolgenti di questo inizio 2014. Animazione coreana con tinte bluastre da noir americano e un senso di spietata onestà sulla meschinità umana...

Critico e giornalista cinematografico


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Non bisogna dimenticare che il cinema ci mente sempre. Sempre!

Perchè anche quando non fa dei racconti edulcorati di buoni contro cattivi, anche quando non mette in scena il buonismo e cerca invece il marcio, trova sempre qualcosa di positivo. Per la sua essenza e per il modo in cui fa narrazione deve identificare delle virtù nel protagonista in cui ci si immedesima. E se non è un buono allora cercherà di esserlo, se è il protagonista politicamente scorretto farà in modo di ravvedersi, anche di poco, anche a modo suo, oppure sarà la storia di come ci ha provato senza riuscirci. Pure i noir che di loro devono essere spietati frustrano i tentativi di personaggi di salvare se stessi e almeno un'altra persona. Questo cercare invariabilmente la parte migliore degli esseri umani in ogni caso, i loro sentimenti più nobili anche negli animi più gretti, è una menzogna che si ripete in ogni film, non ha niente a che vedere con il mondo reale. Non c'è nulla di male, si intenda, ma è così.

Per questo The Fake è incredibile.

Inizia con un cane che abbaia legato ad un catena e degli uomini che lo uccidono a martellate. E' la prima scena e si svolge davanti ad una chiesa. Ah dimenticavo: è un cartone animato.

In un paese della provincia coreana che sta per essere inondato a causa della costruzione di una diga la gente del luogo è irretita da un giovane prete che fa miracoli, fomentato da un uomo d'affari. Ovviamente è tutto finto, è una scusa per prendere soldi a paesanotti disperati, pronti a tutto per egoismo e volenterosi di salvare se stessi prima del vicino. Ma in questo gruppo noi seguiamo un uomo, il peggiore di tutti, un ubriacone che picchia la figlia adolescente dall'inizio alla fine (ripeto: a cazzotti in faccia alla figlia fino alla fine), inizialmente si scontra con l'uomo d'affari e quindi non crede a questa farsa della religione, è l'unico del paese a non crederci e per vendetta personale lo vuole incastrare. Non per fare del bene (state tranquilli non ne farà, per davvero non ne farà a nessuno, nemmeno a se stesso) ma per vendetta e livore generico, quello stesso che lo porta a giocare i soldi di tutta la famiglia e poi spaccare tutto a casa.

The Fake è un film straordinario, il primo capolavoro di questo 2014 e purtroppo temo che vederlo sarà impossibile. Lo hanno portato in Italia il Future Film Festival (l'hanno scorso ci regalarono Wolf Children, il capolavoro del 2013 ora in Blu Ray, per il quale ancora li si ringrazia) e il Korea Film Festival ma difficilmente sarà distribuito in alcuna maniera. E' come se seguissimo la vita del villain di un poliziesco nel paese di Non aprite quella porta.

Tuttavia, nonostante l'abiezione morale e l'onestà disarmante con cui sono dipinti gli esseri umani siano la componente più in vista, in The Fake c'è molto di più. C'è la visione della religione non tanto come oppio dei popoli (quella è solo la considerazione di partenza) ma come un germe che ti trapana il cervello, un malessere che porta alla follia in poco alimentando una speranza senza senso, facendo appello a quello che chiunque vuole credere, come un morbo che scatena visioni e piega gli animi. Quello che in The Fake si fa per il proprio senso della religione ha dello sconvolgente. E' una versione aumentata d'ottani e decisamente più atea della visione di Il cattivo Tenente.

Evidentemente si tratta di un film per stomaci forti ma soprattutto per cuori di ferro, se ne esce distrutti intimamente ma è un viaggio di puro cinema che termina in una specie di tana di coniglio con un finale ancor più sorprendente e defintivamente disarmante di tutto quello che è successo.

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