Dead Sushi, la recensione
[Future Film Festival] Le follie di Iguchi stavolta sono finalmente al servizio di una trama divertente e di una presa in giro davvero efficace del cinema di serie Z...
Senza eccedere nelle consuete flatulenze (un po' ce ne sono, in fondo è il suo marchio di fabbrica) nè puntare sulle ossessioni sessuali (che pure ci sono, sebbene in dosi da educande) Noboru Iguchi con Dead Sushi centra il risultato molto più di quanto fatto in precedenza con Zombie ass.
Sembrano infatti essere i valori veicolati da quel tipo di cinema, le consuetudini buoniste e la pigrizia di un cinema che dovrebbe (se non altro) essere sovversivo e invece spesso è più acquietante di quello mainstream, il bersaglio (che lo voglia o meno) del regista.
Nonostante l'ovvia autoreferenzialità dell'ambientazione (ristoranti di sushi, cuochi di sushi e consumatori di sushi) il film è perfettamente comprensibile anche dai non nipponici, poichè anche in Giappone il sushi è un cibo da grande occasione, costoso e per le elite. Proprio questo sembra stimolare Iguchi, non una banale iconoclastìa (come sarebbe avvenuto negli anni '70 e '80) ma semmai la distruzione della serietà con cui solitamente il cinema perpetua tale iconoclastìa.
Insomma invece che ridere dei potenti Iguchi sembra ridere di chi pensa di condannarli rappresentandoli con banali stereotipi.