Captain America: the Winter Soldier, la guest-review di Francesca Crescentini
La blogger Francesca Crescentini ci parla di Captain America: the Winter Soldier in quella che lei stessa definisce una "recensione fangirlistica"...
Di Captain America: the Winter Soldier abbiamo pubblicato una recensione su BadTaste.it, una su BadComics.it e una videorecensione da Londra.
Francesca è venuta con noi a vedere Captain America: the Winter Soldier, e questa è quella che lei stesso ha definito la sua "Recensione fangirlistica".
Qua su BadTaste mi invitano a scrivere le recensioni dei film Marvel per la mia incontenibile fangirleria. E, visto che sono qua per fangirlare, fangirlerò. È tutto pieno di spoiler, iperboli e piedini che si agitano... quindi vedete voi che cosa fare.
Ebbene.
Captain America: The Winter Soldier è arrivato in un periodo strano della mia vita. Un periodo di sfiducia post-Avengers. C'è chi ha le crisi di mezza età, io ho la depressione post-Avengers. Dopo Iron Man 3 - che mi aveva lasciata un po' così, a metà tra la perplessità e il fastidio - e Thor: The Dark World - un film costruito sulla manifesta stupidità dei suoi personaggi -, non è che ci fosse proprio tutto questo sfavillante ottimismo. Steve Rogers è un gran bravo ragazzone, ci mancherebbe, ma Captain America mi è sempre sembrato il supereroe più dimesso e meno interessante del gioioso universo cinematografico Marvel. Lo scudo, va bene. Il senso del dovere, per carità. La giustizia e l'onore, leviamoci pure il cappello. Nonostante questa stupefacente concentrazione di valori positivi e prorompenti deltoidi - più un salvataggio del mondo già a curriculum - mi veniva comunque da dare ragione a Tony Stark che, al cospetto del malefico scettro di Loki, dava dell'inutilone al povero Captain America. E come biasimarlo. Vicino agli altri Avengers, Captain America sembrava un po' una scodella di cereali abbandonata in un bunker pieno zeppo di supernove. Ad un certo punto, poi, per l'imbarazzo del non saper più che cosa fargli fare, l'hanno messo a dare ordini, regalandoci un momento di inedita autostima: perché "Hulk... spacca!" lo potevamo dire pure noi. E Hulk ci avrebbe obbedito.
E invece sono una brutta persona, perché Captain America è diventato un eroe come si deve. E niente, proprio come quello sbruffone di Tony Stark, anch'io mi sono dovuta ricredere. E con immenso piacere. Perché The Winter Soldier è un gran bel film. La trama è una trama - notiziona sconvolgente -, c'è gloria nelle scene d'azione e, in generale, tutto quanto il carrozzone degli Avengers dovrà vedersela con una seria rivoluzione. Insomma, tempi interessanti in arrivo. Ma soprattutto, The Winter Soldier è il film in cui chi non ci sembrava abbastanza figo diventa fighissimo e chi già ci sembrava figo ha finalmente l'opportunità di stupirci con concretissime gesta di immane arroganza.
Che poi è anche un po' il perché i supereroi ci fanno così felici.
Cioè, Captain America demolisce un aereo a mani nude, dopo aver allegramente motociclettato in mezzo a una pioggia di proiettili laser mortalissimi. Ha imparato a fare le carambole con lo scudo! Tramortisce i cattivi DI SPONDA! Lo chiudono in un ascensore con cinquantasei malvagi scagnozzi dell'Hydra (tirati su a pane e calci nei denti dallo SHIELD) e Steve Rogers li FRULLA, in pratica. Prende decisioni coraggiose e indomite, non si fa infinocchiare da Robert Redford, combatte per la libertà dell'universo - risparmiandoci la retorica - e va ancora a trovare la sua fidanzata, Peggy... anche se Peggy ha centodue anni e la memoria a breve termine di una grossa carpa. Diamine, sono belle cose quando un personaggio A) evolve e B) evolve in un energumeno dal cuore d'oro che salva i gattini e sbudella i nazisti. Certo, facesse due o tre espressioni in più, il buon Chris Evans, saremmo tutti pronti a scaldarci la minestra di asparagi con il Tesseract, ma cerchiamo di fare un passo alla volta. Va già bene così... io, prima, lo vedevo e non lo vedevo. Lo ammiravo come si ammira un discobolo di marmo ma, dentro di me, speravo soltanto che spiccasse il volo, avvolto da una palla di fuoco, che lì almeno era un po' più allegro. Adesso, invece, lo apprezzo per quel che è... e al massimo mi viene da dare la colpa ai decenni di ibernazione.
Comunque, a parte questo meritato traguardo di figaggine quasi fosforescente raggiunta da Captain America, sono rimasta assolutamente estasiata da Nick Fury. Perché anche a lui, stavolta, tocca un po' di movimento. Nick Fury ha una scena d'azione straordinaria. Nick Fury è meglio di Rasputin. Cercano di ammazzarlo con qualsiasi cosa - macchine, martelloni medievali sfondafinestrini, un Winter Soldier, tamponamenti, fratture, mitragliate, bombe, collisioni, eserciti e maledizioni - e lui non crepa. Si rifiuta categoricamente di crepare. Perché solo lui può decidere quando e come tirare le cuoia. E anche cosa farsi scrivere sulla lapide. Penso che il momento EZECHIELE 25:17 sulla tomba di Nick Samuel L. Jackson Fury sia una di quelle cose divertenti che sfrecciano sui nostri schermi con la rarità di qualche maestosa cometa. Ho riso tantissimo. In questo film c'è un umorismo un po' meno chiassoso, rispetto allo standard Marvel, ma ci si diverte lo stesso come delle torte di mele. Cielo, i nostri spettatori devono aver ormai concluso la scuola dell'obbligo... che dici, proviamo ad alleggerire un po'? E va bene, dai, vediamo come la prendono!
Ecco.
E il benedetto Winter Soldier del titolo? Simpatico come Robocop e testardo come un mulo, persino il lobotomizzatissimo Bucky riesce ad acquistare un minimo di fascino. Attacca un braccio di metallo a un comprimario, trasformalo in un ninja delle tenebre! La storia Bucky/Steve - gridiamo BROMANCE tutti in coro -, non solo ci regala momenti di ottime mazzate in bilico sull'abisso ma crea anche un ponte di grande saggezza con il passato. Ci fa ricordare da dove arriva il Capitano, ci fa tornare in mente quello in cui crede e, alla fine, la loro amicizia continua ad essere una di quelle cose preziose e complicate che finiscono per salvare la vita. Cioè, Bucky non ci capisce niente, ma a furia di gridargli in faccia NOI CI CONOSCIAMO! BUCKY! TU MI CONOSCI!, lui ti spara un po' nella pancia, va bene, ma poi ti trascina anche fuori dal lago. Dei cattivi complicati, abbiamo. Che si tratti dell'eredità dell'Hydra o di una memoria condivisa con un altro personaggio, i cattivi di questo film hanno un passato, sono cattivi interessanti (diamine, uno inganna e manipola l'intero SHIELD per decenni e l'altro è la persona più importante mai esistita per il protagonista), gente che non agita i pugnetti a casaccio minacciando scemenze. Elfi coi codini ed ex-nerd capelloni bidonati in gioventù da un ubriachissimo Tony Stark, è così che bisogna fare. In castigo!
Insomma, oltre ad avere la Vedova Nera che sdogana le scarpe da ginnastica con la zeppa (grazie, Vedova Nera, ti siamo debitrici!), veterani che si librano come falchetti (segnatevelo, "Natale 2014: n.1 esoscheletro da falchetto guerriero"), sventurate comparse che vengono gettate senza tante cerimonie nei rotori incandescenti di un velivolo pronto al decollo e signore con le perle che menano come minatori, questo film non solo sta gagliardamente in piedi da solo, ma crea delle conseguenze belle sostanziose per tutto il nostro luminoso Marvel-futuro. Il Capitano è diventato grande, e noi potremo continuare ad avere otto anni con rinnovata fiducia.
Sospiro di sollievo.
Anche se un po' sono preoccupata... dov'è finito lo scudo, tanto per cominciare?
Francesca Crescentini - www.tegamini.it