[Cannes 2014] Le meraviglie, la recensione
L'unico italiano in concorso a Cannes è sottotono. Con lo stesso stile di Corpo Celeste ma senza un passo avanti nella ambizioni Alice Rohrwacher si abbandona all'autobiografismo...
Il pregio maggiore di Le meraviglie è quello di raccontare un gruppo di personaggi che sembrano non venire da nessun altro film italiano, il suo difetto più grande è di non scegliere di approfondire davvero nessuna delle loro storie.
Scegliendo gli anni '90 come ambientazione e condendo la storia di diversi riferimenti culturali d'epoca, Alice Rohrwacher non nasconde di affrontare una storia biografica (lei e la sorella Alba, qui nel ruolo della madre, sono realmente cresciute in una specie di fattoria con un padre tedesco e il desiderio di fuggire) e inevitabilmente quel rapporto che negli anni trattati cominciava a legare persone e televisione, uomini e la loro rappresentazione attraverso i media. Per i protagonisti la tv è una possibile fonte di guadagno, per le bambine un sogno che le allontani dalla realtà contadina, fatta sostanzialmente di lavoro e di una continua pressione (ogni errore potrebbe far tracollare il delicato equilibrio economico).
Purtroppo la crepa in quel che ci aspettiamo da un film italiano creata dai presupposti del film non è allargata fino a diventare una voragine di piacere filmico dal resto della storia.
Il simbolo perfetto dell'uso scialbo di idee buone che il film fa è la trovata sensazionale delle api che escono dalla bocca. La figlia che più di tutte è protagonista della storia, ha talmente tanta confidenza con le api da essere capace di metterle in bocca e farle uscire piano piano, fino a farle camminare sul proprio viso. La cosa clamorosa è che questo viene fatto sul serio e non con un effetto speciale. Un'immagine impressionante tra Lynch e Mario Bava che uno sceneggiatore degli anni '40 o '50 avrebbe usato al culmine emotivo, come punta di un climax clamoroso ma che anche in una struttura più moderna poteva risultare clamorosa invece è mostrata senza enfasi e senza puntarci troppo, privandola di molti dei possibili significati che poteva avere.