Brick Mansions, la recensione
Totalmente demente ma anche incredibilmente riuscito. Uno dei migliori film d'azione della stagione, tirato, lucido e tutto centrato sulla prestazione di David Belle, di un dinamismo contagioso...
Solitamente c'è da mettersi paura di fronte alle sceneggiature di Luc Besson che non sono anche dirette da lui, quelle in cui non ci mette la faccia, ma questo remake di Banlieue 13 è capace di rivoltare anche le peggiori assurdità da Besson in nome di una forza dinamica e un ritmo che vengono dritti dal modello aureo di questi anni: The Raid - Redemption.
C'è quindi tutto il campionario di massime ovvietà, dalla ragazza buona solo a farsi catturare e mettere nei guai il suo innamorato, alla coppia mal assortita fino alla fortezza da espugnare (ci sarebbe anche la politica corrotta, il dominio dei potenti che sono in realtà dei vigliacchi), tuttavia una volta tanto le improbabilità iperboliche sono gestite con gusto plastico per l'esagerazione finalizzata al solo godimento epidermico che è un piacere.
Solo in questa maniera, con questa forza dinamica diventa ragionevole la totale assurdità di una trama colma di buchi e stupiderie, un campionario di idiozie da prendere in giro che passano immediatamente in secondo piano perchè non c'è tempo di badare a simili inezie di fronte alla prossima sequenza tutta realizzata dal vivo con stunt clamorosi e un rigore espositivo nella videocamera che è commovente.
Come ha insegnato The Raid infatti, Delamarre va "dentro" le sequenze, si muove con macchina a mano ed è come se partecipasse alla corsa, come se fosse dentro il mucchio quando si menano le mani, non rispettando nulla se non l'esecuzione del gesto e come ha insegnato Jackie Chan c'è qualcosa nella rapidità dei movimenti e nel riuscire a riprendere sul serio una mossa a cui si fa fatica a credere che costituisce parte del fascino dei film.