The Blind Side - La recensione

Un ragazzo dall'infanzia difficile viene ospitato da una famiglia che lo aiuta a superare i suoi problemi e diventare un campione di football. Storia vera, ma che suona assolutamente falsa sullo schermo...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloThe Blind SideRegiaJohn Lee Hancock
Cast
Sandra Bullock,    Tim McGraw, Quinton Aaron, Jae Head, Lily Collins, Ray McKinnon, Kathy BatesUscita?
 

'Tratto da una storia vera' è uno dei marchi di fabbrica più consueti a Hollywood e dintorni. Non è difficile capire il fascino che rappresentano le vicende realmente accadute, sia per quanto riguarda l'estrema varietà del materiale, sia per conferire credibilità a un film.

Il problema è che, diverse volte, quella che è una storia vera sullo schermo appare poco credibile e soprattutto poco convincente. E' il caso di The Blind Side, che racconta una vicenda molto dura e forte, ma senza mai riuscire a mostrare quello che c'è dietro a tutto questo.

In questo senso, non sorprende trovare alla regia quel John Lee Hancock che già aveva esaltato (eccessivamente) la critica americana con un altro film sportivo come Un sogno una vittoria (peraltro decisamente superiore a The Blind Side).

Ma forse il punto è chiedersi se stiamo veramente parlando di film sportivi, considerando che soprattutto in questo caso il campo da gioco risulta collocato ai margini, così come i risultati agonistici. Si vorrebbe infatti parlare di sentimenti, emozioni, lacrime e sangue in maniera personale. Va detto che, almeno, Hancock trova un tono discretamente asciutto e misurato, in cui la retorica non fa quasi mai capolino e non si scivola nel facilmente patetico.

Tuttavia, è impossibile non avere l'impressione che le azioni dei personaggi risultino costruite a tavolino per raggiungere un determinato risultato, piuttosto che qualcosa di spontaneo e naturale. Sandra Bullock, in questo senso, cerca di infondere tutto quello che può al suo personaggio (compresa una capigliatura bionda che lascia un po' perplessi), con tanto di accento sudista (prendano esempio i tanti 'divi' italiani pigri che parlano sempre romanesco).

Peccato che il suo personaggio non venga approfondito come meriterebbe, anche se va detto che, rispetto agli altri protagonisti (tra cui anche il ragazzone interpretato da Quinton Aaron) emerge come se fosse costruito perfettamente. Stupisce, in effetti, questa mancanza di motivazione da parte delle persone messe in scena. Così come lascia perplessi il modo in cui una storia così drammatica venga raccontata senza mostrare quasi mai la parte più oscura e triste della vicenda. Ma forse è proprio questa la ragione del grande successo ottenuto negli Stati Uniti...
 

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