[Berlino 2014] Two men in town, la recensione
Un remake che avrebbe tutte le carte per diventare un gran western e invece cerca atmosfere fuori luogo annoiando solo lo spettatore...
A Forest Whitaker gli si farebbe interpretare ogni personaggio, ma lui sembra scegliere sempre i meno coinvolgenti.
La storia sembra fatta apposta per un western (vista anche l'ambientazione desolata e desertica) ma non siamo da quelle parti: un criminale recidivo esce di galera dopo 18 anni, convinto di voler cambiare vita, ha incontrato la religione musulmana e vuole essere un altro, ad aiutarlo c'è una valorosa agente addetta al controllo di chi è fuori in libertà vigilata mentre a contrastarlo è lo sceriffo che ancora ce l'ha con lui per aver ucciso il suo vice e il vecchio socio di crimine che rivuole il vecchio leone con sè.
Ne poteva comunque uscire un interessante triangolo, in cui due persone sembrano battersi contro tutti (quelli che dovrebbero stare dalla parte della giustizia e quelli che sono dalla parte della criminalità), una storia di forte amicizia e incrollabili valori. Ma non è così. Viene cambiato anche il sesso del poliziotto che aiuta il protagonista, annullando qualsiasi sincera amicizia virile per un più labile rapporto d'aiuto e confidenza delle pene d'amore.
Ma al di là di tutto è il tono leggero, che evita ogni durezza, nasconde ogni vera violenza e scioglie ogni tensione in atmosfere dilatate a rendere Two men in town un film inefficace e noioso.