[Berlino 2014] Is the man who is tall happy?, la recensione
Lo sforzo pazzesco di animare da solo un documentario intero è un'impresa assurda degna di Gondry ma il problema sono le conversazioni, che affossano qualsiasi fantasia o comprensibilità...
A voler essere dietrologi si potrebbe dire che i molti problemi di Mood indigo - La schiuma dei giorni, sono venuti da qui. Lo dice lo stesso Gondry a metà documentario, distrutto da un'impresa superiore alle sue forze (animare da solo 90 minuti di conversazione), che questo film realizzato in questa maniera sta influendo gravemente sul prossimo che deve fare. La cattiva notizia è che non è servito a nulla, poichè purtroppo non è venuto bene nemmeno questo qui.
Is the man who is tall happy? non è un film complesso, non si dicono cose incomprensibili ma la sua densità è spesso difficile da sostenere. Chomsky è chiaro ma ha un approccio giustamente articolato che richiede molto impegno. Per circa 90 minuti.
Si perdono insomma molte occasioni da quest'incontro che pareva promettente, la più grossa delle quali probabilmente riguarda Michel Gondry stesso.
Lui, uno degli autori che più di tutti ha un linguaggio audiovisivo personale e riconoscibile, che mette in scena le sue storie o quelle altrui, passando per meccanismi d'enunciazione completamente diversi da quelli degli altri, doveva essere colui che più di tutti poteva stabilire un contatto tra la sua arte e il pensiero di Chomsky (che ha sempre lavorato sulla maniera nella quale il modo in cui parliamo e il funzionamento della lingua influiscono sul modo in cui pensiamo). E invece non è stato così.
Per tutto Is the man who is tall happy? Noam Chomsky parla a ruota libera, spesso ripetendo i medesimi concetti, altre volte fraintendendo le domande, alternando così passaggi interessanti ad altri meno. E più si avanza più non si comprende il punto o anche solo il vero senso di un documentario come questo.