[Berlino 2014] Aloft, la recensione
Jennifer Connelly, Cillian Murphy e Melanie Laurent si cercano in un thriller canadese tra passato e anni '90 che vorrebbe essere più di quel che è ma azzecca protagonista e scenario...
Il pregio maggiore di Aloft è di non cercare di ancorarsi troppo alla realtà e non sfociare mai davvero nel fantastico.
La storia è quella di Nana che tra gli anni '80 e '90 cresce i suoi due bambini da sola tra i ghiacci. Uno ha circa 10 anni, l'altro è più piccolo, il primo è sano il secondo ha una patologia degenerativa. Per questo motivo Nana lo porta un giorno da un "guaritore" e scopre che forse lei stessa può guarire (infatti pare che la degenerazione si fermi nel figlio). In contemporanea nel presente vediamo il primogenito, ormai 30enne, venire convinto da una documentarista ad accompagnarla in un viaggio verso la suddetta Nana. E' evidente che le cause del loro allontanamente stanno in quel passato raccontato per flash e che si scopriranno solo nel finale.
Tutto questo però non basta a rendere Aloft il piccolo gioiello che evidentemente mira ad essere, eppure è forse uno dei momenti migliori di Jennifer Connelly (mentre Laurent e Murphy rimangono sempre più sullo sfondo). La sua madre durissima e tutta d'un pezzo, arrabbiata ma poi clamorosamente disposta alle più increidbili ingenuità per continuare a sperare in una guarigione, è fortissima, ha una determinazione affettuosa palpabile e una femminilità scontrosa perfetta, inoltre sembra calzare a pennello la fisicità spigolosa dell'attrice.
Che assurda ingiustizia che il ruolo forse più adatto a lei sia arrivato in un film non riuscito!