Berlino 2013: Side Effects, la recensione
Thriller semplice e rigoroso, scritto da uno sceneggiatore di fiducia, per un film in cui Steven Soderbergh non vuole osare nulla se non risultare scorrevole...
Steven Soderbergh torna a lavorare con Scott Z. Burns che per lui già aveva scritto The informant e Contagion e con quel rigore geometrico che tanto fa comodo, questo nuovo film appare come un'unione dei due precedenti.
In realtà il film è un thriller molto canonico, con una vittima incastrata e dei colpevoli che non è ben chiaro chi siano, dove siano e perchè agiscano. Sorprendentemente è canonica anche la risoluzione del film, per nulla votata a sorprese o scarti dell'ultimo momento. E forse qui sta l'elemento più curioso di un film che potrebbe essere liquidato come semplicissimo intrattenimento. L'uomo famoso per il lavoro di riscrittura sui generi questa volta riscrive molto poco, non fa nessun passo audace ma anzi pare molto dedito al rigore e al rispetto di ogni regola.
Per il pubblico semplicemente un film che funziona. Nulla di più.