Berlino 2013: Before Midnight, la recensione

Con Before Midnight il regista Richard Linklater e i protagonisti Ethan Hawke e Julie Delpy portano al cinema il terzo capitolo della loro storia con originalità e umorismo...

Critico e giornalista cinematografico


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Prima Vienna poi Parigi e ora una località di vacanza della Grecia. Questo è quanto è opportuno sapere sulla trama di Before Midnight prima di vederlo. Per chi ha visto Prima dell'alba ed è impazzito con il proseguio di nove anni seguente, Prima del tramonto, Before Midnight non riserverà formalmente molte sorprese (solo un po' più di personaggi). E' confermato il piacere di scoprire lentamente cosa sia successo in questi ultimi 10 anni, che cosa ha nascosto la dissolvenza verso il nero alla fine del film precedente e se davvero uno scrittore americano e un'attivista parigina, nonostante tutto, possono essere uniti (e in che modo) da una canzone.

Chi invece non conosce la serie di film di cui, a tutti gli effetti, Richard Linklater, Julie Delpy e Ethan Hawke sono autori, troverà un lungometraggio verbosissimo, in cui i dialoghi sono l'azione, in cui due esseri umani fanno il punto di una vita i cui capitoli precedenti a intervalli regolari hanno scandito gli ultimi 20 anni di romanticismo moderno. Quel romanticismo figlio del contrarsi degli spazi grazie alle tecnologie, delle coppie che si formano oltreoceano, della fragilità della famiglia e delle coincidenze che forse non sono tali.

Eppure anche in Before Midnight si ritrova quello straordinario naturalismo nei dialoghi, capace di rendere plausibile l'implausibile, di trasformare le coincidenze su cui si reggono gli incastri dei film, nelle coincidenze misteriose che orchestrano le vite reali.

Julie Delpy, per la seconda volta, sovrasta in bravura, tempismo, pregnanza e capacità d'improvvisare, adattarsi e comunicare il suo partner, ma metterli in gara è una pratica davvero sterile. Per entrambi questa trilogia (che non è detto debba fermarsi qui) è l'opera di una vita e forse uno dei tentativi più ambiziosi di sempre di raccontare un'intera generazione e un'epoca minuscola della storia, riprendendone due arbitrari rappresentanti di dieci anni in dieci anni.

Che questo sia fatto attraverso film, diretti con una grazia tale (l'apertura con le due gemelle di sfondo che dormono è una trovata pazzesca), un senso dell'umorismo così inventivo e maturo (qui superiore che in passato) e uno storytelling così originale è un regalo che non era nemmeno dovuto.

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