Tex 678: Jethro!, la recensione
In Jethro! troviamo un giovane Tex nel Mississippi post-Guerra Civile, una terra difficile in mano ai Ku Klux Klan
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Jethro Stevens è uno schiavo liberato costretto ai lavori forzati e scampato alla pena di morte grazie alla benevolenza di una giuria nordista. Ha ucciso il suo ex padrone dopo che questi, con altri membri del Ku Klux Klan, ne aveva massacrato la prima moglie e il giovane fratello. Viene liberato con altri detenuti a seguito dei servigi prestati nell'eroica resistenza di Fort Quitman, in cui un pugno di coloni e carcerati, capeggiati da un giovane Tex, ha respinto l'assalto delle orde di Comanche di Tonkawa, Quanah Parker e Buffalo Chief.
La Guerra di Secessione (1861 – 1865) è finita, la Confederazione - insieme al suo credo - ne è uscita sconfitta, ma nella contea di Willingford il rispetto della legge, e soprattutto degli afroamericani, è un concetto pressoché sconosciuto; nel paese del “Grande Fiume”, i Cavalieri Incappucciati sono una triste e tremenda realtà, con la loro ideologia che imperversa e si insinua in tutti gli strati del tessuto sociale.
Jethro! affronta un problema enorme che l'America non ha ancora risolto al giorno d'oggi, e, come i fumetti dei supereroi nati oltreoceano, ci fa credere che non esistano ostacoli insormontabili per i campioni del bene. Se è prematuro un confronto con la trilogia citata all'inizio, ormai un caposaldo del personaggio, un classico delle sue avventure, questo fumetto si presenta da subito come un eccellente sequel, anche se contestualmente molto diverso.
Se l'indimenticabile Carlo Raffaele Marcello (16 novembre 1929 - 23 dicembre 2007) disegnò la saga del 2002, alle matite di Jethro! troviamo un veterano del calibro di Corrado Mastantuono, che ci regala, con il suo tratto distinto e personale, tavole ricche di umanità e naturalezza; ogni vignetta sprigiona una vita propria e una travolgente spontaneità, dalle scene più leggere a quelle più concitate e drammatiche.