Restart, la recensione
Abbiamo letto e recensito in anteprima per voi Restart, webcomic di AlbHey Longo, disponibile da domani su Wilder
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Difficile raccontare la trama senza farvi troppe anticipazioni, dato che Restart è davvero una storia brevissima, quindi cercheremo di raccontarvi come viene raccontato quel che c'è da raccontare: tramite la ripetizione e la rottura, tramite la ricorsività ravvicinata e un finale che la spezza. C'è un po' di cyberspazio e c'è l'accenno di un amore, c'è una stupidaggine compiuta a cui bisogna mettere una pezza e c'è una diversa attribuzione di importanza a questa stupidaggine, che, alla fine, non si capisce bene quanto fosse davvero importante. C'è una legge infranta, forze due, forse tre, e c'è della violenza che pare vera, anche se è finta.
Sta di fatto che c'è un'idea già vista, certamente non originale, ma ben raccontata e divertente, a fare da sostegno a Restart. Un fumetto che conferma l'ispirazione, crediamo per nulla celata o nascosta, ma anzi quasi esibita, dello stile grafico di AlbHey a quello di Bryan Lee O'Malley, pur con delle variazioni originali, che attingono anche a tanta tradizione indipendente di altro genere. Del resto, ci sono alcuni elementi che sembrano proprio citare in maniera aperta il più noto lavoro del fumettista canadese.