I girovaghi, la recensione

SaldaPress raccoglie le avventure dei girovaghi di Massimo Bonfatti in un volume ricco di contenuti speciali

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Scoprendo che saldaPress avrebbe pubblicato una raccolta integrale de I girovaghi, chi vi scrive è rimasto piacevolmente sorpreso e non vedevo l'ora di stringere l'albo tra le mani per avere l'occasione di riscoprire il fumetto di Massimo Bonfatti in una versione completa che strizza l'occhio ai collezionisti.

La prima reazione è stata però di disappunto, quando mi sono reso conto che il volume era composto da 100 pagine, delle quali solo la metà dedicate alle strisce e alle tavole dei simpatici personaggi senza fissa dimora. Non mi sembrava possibile che quelle fossero tutte le storie dei girovaghi esistenti, ma ho dovuto accettare rapidamente la dura realtà, dietro la quale si celava una constatazione: la scalcagnata famiglia di nomadi aveva transitato sulle pagine di Lupo Alberto per poco tempo e in modo abbastanza discontinuo, ma nonostante questo è riuscita a imporsi nell'immaginario dei lettori alla pari di altre serie più longeve.

Il merito è sicuramente del fascino del cast e del contesto originale in cui vengono messe in scena le gag e le brevi vicende dei girovaghi; Bonfatti riesce a sfruttare l'umorismo sporco e greve portato avanti anche sulle pagine di Cattivik fatto di scarsa igiene, pessime abitudini e flatulenze, mantenendo però un eleganza di fondo. C'è una certa poesia naif, a tratti felliniana, nella rappresentazione di questi nomadi e delle loro disavventure: la cinica spensieratezza del capofamiglia Nando, l'amicizia tra il giovane Rico e un albero, i peti musicali del massiccio Arturo.

Ma se le strisce e le tavole dei simpatici vagabondi occupano soltanto una cinquantina di pagine de I girovaghi - Edizione completa e rammendata, cosa possiamo trovare nella seconda metà di questa raccolta? Innanzitutto le storie del Circo Bodoni, un fumetto circense realizzato dall'autore alla fine degli anni '70, quando era ancora studente di un istituto d'arte. Dalle prime prove sono evidenti le influenze di Bonvi e del primo Silver, ma con il tempo la caratterizzazione dei personaggi si fa più interessante e la serie acquista uno stile personale nel quale si riconoscono i germogli di quello che poi sarà il Bonfatti maturo.

Arricchiscono poi il volume molti contenuti speciali, tra sketch, studi grafici dei protagonisti e idee accantonate. Vengono inoltre proposte numerose illustrazioni dei girovaghi fatte dall'autore nelle occasioni più disparate: omaggi per amici e riviste, cartoline e campagne pubblicitarie, spille e addirittura etichette per bottiglie di vino.

La postfazione del saggista Brunetto Salvarani (speculare all'introduzione di Silver) aggiunge un'importante riflessione alla lettura, sottolineando come i fumetti dei girovaghi possano essere la migliore arma contro la chiusura xenofoba, guardando al diverso e all'emarginato con leggerezza, sconfiggendo il razzismo con una risata.

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