Marvel NOW!, Occupy Avengers: Tom Brevoort sul contesto narrativo e politico dei Vendicatori
Tom Brevoort parla di Occupy Avengers, della natura della serie e del suo inserimento in un contesto inedito per le testate sugli Avengers
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Non si sono mai visti tanti gruppi di Vendicatori non ufficiali come in questo periodo. E pensare che, quando entrammo nell'epoca della Nuovissima Marvel, dopo tutto quel che Jonathan Hickman ci aveva raccontato in Secret Wars e negli anni precedenti, pensavo che ci fossero troppe testate dedicate agli Avengers, nelle loro varie incarnazioni. E, in effetti, per quanto ci siano molte storie legate ai loro destini, la parola "Avengers" compare in meno titoli.
I Thunderbolts, i Champions e gli Ultimates sono a tutti gli effetti gruppi che si ispirano, in tutto e per tutto, alla filosofia e all'immagine dei Vendicatori, ma non godono del titolo in quanto tale. Il concetto stesso di Avengers rischierebbe altrimenti di diventare inflazionato e non sarebbe facile, per i lettori, orientarsi, capire quali siano le caratteristiche distintive di ogni team e serie. Ora, però, al termine di Civil War II, giunge un momento in cui le trame si complicano e dobbiamo espanderne la portata per contenerle tutte.
Ci sono molti nuovi personaggi, diverse nuove idee e, in questo caos incredibilmente movimentato, giungerà prima o poi l'occasione di incrociare, anche in maniera traumatica, i destini di tutti questi gruppi che si troveranno messi in discussione. Il primo, stando agli eventi attuali, dovrebbe essere la Squadra Unione, coinvolta in maniera importante in Inhuman vs. X-Men, per la presenza di Rogue e Cable, e di fronte ai piani, in via di concretizzazione del Teschio Rosso.
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Tuttavia, per ora c'è tempo di rilassarsi e di goderci questi fumetti che riguardano la grande famiglia dei Vendicatori e che raccontano storie molto diverse tra loro, con un'identità precisa. Soprattutto Occupy Avengers sarà qualcosa di decisamente peculiare, rispetto alle classiche storie che ci aspettiamo. Senza contare i Vendicatori dei Grandi Laghi, che hanno un sapore umoristico e di parodia.
Quel che dicevo prima, sulla possibilità che il titolo di Vendicatori divenga inflazionato, credo sia un preoccupazione anche di certi personaggi interni all'Universo Marvel, cosa che abbiamo già visto accadere in passato. I fondatori, ad esempio, potrebbero avere opinioni molto forti e decisamente interessanti al riguardo, ma tutti si trovano in situazioni piuttosto complesse o inaspettate.
[caption id="attachment_128920" align="alignright" width="197"] Occupy Avengers #1, anteprima 02[/caption]
Steve Rogers ha decisamente altro a cui pensare, Tony Stark anche, e non sappiamo nemmeno dove si trovi. Thor non è nemmeno più la stessa persona, Hank Pym è irreperibile, Janet Van Dyne è al momento con gli Incredibili Avengers, ma non certo in una situazione che le consenta di essere autorevole. Di Bruce Banner non parliamo neppure. Nessuno di loro, comunque, è quel che era un tempo e può far sentire la propria voce in merito.
Occupy Avengers ha un titolo che fa riferimento in maniera inequivocabile a movimenti sociali contemporanei. La nascita di questo fumetto è stata quasi accidentale. Mentre progettavamo Civil War II abbiamo necessariamente parlato molto di Occhio di Falco e avevamo molte difficoltà nel gestire il suo personaggio. A lungo ci siamo divisi tra la scelta di creare una nuova serie a lui dedicata o renderlo il centro di rotazione di una nuova testata sui Vendicatori.
Occupy Avengers è stato, sin dall'inizio, un titolo di rimpiazzo, una specie di soprannome dato al progetto in attesa di quello definitivo, oppure lo slogan con cui avremmo fatto promozione. Poi, quando ci siamo messi a pensare a quale sarebbe stato il vero titolo della serie, nessuno di quelli che furono proposti aveva la stessa forza nel comunicare l'idea che sta dietro a tutta la storia. David Gabriel ci ha quindi proposto di lasciarlo com'era e così è andata.
[caption id="attachment_128921" align="alignleft" width="197"] Occupy Avengers #1, anteprima 03[/caption]
Decisamente, dovete aspettarvi un riflesso importante del mondo reale com'è oggigiorno, in questa storia. Non si tratta di una dichiarazione pro o contro un particolare movimento politico o sociale, ma affronterà di petto una serie di problemi più terra terra e concreti rispetto alla classica serie dei Vendicatori. L'etichetta Occupy è decisamente rappresentativa delle tematiche che vi troverete. Non tutte sono quelle che avevamo pianificato all'inizio.
Anche Champions è una serie, in qualche modo, politica, almeno nei confronti dell'idea di eroismo. Il fatto è che ci troviamo in un periodo storico di grande tumulto, con tanti conflitti e altrettante domane su chi siamo, noi americani, come nazione e come popolo. Si fa un gran parlare della campagna presidenziale, ma le questioni in ballo si allargano molto, tra proteste e tensioni sui diritti civili. Ogni giorno ce n'è una nuova e non si può ignorare la complessità che ci circonda.
I nostri autori, naturalmente, hanno l'istinto di tentare di incorporare alcuni di questi temi nelle loro storie e ragionarci sopra. Una delle cose su cui tutti siamo d'accordo, quando parliamo dei personaggi Marvel, è che dovrebbero sempre essere in grado di intercettare in parte la realtà. Stan Lee mise i suoi eroi a Manhattan, non a Metropolis, perché erano creati per vivere nel mondo reale e contemporaneo. Se è ancora così, e lo è, devono confrontarsi con le sfide quotidiane di tutti noi, cittadini americani e del mondo.
Infine, applausi a Gabriel Walta - prossimo disegnatore di Occupy Avengers dopo Carlos Pacheco e ospite di Panini Comics a Lucca Comica & Games 2016 - considerato uno degli astri nascenti di casa Marvel e perfetto per questa serie, grazie a quello che Brevoort definisce come un realismo astratto che l'artista è in grado di mettere in campo nei suoi disegni.
Una delle caratteristiche in comune tra Vision e Magneto, le due serie con cui si è fatto notare, è che sono entrambe due fumetti estremamente carichi dal punto di vista emotivo, pur avendo protagonisti che non sono noti per questa componente. Anzi. Occupy Avengers si muove nello stesso solco, da questo punto di vista, in cui le emozioni di Occhio di Falco e di tutti gli altri personaggi saranno in prima linea, su spunto delle sceneggiature di David F. Walker.
Fonte: Comicbook.com