Gomitata Atomica Volante: Wilder - Il giorno dell'indipendenza
Oggi Jacopo Paliaga vi racconta com'è nata Wilder, la nuova etichetta Indy tutta italiana di fumetti gratuiti
Wilder, nelle teste mie, di French e di Leo, nasce circa un anno fa.
È andata più o meno così.
(Immaginatemi seduto sul divano che vi racconto le cose come Ted Mosby.)
Novembre 2014: conosco French.
Maggio 2015: comincia la prima stagione di Aqualung online.
Agosto 2015: French e io cominciamo a lavorare a Come quando eravamo piccoli, il nostro primo libro per BAO Publishing.
Un anno fa.
Novembre 2015: cominciamo a lavorare alla seconda stagione di Aqualung, alternandola a CQEP.
Io mi rendo conto di avere tempo e spazio per raccontare qualcos’altro. E, a una certa, mi chiedo: per pubblicarlo dove? Per un editore più piccolo di quello con cui già lavoro, che probabilmente non mi pagherebbe e che al massimo mi permetterebbe di raggiungere mille persone se va davvero bene? E se French e io volessimo raccontare qualcosa di nuovo? Qualcosa di breve, impossibile da stampare per l’editoria più tradizionale? Avremmo dovuto per forza affidarci a terzi?
[Parentesi: Aqualung, online, è uscito a maggio. Noi abbiamo installato il lettore di dati a settembre, perché siamo davvero poco furbi e perché non sapevamo come si facesse. E comunque, in circa quattro mesi (settembre - dicembre 2015) ogni capitolo è stato cliccato mediamente 6.000 volte.]
Ora, tra lo sbattimento per raggiungere una frazione delle persone che avrei potuto raggiungere online, e tra il fatto che pubblicare con una buona fetta degli editori significa - come dicevo - essere stampati in poche centinaia di copie, quindi raggiungere poche persone, e se va di lusso ricevere un anticipo di quelli che sì, dai, forse mi ci compro una PS4 Slim, oppure il 3% sul prezzo di copertina (davvero, esistono editori del genere!), sono arrivato alla conclusione che, in questo caso, sarebbe stato più divertente rimanere saldo all’idea di autoproduzione online che avevo già sperimentato con Aqualung.
E qui si fa largo la prima idea di Wilder. Un’idea che nasce dalla pigrizia.
Se avessi voluto pubblicare un altro fumetto online, avrei dovuto aprire un nuovo sito internet, una nuova pagina Facebook, smartellarmi nuovamente a fare quel minimo di comunicazione e tutto il resto. No, davvero: no. Troppa fatica fine a se stessa.
Poi entra in gioco Leonardo Favia, che aveva voglia di raccontare qualcosa di particolare, senza vincoli e restrizioni di genere e, anche lui, non aveva bene in mente dove e come farlo.
Quindi, di tutta la cosa dell’aprire un sito nuovo, una pagina Facebook nuova, e tutto il resto, ci siamo detti di farla assieme.
Dicembre 2016: mettiamo in cantiere le prime serie, Elliot e Australia.
Contattiamo i disegnatori, Ludovica Ceregatti e Simone Di Meo, e ci mettiamo al lavoro, incastrando le serie per questa etichetta senza nome tra i lavori ufficiali e pagati. Le incastriamo nel tempo libero, insomma, tra una birra e un omogeneizzato, tra le consegne e i giochi FPS tanto cari a Leo. Le facciamo per divertimento, per raccontare qualcosa di nostro e personale, per fare quei fumetti che ci piacerebbe leggere e, sì, per avere qualcosa con il nostro nome sopra che ci rappresenti al meglio.
Subito dopo tiriamo dentro Francesco Savino, Dario Sicchio e altri collaboratori che non sono stati ancora annunciati nel comunicato di ieri. La costante dei vari progetti è una voglia di raccontare storie di genere, molto pop e con un taglio moderno, tutte in una veste elegante e professionale.
Da amanti della serialità e della diversificazione delle proposte, decidiamo di proporre fumetti sul modello americano, quindi capitoli a cadenza mensile da venti pagine ciascuno, tutti a colori, da pubblicare ogni settimana su di un sito internet comune. Serie “alla Image” o, sia per numero iniziale di proposte che per natura ribelle, una Young Animal tutta italiana, se vogliamo.
Wilder non è un aggregatore di fumetti online, è un’etichetta indipendente vera e propria, dove le proposte sono pensate e curate una alla volta, con una linea editoriale ben precisa, con una veste grafica a comune denominatore di ogni serie. È un’etichetta indipendente che invece di stampare i propri fumetti e di venderli alla Self Area, li carica online e li tratta alla pari di - appunto - serie mensili di quelle che si svelano capitolo dopo capitolo.
Poi c’è stata la scelta del nome.
Che eravamo a fine maggio, in treno verso il BGeek di Bari. Un treno-notte, di quelli con il vagone letto, che per un errore tecnico non aveva i letti, ma solo il vagone, e abbiamo dormito in tre sdraiati su sei sedili, con le vertebre che ora, a distanza di mesi, mi stanno ancora mandando a fare in culo.
Comunque, dicevo, dormivamo sui sedili e pensavamo a un nome, che non ci è venuto, ma neanche per sbaglio. Erano tutti troppo complicati e artificiosi. E abbiamo continuato per due settimane, la sera, a riempire la chat con proposte improponibili e adesivi di Spongebob, con la disperazione che ormai si era trasformata in rassegnazione. Finché non è saltato fuori Wilder.
Che l’ha tirato fuori Leo, e quasi non ci credevamo da quanto suonasse bene e di quanto rappresentasse la nostra idea di fumetto e di libertà creativa.
E poi French ha ideato il logo.
E poi il nostro amico Labba ci ha fatto il sito internet (quello che vedrete tra un mesetto).
E poi altri colleghi ci dicevano di voler collaborare.
E poi tante altre cose, fino al comunicato stampa che abbiamo inviato venerdì, e che voi avete letto ieri, nel giorno dell’indipendenza. Quando Wilder è nata.
E oggi siamo tutti un po’ papà.
(Leo un po’ di più, che è papà per davvero e la notte non dorme.)
Adesso vediamo che succede.
GOMITATA ATOMICA VOLANTE: