Marvel: Ramon Villalobos, Nighthawk e la responsabilità di chi racconta la violenza
Ramon Villalobos, disegnatore di Nighthawk, parla del suo stile e del suo atteggiamento nei confronti di una delle serie Marvel più oscure
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Cosa leggo e guardo quando non sono impegnato a disegnare? Bella e strana domanda, a cui devo pensare un attimo. Quando sono particolarmente sotto alle scadenze, guardo molto Bar da incubo, perché mi risulta famigliare, diciamo. Tanti degli show che preferisco stanno giungendo al termine, purtroppo. A volte guardo Real World Road Rules.
Un sacco di programmi di notizie, visto il periodo e quel che succede in giro; ascolto audiolibri di David Foster Wallace, ultimamente, e i podcast di Sam Seder. Per quanto riguarda le letture, ultimamente ci sono moltissimi manga sul mio comodino: adoro Jiro Taniguchi e leggo Sunny di Taiyo Matsumoto. Pochi comics, ultimamente, perché ho poco tempo.
I due mangaka sono quelli che riesco a seguire e da cui cerco di farmi un po' influenzare. Il fatto è che i giapponesi, nel fumetto, hanno questa capacità di soffermarsi sui singoli momenti che noi Americani non abbiamo. Un comic-book è di venti pagine e costa tot. Per questo cerchiamo di farci stare più storia possibile, mentre nei manga, questa non è una preoccupazione, spesso. Hanno il lusso di poter indugiare che a noi manca.
Nighthawk, ammette Villalobos, è una serie dal ritmo molto elevato, in cui però l'artista cerca di comunicare soprattutto tramite le atmosfere, non le informazioni e gli eventi. Per farlo, utilizza uno stile diverso dal solito, per lui, tendenzialmente fedele alla linea chiara mentre in questo caso ha un tratto molto più pieno di chiaroscuri.
Disegno Chicago come se fosse una città più giovane di quel che è. Per farlo, sono andato a visitarla, nel tentativo di catturare parte dell'energia e dello stile che vi albergano. So di fare diverse cose che non c'entrano molto con lo stile comics, ma del resto sono convinto che questo succeda da sempre e che le nostre abitudini si mescolino con tanti stimoli diversi in maniera sana.
Villalobos non sa se i Chicaguani riconoscano la città in cui vivono nelle sue tavole: non si ritiene così bravo da ottenere questo risultato, pur utilizzando immagini e fotografie nel suo lavoro. Tuttavia è vero che Nighthawk è una serie molto legata alla seconda città degli Stati Uniti, per temi e atmosfere. Un elemento che, secondo il disegnatore, va elencato tra i meriti della sceneggiatura di David Walker.
Mai, prima d'ora, avevo ritratto la violenza in questo modo, così duro e metropolitano, così terra terra. Si tratta di una componente molto interessante, sebbene io non ami disegnare violenza gratuita. Nella nostra storia, però, credo sia estremamente giustificata dalla natura del personaggio e dal suo percorso. Inoltre, sono un fan di MMA e di wrestling, quindi mi diverto a metterli un po' in quel che disegno.
A volte, si riesce a rendere quasi comica la violenza, a rendere divertente un braccio rotto. Ma credo che, nel metterla in mostra, sia importante anche il realismo. Questo non è un fumetto che le sfugge o la disinnesca: i volti soffrono, le vittime sono persone e non passanti senza volto. Il che è una prova di profondità e di carattere per la serie.
Villalobos, pacifista convinto, ha una posizione molto precisa nei confronti della violenza: non va sfuggita, nelle storie, non va disinnescata. Dopotutto, il disegnatore vive nella città di Stockton, uno dei centri in assoluto più colpiti dalla criminalità e dalla violenza di strada e sa bene quanto sia importante affrontare queste questioni con serietà e consapevolezza.
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Fonte: Comicbook.com