Marvel NOW!: Thorne e Randolph presentano il debutto di Mosaic
Khary Randolph e Geoffrey Thorne parlano di Mosaic come di una serie complessa, concentrata su un personaggio dalla morale controversa e realistica
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Thorne - La Marvel ha presentato già altre volte personaggi caduti dal paradiso, per poter raccontare la loro storia mentre imparano che la vita è più soddisfacente quando si usano le proprie capacità per qualcosa che vada oltre l'egoismo personale. Il nucleo del personaggio di Mosaic sta proprio in questo concetto.
Randolph - I migliori protagonisti sono quelli pieni di difetti, da cui prende le mosse il vero dramma. Morris Sackett, un tempo eroe sportivo e oggi Inumano, sarà anche al massimo della propria grandezza fisicamente, ma mentalmente ha ancora parecchio da imparare.
Thorne - Morris dovrebbe essere percepito in modo simile a una persona in carne e ossa. Nonostante l'opinione comune, ben poche persone sono del tutto buone o del tutto cattive. E noi, i lettori, vedremo l'interiorità di Morris tanto quanto lui potrà vedere quella dei corpi che lo ospiteranno.Randolph - Se certamente è sbrigativo e arrogante, scopriremo che c'è molto altro, dentro di lui. Scavando un minimo, i lettori giungeranno a capire come mai si comporta in un certo modo e a provare simpatia per lui. Per citare Zio Ben, da un grande potere derivano grandi responsabilità. Per citare Kanye West, nessun uomo dovrebbe possedere tanto potere.
Thorne - Riassumendo, il potere di Mosaic è quello di prendere possesso di ogni corpo e accedere a ogni aspetto della persona che lo ospita. Mosaic può diventare chiunque, al cento percento. A meno che...
Se Thorne ci lascia curiosi di quale sia questo limite, ne specifica un altro: Morris Sackett non ha un corpo di base che possa chiamare suo ed è costretto a saltare dall'uno all'altro. Una premessa non semplice per uno sceneggiatore che si deve calare in tale condizione esistenziale.
Thorne - Sotto certi aspetti è un personaggio come qualunque altro, ma ci sono caratteristiche che lo rendono unico. Il divertimento di creare nuovi personaggi sta proprio nel cercare di entrare nella loro testa e vivere la loro vita. Io e Morris saremmo opposti speculari e probabilmente ci detesteremmo. Adora essere una celebrità e la cultura del divismo, i suoi valori, che io invece rigetto. All'inizio della storia, è una persona che nemmeno noterebbe uno come me. Ma, scrivendo il suo personaggio, mi sono trovato a essere lui per un breve periodo e a vedere il mondo con i suoi occhi. Ha delle buone ragioni per pensare quel che pensa ed è importante che esse emergano. Credo che le belle storie siano quelle che coinvolgono le personalità.
Questo non è un fumetto sul cattivo della settimana o su Mosaic che viaggia tra i corpi, non è un fumetto strettamente sui superpoteri, che sono la carta con cui confezioniamo il regalo, il nucleo della storia è rappresentato dalla tragedia personale e, a modo suo, dalla fortuna colossale che tocca al protagonista.
Thorne ci tiene a chiarire che Mosaic non sarà una serie pruriginosa o di facile sfruttamento di temi scabrosi. Se certamente Morris userà i propri poteri in modo egoista, a volte, non ci sarà spazio per la faciloneria morbosa, nella sua storia, che racconterà invece la crescita di un personaggio.
Thorne - L'Universo Marvel mi affascina proprio come cosmo narrativo. Come si sente la gente normale a vivere in un mondo in cui Manhattan è attaccata settimanalmente dagli alieni? Deve avere sviluppato un modo decisamente diverso da quello di noi lettori per rapportarsi alle stranezze, all'inverosimile. Anche questo è un aspetto che esploreremo nella serie.
Morris non salterà nei corpi di personaggi già noti in continuazione: quando lo farà non sarà per fare cassa, ma perché avremo qualcosa da raccontare su di lui tramite quel personaggio. E ve ne accorgerete già al termine del primo numero.
Gli Inumani, probabilmente, sanno dell'esistenza di Mosaic, che pure rimarrà, per ora, ai margini degli affari della sua razza. Impalpabile com'è, la sua natura gli consente di esserne coinvolto solo nella misura in cui lui vuole. Sceneggiatore ed artista hanno quindi parlato della genesi visiva del personaggio. Thorne aveva in mente, inizialmente, un essere mostruoso, concetto pian piano raffinato dal confronto con Randolph e l'inchiostratore, Emilio Lopez.
Randolph - Quando abbiamo progettato il personaggio, la prima cosa che ho tenuto presente è il fatto che avrebbe dovuto stare al fianco di mostri sacri come Spider-Man, Cap e Thor, pur avendo un aspetto unico e affascinante. Doveva essere figo!
Ho cercato di tenermi lontano dalle caratteristiche stereotipate classiche del supereroe dei comics. Avevo per le mani un giocatore di basket, atletico e forte, ma anche snello: un Kevin Garnett o un Russell Westbook. L'ho immaginato come sprizzante d'energia, tanto da consumare la propria essenza materiale e da lasciare solo l'ombra di un essere umano, in costante sforzo per mantenere il controllo della propria figura, come rappresentano le fenditure e le crepe nel suo aspetto.
Un dilemma interessante è posto dal fatto che Morris occupi continuamente i corpi di altri esseri umani: il più delle volte lo vedremo con un aspetto che non è affatto il suo. Quindi ho dovuto inventare una serie di indicazioni visive che suggeriscano al lettore dove si trovi, in quale persona, ad ogni scena. Abbiamo studiato una serie di soluzioni che coinvolgono il colore protagonista.
Randolph, che spiega di aver adattato il proprio stile ai temi della storia, dice di utilizzare una linea molto marcata per definire il carattere deciso di Morris e di essersi trovato a realizzare figure umane più snelle di quanto sia abituato. Inoltre, la serie ha radici molto metropolitane e pertanto, visivamente, il suo lavoro si è fatto più ruvido e sporco.
TUTTO SU MOSAIC - LEGGI ANCHE:
Fonte: Marvel