Prez, la recensione
Abbiamo recensito per voi la più politica delle produzioni recenti targate DC Comics: Prez di Mark Russell, Ben Caldwell e Dominike “Domo” Stanton
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Questo l’incipit narrativo alla base di Prez, nuova serie targata DC Comics, nata dalle ceneri del maxi-evento Convergence, che ha potuto giovare degli stimoli creativi offerti dal nuovo corso editoriale DC. Autori di questa sorprendente opera sono lo scrittore Mark Russell e il disegnatore Ben Caldwell che si lanciano in un’attenta e critica analisi della società civile americana e, grazie alla quale, riescono a costruire un futuro immaginario in cui ambientare la storia di Beth. Il domani che ci attende, secondo Russell, è dispotico, governato da lobby e poteri forti, in cui i ricchi hanno implementato il loro controllo e ricchezza, e i poveri sono costretti a lavorare senza alcuna forma di tutela, in cui ogni aspetto del quotidiano, ogni dramma umano viene spettacolarizzato in quel caleidoscopio di luci e colori che sono i reality show. Ancora, le guerre non si combattono più sul campo ma comodamente seduti nel proprio salotto attraverso il joystick di una console da nerd obesi e frustrati. Le paure, le ansie, i vizi e le cattive abitudine che stanno trasformando i nostri giorni prendono forma, corpo e volto dell’amministrazione U.S.A., del Senatore Jay Thorn, o dell’altro candidato alla Casa Bianca Gary Farmer. Se però abbassiamo lo sguardo e proviamo a guardare tra la gente comune assistiamo alla storia di Beth e di suo padre, malato terminale colpito da una rara forma di influenza. Per guarire c’è bisogno di una nanoterapia ma, come spesso accade nel sistema medico americano, non è coperta dall’assicurazione e il suo costo è proibitivo per la famiglia Ross. L’unica speranza è legata alla partecipazione al Rischiatutto Miliardario, reality dove a fronte di un montepremi miliardario si mette in gioco la propria incolumità, se non la vita. Per una serie di eventi che non sveliamo per non privarvi del piacere della lettura, si arriva al momento decisivo delle elezioni, quello delle trattative sottobanco, delle promesse, della compravendita di voti dei deputati, dove a spuntarla è proprio la nostra protagonista.
L’impianto narrativo, dunque, è forte e ricco di spunti, forse troppi e questo rappresenta l’unico neo di questo primo arco narrativo. Troppa roba viene data in pasto ai lettori, siamo travolti da un fiume in piena fatto di informazioni che può creare un senso di stordimento. La storia, dunque, scorre veloce, potente, ricca di particolari volti a creare i presupposti di questo mondo nuovo, non ci sono supereroi ma solo uomini e donne con le loro emozioni, pulsioni, paure e desideri. Accanto a tanta roba va menzionato l’attento e ispirato lavoro al tavolo da disegno del team artistico composto dai disegnatori Ben Caldwell e Dominike “Domo” Stanton, coadiuvati dalle chine di Mark Morales e dai colori di Jeremy Lanson. L’impegno profuso dagli artisti nella creazione di questo futuro è encomiabile e le tante soluzioni adottate sono perfettamente funzionali e credibili. I rappresentanti delle multinazionali hanno tutti il volto ricoperto da un ologramma legato alla propria lobby e questo espediente grafico viene reso alla perfezione da Caldwell che riesce a trasmettere al lettore quella sensazione sempre crescente di algido distacco tra chi governa e chi è governato. Il tratto è fresco e accattivante, aperto verso un pubblico giovanile. La tavola non ha schemi, viene lasciata volutamente libera per consentire ai disegnatori di disporre le vignette assecondando la narrazione, mantenendo sempre alto il livello espressivo e dinamico delle singole immagini.