X-Men: Apocalisse, la recensione
Siamo finalmente riusciti a vedere al cinema X-Men: Apocalisse di Bryan Singer, ed ecco l'impressione che ci ha fatto l'ultimo film dedicato ai mutanti Marvel
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Ma sarà proprio vera quest'ultima affermazione? Sì, è vera. Dalle nebbie della nostra memoria obnubilata scaturiscono dei riferimenti al secondo film della rifondazione/reboot/prequel della saga filmica degli X-Men. Ricordi di Washington, di un Magneto incriminato, di una Mystica diventata eroina di un'intera generazione di giovani cui la genetica ha donato poteri straordinari, causa di odio e diffidenza da parte degli umani, anche se le cose stanno leggermente migliorando e a Westchester un signore non ancora pelato, ma già su sedia a rotelle, ha fondato una scuola per giovani dotati destinata alla notorietà.
Forse avete intuito che il film non ci è piaciuto granché. Ma non è mica colpa nostra: è di Bryan Singer, che confeziona un lungometraggio fatto di tante cose, di tanti personaggi, di tanti temi, senza prendersi il tempo di svilupparli tutti. O almeno quelli giusti. Il peggio è che quelli che sceglie di trattare con un tentativo di approfondimento sono quelli già visti, vecchi, già colonna del mito cinematografico degli X-Men. Non proprio una strategia che potesse coinvolgerci. Come poco ci coinvolge la quasi totalità del film che è condotto soprattutto da trovate narrative mediamente scontate e da dialoghi che sfidiamo chiunque a trovare originali. Personaggi con potenziale enorme, un casting che rasenta la perfezione (anche se Sansa Stark nei pani di Jean conferma di avere un carisma decisamente sotto la media), un cattivo più convincente del previsto per minaccia e caratterizzazione, la consueta chimica tra i personaggi già noti e che X-Men: L'Inizio ci ha insegnato ad apprezzare. Il tutto al servizio di una storia che non prende mai, che tiene un ritmo talmente basso nella sua prima metà da rischiare di scoraggiare i meno convinti, che si conclude in odore di luogo comune confusionario e che pone le basi, probabilmente, di una storia già raccontata in X-Men: Conflitto Finale.
Commento finale al film? Decisamente un passo indietro rispetto a Giorni di un Futuro Passato. La sensazione è che i difetti di quel film siano stati abbracciati ed amplificati, invece che dimenticati e abbandonati alle necessità di una sostanziale bonifica delle storyline. Quanto di buono c'era in X-Men: Apocalisse, si perde nella nebbia.