Mighty Morphin Power Rangers: Pink #1, la recensione

Abbiamo recensito per voi Mighty Morphin Power Rangers: Pink #1, albo d'esordio della miniserie dedicata a Kimberly Hart, il Pink Ranger!

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Ultimamente sono rimasto deluso dal restyling a cui sono stati sottoposti i personaggi dei cartoni animati protagonisti del nuovo universo a fumetti Hanna-Barbera Beyond, che per ora ci ha proposto i mediocri esordi di Future Quest e Scooby Apocalypse. Sfruttare l'elemento nostalgia può rivelarsi un'arma a doppio taglio, anche con autori di primo livello come quelli messi in campo dalla DC Comics, se non si riesce a trovare il perfetto equilibrio tra innovazione e rispetto delle atmosfere tradizionali. Inoltre, bisogna tenere conto del cambio di target, visto che prodotti televisivi destinati a un pubblico infantile cercano di catturare anche lettori più cresciuti, idealmente gli stessi fan che circa una ventina di anni fa seguivano sul piccolo schermo le avventure dei loro beniamini, ritrovandoli ora sulla carta stampata. Non è un impresa facile riuscire a conquistare chi ricorda con affetto una serie televisiva, spesso idealizzandola e dimenticandone i difetti che da bambino non coglieva nemmeno, trascinato dall'entusiasmo e con un occhio critico decisamente meno severo di quello odierno.

Il telefilm dei Power Rangers rientra sicuramente in questa descrizione, visto che era un prodotto commerciale in grado di conquistare i giovani spettatori degli anni '90, ma che di certo non brillava per sceneggiature eccelse o effetti speciali di alta qualità. Il rischio di un fumetto dallo scarso appeal era elevato; invece, qualche mese fa, Mighty Morphin Power Rangers #1 si è rivelato una piacevole sorpresa. L'imminente spin-off dedicato a Kimberly Hart sembrava essere una miniserie proposta con tempi affrettati, prima che la serie principale riuscisse ad affermarsi, difficilmente in grado di proporre qualcosa di nuovo, ma ho constatato con grande stupore quanto i miei timori fossero infondati, dato che Mighty Morphin Power Rangers: Pink #1 è un albo ancor più interessante.

Kimberly è stato il primo amore di molti ragazzini, ma questo non è sufficiente a renderla protagonista di un progetto in solitaria (idea abbastanza coraggiosa). Ma gli autori sono riusciti a trovare il modo migliore per sviluppare questo spunto, rendendola un'eroina in grado di difendersi da sola, sfruttando le sue doti atletiche e un'arco rosa dalle forme moderne. La trama comincia subito dopo l'abbandono dei Power Rangers da parte della ragazza, intenzionata a dedicarsi alla carriera da ginnasta; è una scelta vincente che prende le distanze dalla serie a fumetti principale, rinunciando alla contemporaneità degli eventi e preferendo sfruttare un altro momento della continuity del telefilm, ritenuto quello con più potenzialità per valorizzare il personaggio. Kimberly sembra una sorta di Buffy alle prese con mostri verdi della laguna, le uniche creature che popolano un villaggio francese dove la ragazza contava di poter riabbracciare i suoi genitori, di cui però non v'è traccia alcuna.

Brenden FletcherKelly Thompson gestiscono i dialoghi e il ritmo della narrazione con uno stile fresco e avvincente in grado di catturare il lettore. Anche se il resto della squadra è (per ora?) lasciato fuori da questa avventura in solitaria, non si ha la sensazione che manchi qualcosa, anzi, ci si affeziona rapidamente alla Kimberly in borghese, al punto che quasi sembra superflua la sua trasformazione nel Pink Ranger. Le tavole di Daniele Di Nicuolo hanno uno stile efficace e una forte dinamicità nelle scene d'azione; un plauso in particolare all'espressività della protagonista, ben caratterizzata e senza alcun vincolo di ricalcare le fattezze dell'attrice originale, Amy Jo Johnson.

Un ottimo albo d'esordio che conferma l'efficacia dell'universo a fumetti dei Power Rangers, in grado di sfruttare in modo originale la continuity pre-esistente. In particolare Pink #1 è divertente, ha scene inquietanti, riporta in scena qualche volto noto ai fan del telefilm e si interrompe lasciando nel lettore la curiosità di vedere come proseguirà la vicenda. Niente male per quello che all'apparenza poteva essere bollato come uno spin-off di serie B, e che invece si classifica come un nuovo importante tassello di una realtà fumettistica prodotta dai BOOM! Studios che merita parecchia attenzione.

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