Marvel, Civil War II: Matthew Rosenberg e il cammino di Kingpin per tornare al vertice
L'autore di Civil War II: Kingpin parla del suo amore per il personaggio e ci regala qualche particolare di trama sul percorso di Wilson Fisk
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Fisk non è un pazzo o un maniaco che vuole conquistare il mondo, bensì un uomo d'affari e un opportunista. Semplicemente, ha uno schema morale decisamente diverso dalla media. Se alcuni sfruttano la situazione tra gli eroi per progetti di dominio planetario, Fisk vuole solo riguadagnare il suo territorio, mentre gente come Spider-Man e Daredevil è impegnata. Sono convinto che Kingpin cerchi pace nel proprio cuore, in realtà, e che pensi di poterla assicurare meglio di quanto facciano gli eroi.
L'occasione di rinascere gli viene data da un uomo che permette di operare stando al di sotto dei radar. Si tratta dell'opportunità perfetta per uno come lui, come Osborn, o il Teschio Rosso. Fisk vuole operare dietro le quinte. mentre nessuno pone attenzione. L'uomo in questione si chiama Janus, un criminale da quattro soldi colpito dalle Nebbie Terrigene in possesso di uno specifico set di abilità che Kingpin può sfruttare a proprio vantaggio.
Janus è un criminale quasi riluttante, un uomo che fa semplicemente quel che deve per sopravvivere. Fisk, forse a torto, si identifica con lui, forse sbagliando, e finisce per considerarlo come il proprio braccio destro. Ma in realtà ci sono differenze sottili e meno sottili che si presenteranno ben presto.
Rosenberg considera i supercriminali il punto focale che permette ai lettori di giudicare l'operato degli eroi, poiché sono l'elemento che li definisce in maniera inequivocabile. All'interno di un evento come Civil War II, il punto di vista di un cattivo diventa importantissimo e guardarlo operare in questa area grigia e in una situazione in cui non ci sono confini morali ben definiti, diventa una sorta di studio sulla moralità del mondo. Sia le questioni personali che quelle etiche vengono presentate nella miniserie.
Nello specifico, la nostra storia ha una prospettiva molto terra terra, a livello strada, e avviene nei bar e nei vicoli della mala di New York, in un periodo in cui nessuno guarda quello che succede. Gli eroi ci passano attraverso, ma non è la loro storia. Qui vediamo l'altra metà del cielo. Se state leggendo la miniserie principale [Civil War II di Brian Bendis e David Marquez - NdR], state assistendo a una storia che lascia volutamente molti vuoti da riempire e questo è il lavoro di fumetti come il mio. Se non la state leggendo, potete comunque godervi il nostro racconto.
Devo essere onesto: Bendis e Brubaker mi hanno lasciato a bocca aperta. Il primo mi ha fatto venir voglia di trattare il personaggio e il secondo mi ha impressionato a tal punto da farmi quasi rinunciare. Confrontarmi con loro è sia una sfida stimolante che una prospettiva preoccupante. Credo che le loro run siano tra i migliori fumetti mai scritti. Prendono delle grandi storie e riescono a renderle personali, emotive, brutali, intelligenti. Non so cosa ci fosse nell'acqua che si beveva alla Marvel, durante i loro archi narrativi, ma ne vorrei un po' anche io.
La mia speranza? Semplice. Rendere Kingpin il personaggio più popolare della storia della Marvel. Spero che, ogni ragazzino voglia leggere i suoi fumetti, che si faccia un musical su di lui, che ci sia un suo pallone alla parata del Giorno del Ringraziamento, che gli dedichino una statua a Central Park. Oppure, che la sua storia faccia divertire i lettori e che qualcuno in più si innamori del miglior cattivo Marvel di sempre. Mi accontenterei sia dell'una che dell'altra evenienza.
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Fonte: Newsarama