Marvel: Tom Brevoort e il fattore emotivo nel caso Capitan America
Brevoort commenta le reazioni alle notizie su Capitan America e tenta di analizzare i meccanismi psicologici del pubblico in occasione dei grandi stravolgimenti...
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Dopo aver sostanzialmente ripetuto i paragoni con le situazioni che si sono prodotte con la storia di Rick Remender che fu accusata (a torto) di mostrare una scena di sesso con minorenni, protagonista Sam Wilson, oltre che con l'annuncio della morte di Cap al termine di Civil War, Brevoort è tornato a descrivere come interessata a creare polemica la gran parte della stampa generalista, che ha dato la notizia del voltafaccia di Steve Rogers sapendo di creare potenziale indignazione, data l'attenzione che attrae l'eroe a Stelle e Strisce.
Devo dire che probabilmente sono più facile da convincere oggi, rispetto a quindici anni fa. Sono più flessibile, rispetto all'epoca, e non intendo specificamente riguardo a questa storia. Ho raccontato più volte, in occasione dell'uscita di Captain America: Civil War, che un anno o due prima che Brubaker venisse da noi con l'idea di Winter Soldier, c'era un altro team creativo che proponeva di riportare indietro Bucky. Ed io respinsi la proposta all'istante.
Pensavo che fosse terribile e che non avrebbe mai funzionato, ma Joe Quesada apprezzò la cosa. Non ricordo se la sua approvazione fosse per il soggetto intero che ci era stato sottoposto, né quanto fosse dettagliato. Fatto sta che iniziammo a parlare della cosa e, man mano che dibattevamo, le nostre voci che si alzavano progressivamente di volume. Non in maniera rabbiosa, ma ricordo che finimmo per gridarci in faccia, con passione, sostenendo le rispettive posizioni. Alla fine, la storia non fu sviluppata.
Quando Ed Brubaker venne da noi con un'idea simile, mi trovai di fronte a due possibilità: iniziare sin da subito a gridare in faccia a Quesada o cercare di fare in modo che l'idea desse vita a una storia funzionante. Mandai a Ed una mail con circa quindici obiezioni che avrei avuto, da lettore, di fronte a un arco narrativo come quello che proponeva. Erano richieste di precisazione, di spiegazione di come alcuni eventi fossero giustificati, riguardo al modo in cui una scoperta del genere avrebbe influenzato Cap e la sua identità. Ed mi spiegò per filo e per segno da dove partiva e dove voleva arrivare e mi convinse a dare l'okay. Quello, per me, fu un punto di svolta.[caption id="attachment_112505" align="alignleft" width="194"] Captain America: Steve Rogers #1, anteprima 01[/caption]
La gente tende a preoccuparsi per i nostri personaggi, a sentirli vicini. Ci tengono davvero e li accolgono nel loro cuore in maniera seria. Ovviamente, lo facciamo anche noi editor, ma per i fan avviene molto più profondamente e con una risposta emotiva più forte. Quando si cambia qualcosa di importante dei personaggi che amano, alcuni vivono male questa evenienza e sono preoccupati per quel che può accadere. C'erano lettori terrorizzati dall'intera idea dietro a Superior Spider-Man, dalla morte di Peter e dal possesso del suo corpo da parte di Otto Octavius, e si parlava di evenienze terribili, stupri ai danni di Mary Jane e sesso non consensuale. La storia non proponeva niente di simile e ciò che rimase era la preoccupazione dei fan per il destino di Peter.
Quando l'arco narrativo stava finendo e alla sua conclusione, improvvisamente la gente ha realizzato di essere stata trascinata in un viaggio emozionante, una storia avvincente e nient'altro. In parte perché, ora che ne conoscevano il finale, non avevano più motivo di esserne terrorizzati. Io non penso che la gente abbia sete di spoiler, che voglia sapere in anticipo come finirà il film che stanno vedendo, il romanzo che stanno leggendo. Credo che sia un facile e fallace argomento che portano quelli che rovinano le storie alla gente. Tuttavia, c'è un fondo di verità: a volte le persone sono talmente coinvolte emotivamente dall'inaspettato che non riescono a godersi la storia che hanno davanti agli occhi finché non sono giunte alla conclusione.
Ecco perché, se certamente dovrebbero darsi una calmata e ricordare che questi non sono altro che fumetti di supereroi, per quanto belli, intelligenti e importanti, sono felice di vedere queste dimostrazioni di coinvolgimento. Non vorremo mai raccontare qualcosa alla gente e vederla fare cinicamente spallucce, perché tanto ogni soluzione è solo temporanea. Questa disillusione non aiuta proprio nessuno. Sono invece contento di vedere i fan coinvolti emotivamente, vivere le storie assieme ai personaggi, trascinati dalla sospensione dell'incredulità.
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Fonte: Comic Book Resources