Marvel, Capitan America: Jesus Saiz e la sua personale visione di Steve Rogers
Steve Rogers torna, ringiovanito, nei panni di Capitan America e la Marvel dà voce al disegnatore della serie a lui dedicata: Jesus Saiz
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
[caption id="attachment_110078" align="alignright" width="195"] FCDB Captain America #1, copertina di Jesus Saiz[/caption]
A essere onesti, all'inizio non avevo realizzato il privilegio che mi spettava: disegnare un fumetto su Steve Rogers proprio nell'anno del suo settantacinquesimo compleanno editoriale. Non avevo ancora lavorato per la Marvel e non sapevo nemmeno della ricorrenza. Figurarsi avere contezza dell'importanza di questo titolo e dell'attenzione che avrebbe generato.
Quando poi mi sono reso conto, ammetto di esserne rimasto davvero intimidito e per un attimo ho pensato che sarebbe stato il caso, al mio esordio con la Casa delle Idee, di lavorare su un titolo meno impegnativo. Poi sono subentrate l'emozione e il senso di riconoscenza per questa occasione che mi è stata concessa e con esse l'ansia, la voglia di scoprire quali saranno le reazioni del pubblico al mio lavoro.La mia idea è che Capitan America abbia il dovere di apparire come un esempio di perfezione fisica, come l'Uomo Vitruviano di Leonardo, l'assoluta metafora visiva dell'eroismo. La sua sola presenza deve risultare d'ispirazione e portare speranza nel cuore di chi lo vede, per questo lo ritraggo così.
Nick Spencer, però, mi ha chiesto di renderlo più aggressivo nelle scene d'azione, più minaccioso e preoccupato di attaccare che di difendere, in qualche modo meno elegante di quanto siamo abituati a vederlo e di quel che ci aspettiamo in genere da Steve. La storia che c'è alle spalle di questo atteggiamento è meravigliosa!L'Hydra si è riorganizzata, ultimamente, risorta quasi da zero, partendo da nuove reclute e da uno strano mix di personaggi ai margini della società, piccoli criminali e neonazisti reietti. Nel primo numero c'è un fantastico capitolo in cui seguiamo la biografia di uno di questi soldati e vediamo cosa lo porta ad arruolarsi. Visivamente sono molto quotidiani, una semplice banda di scagnozzi, senza le loro storiche uniformi.
In genere, a meno che non mi venga richiesto, cerco di non cambiare mai l'aspetto classico dei personaggi, perché voglio essere del tutto rispettoso della continuity dei fumetti che mi precedono. Nonostante questo, penso che nessun artista possa evitare di lasciare il proprio marchio e interpretare tramite la sua sensibilità il design dei singoli eroi, spesso in maniera nemmeno cosciente.
Lavorare con Nick Spencer è un'esperienza grandiosa, perché i suoi script sono molto densi di particolari, cosa che in qualche modo rende il lavoro più complesso. Ogni scena è ricca di personaggi e spesso quel che succede sullo sfondo è tanto importante quanto gli eventi del proscenio. Comporre assieme così tanti elementi sulla pagina o nella singola vignetta è faticoso, ma anche una grande soddisfazione. Non cambierei mai una virgola delle sceneggiature di Nick, perché sono davvero perfette così come sono.
La cosa che più mi piace di lui è il modo in cui riesce a definire i personaggi tramite i dialoghi. Rende il mio compito più semplice quando si tratta di restituire il linguaggio del corpo e la mimica di ognuno. Cosa molto utile, perché molti di loro non mi sono familiari. Ma Nick li descrive così bene da farmeli percepire all'istante, come se fossero persone reali. La gente sarà entusiasta del suo lavoro. Certamente ha conquistato me.
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Fonte: Marvel