Star Wars Special: C-3PO, la recensione

La storia del braccio rosso sfoggiato da C-3PO ne Il Risveglio della Forza: un racconto sorprendentemente triste, riflessivo e affascinante

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Ammettiamolo: tra i tanti misteri che circondano Episodio VII: Il Risveglio della Forza, quello del braccio rosso di C-3PO difficilmente starebbe ai piani alti della lista di quelli che vorremmo vedere spiegati e risolti. C’è anzi chi lo ha bollato come un semplice stratagemma commerciale per vendere i suoi pupazzetti “ricolorati”, e indubbiamente nell’economia del film il nostro povero droide protocollare fa poco altro che sottolineare la presenza del suo braccio rosso. Poco a cui aggrapparsi in termini di sviluppo e caratterizzazione del personaggio!

Giunge in soccorso di C-3PO, tristemente relegato a ruolo di semi-comparsa, il team creativo di James Robinson e Tony Harris, che creano una storia che ruota sia attorno alla nostra “ferraglia dorata” preferita che alla sua enigmatica sostituzione dell’arto, presentata nello Star Wars Special: C-3PO, un albo dalla genesi sofferta, più volte annunciato e rimandato nell’arco dei mesi precedenti, e che ha visto la luce in questi giorni per la serie di albi stellari realizzati dalla Marvel.

Va subito detto che la storia realizzata da Robinson e Harris è spiazzante. Innanzitutto fa uno strano effetto vedere C-3PO in azione senza la sua controparte di mille avventure, R2-D2, ma si sa: gli eventi di Episodio VII hanno decretato che i due non agiscano più assieme da ormai molti anni, e così ci troviamo a leggere un’avventura di C-3PO in solitario, una prima caratteristica che già tinge la storia di un vago sostrato di malinconia e nostalgia.

E questo non è che l’inizio: per quanto sia difficile da credere, la storia di C-3PO è una storia cupa, oscura, a tratti anche angosciante. Siamo lontani anni luce dai fumetti della Dark Horse in cui i droidi svolgevano il loro essenziale ruolo di spalle comiche o momenti di alleggerimento. Nulla di tutto questo: anzi, la storia si svolge dall’inizio alla fine senza che nemmeno una singola battuta o un momento comico giunga ad allietare o ad alleggerire l’atmosfera, cosa che perfino le controparti “umane” di C-3PO, dai classici Luke e Han fino ai più recenti Poe, Finn e Rey, hanno saputo concedersi almeno in minima parte.

L’antefatto: una nave della Resistenza è in rotta per scortare un droide del Primo Ordine fino a una base della Resistenza. Il droide contiene le informazioni necessarie per salvare l’Ammiraglio Ackbar, catturato dalle forze del Primo Ordine, e il tempismo è essenziale. Ma un’avaria fa precipitare la nave su un pianeta primordiale e stermina tutti gli organici di bordo. E così, in uno scenario che sembra uscito dritto da Alien 3 piuttosto che da Star Wars, lo sparuto gruppetto di droidi sopravvissuti inizia la lunga marcia verso la sopravvivenza nel tentativo di raggiungere il punto di soccorso.

Durante il viaggio c’è tempo per conoscere le “personalità” (ma forse è una parola grossa) dei vari droidi sopravvissuti, e soprattutto c’è l’occasione di conoscere le loro riflessioni in una situazione in cui, per la prima volta, si ritrovano completamente privati e isolati da ogni contatto con i loro padroni umani,  sfiorando temi e problematiche che - osiamo dirlo? - hanno un vago sapore asimoviano.

Il viaggio è disperato e farà scempio del gruppo, al punto che il nostro droide sarà l’unico a uscirne “vivo”. Il famigerato braccio rosso altro non sarà che tutto ciò che rimane del penultimo droide sopravvissuto, che a dispetto di ogni programmazione, logica e imposizione meccanica, deciderà di immolarsi per consentire all’altro di sopravvivere.

C’è molto di più dei semplici fatti narrati in questa breve sinossi nello speciale di C-3PO, dai disegni di Harris, a volte surreali e allucinati, eppure adatti all’atmosfera da incubo in cui il piccolo equipaggio di droidi si ritrova immerso, ai testi ragionati e amletici dei droidi che si ritrovano a interrogarsi sul senso dell’esistenza e del significato delle loro azioni, in modo così lontano eppure così vicino alle loro controparti umane. La competizione è molto dura, ma in maniera del tutto inaspettata, C-3PO rischia di essere uno dei migliori fumetti di Star Wars prodotti nell’anno in corso. Si arriva in fondo alla storia confusi e un po’ stupefatti di avere assistito a una piccola tragedia con uno dei personaggi più comici della saga come protagonista, e a Robinson va il plauso di avere avuto il coraggio e l’inventiva di realizzare una storia tragica incentrata su C-3PO. Come direbbe il diretto interessato... “Io... non sapevo di avere questo dono!”

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