Naruto 72, la recensione
Abbiamo recensito per voi l'ultimo capitolo della lunghissima saga di Naruto, edito da Planet Manga
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Quanto abbiamo aspettato spasmodicamente e al contempo temuto questo momento? Non accade sempre così, quando un'opera che ci ha appassionato intensamente giunge al termine? Siamo impazienti di conoscerne la conclusione e al contempo costernati nel dover porgere il proprio commiato e salutare personaggi che sono entrati a far parte della nostra quotidianità, che percepiamo ormai come nostri amici.
È questo il messaggio del capolavoro di Masashi Kishimoto, che conclude l'ultimo capitolo di un successo difficilmente eguagliabile qui in Italia. Il suo è un richiamo a chi ci sostituirà e prenderà il nostro posto, ripercorrendo magari in maniera diversa e innovativa il nostro cammino esistenziale, compiendo altri errori, conquistando altre mete.
In gioco ci sono la sua concezione di hokage e quella del protagonista, antitetiche, inconciliabili. Unica è la soluzione: uno scontro mortale tra i due ex compagni, cresciuti insieme a Sakura nell'accademia ninja. Il duello sarà all'ultimo sangue, fino allo stremo delle forze, ognuno secondo il proprio credo, il personale rapporto e utilizzo dei mitici cercoteri.
Nell'episodio finale di Naruto emerge uno degli elementi fondanti di questa fantastica saga, un'amicizia inscindibile che può esistere anche attraverso una leale rivalità. È un messaggio potentissimo, perché si può essere avversari, avere principi e valori diversi, ma non per questo non amarsi e rispettarsi sopra ogni cosa.
Kishimoto ce lo racconta a modo suo, con l'energia esplosiva, la magmatica plasticità delle sue tavole. Il suo fumetto è un manuale di arte sequenziale, che ha fatto e farà scuola in Giappone e nel resto del mondo.