Chrono Star Wars #46: The Bounty Hunters
Star Wars: Bounty Hunters, un’antologia molto generica che raccoglie quattro racconti minori a tema “feccia”, ma che nasconde anche una o due perle
Raccolta di 4 numeri
Autori: Vari
Colori: Vari
Copertine: Vari
Così come fece la Dark Horse al momento di concepire il trade paperback di Bounty Hunters, nemmeno noi cercheremo di trovare con troppa convinzione un filo conduttore che colleghi tra loro le quattro storie che compongono la raccolta in questione.
Il titolo/ombrello di Bounty Hunters ha più lo scopo pratico di riunire in un unico volume quelli che erano quattro one-shot completamente scollegati e diversificati tra loro, vuoi per i protagonisti, vuoi per i periodi temporali, vuoi per i temi trattati.
Il filo conduttore dei cacciatori di taglie è in effetti il minimo comune denominatore che può legare le quattro storie in questione, ma come storie separate vanno considerate a tutti gli effetti, e questo è quello che faremo anche noi nell’esaminarle.
Aurra Sing
In questa prima storia, completamente realizzata e illustrata da Timothy Thruman, la star è la cacciatrice di taglie Aurra Sing, personaggio su cui vale forse la pena di spendere due parole di presentazione.
Nonostante compaia per pochissimi secondi in Episodio I (la si vede affacciarsi da un parapetto in pietra durante la corsa dei podracers), nel vecchio Universo Espanso si avevano per lei grandi progetti, destinati probabilmente a farne un’icona cult al pari dell’inossidabile Boba Fett, anche in previsione di un suo ventilato ruolo più importante negli episodi successivi che poi non si sarebbe mai concretizzato (è possibile che il suo ruolo fosse quello che poi fu svolto dalla cacciatrice Zam Wesell ne L’Attacco dei Cloni).
Fatto sta che negli anni tra il 1999 e il 2002 Aurra Sing era ovunque nei fumetti e nei romanzi, ed era stata dotata di un background che grondava oscurità e cattiveria: promettente discepola Jedi ai piedi di una discussa maestra, la “Donna in Nero” (altra creazione dell’universo fumettistico), aveva poi ceduto al richiamo del lato oscuro, dedicandosi alla proficua e pragmatica carriera della cacciatrice di taglie, ma privilegiando soprattutto gli incarichi che vedevano i Jedi con i bersagli.
Armata della sua vecchia spada laser ma anche di un arsenale tradizionale micidiale e potenziata da impianti cyborg tanto per non farsi mancare nulla, è forse l’incarnazione più trash dei personaggi “overpowered” che in epoca dei prequel andavano per la maggiore (almeno fino all’arrivo di Durge, ma quella è un’altra storia!). L’albo in questione ci narra una delle missioni di caccia della Sing, che naturalmente si dimostra più astuta e spietata del Jedi a cui dà la caccia.
Sebbene la caccia ai “doppelganger” di cui il Jedi farebbe uso per proteggersi sia piacevole a livello di azione, la Sing ne emerge come un personaggio monocorde e un po’ ringhiante, e in assenza di uno sviluppo del personaggio che non venne mai, il racconto lascia il tempo che trova.
Kenix Kil
Avanzamento veloce sulla linea temporale per spostarci a molti anni dopo il Ritorno dello Jedi per la seconda storia dell’antologia, per mostrarci quello che non è altro che un fill-in.
Siamo a metà strada tra il primo e il secondo ciclo di Crimson Empire, e il team di Randy Stradley e Javier Saltares è chiamato a raccontarci in che modo l’ultima guardia reale dell’Imperatore, Kir Kanos, protagonista dei suddetti cicli, si è creato l’identità fittizia del cacciatore di taglie Kenix Kil, che userà nel secondo capitolo della saga che lo vede come protagonista.
Non perdiamo troppo tempo su quello che è il capitolo più debole dell’antologia: aggiunge poco o nulla al personaggio già fin troppo monolitico di Kanos e la nascita della sua identità fittizia come cacciatore di taglie è difficilmente un interrogativo su cui un ampio parco di lettori sentiva la necessità di fare luce.
Scoundrel’s Wages
È quasi seccante ribadire quello che ormai è un luogo comune abusato, ma le cose migliorano di molto quando ci si sposta nel periodo della trilogia classica.
Scoundrel’s Wages è una storia molto divertente e frizzante ambientata negli anni della guerra civile contro l’Impero, anche perché fa uso di un personaggio quasi mai utilizzato negli anni di gestione Dark Horse, vale a dire Lando Calrissian: contro di lui un terzetto di cacciatori di taglie dell’epoca classica, Dengar, 4-LOM e Bossk.
Sebbene il pretesto iniziale sia una consueta caccia all’uomo (i tre cacciatori sono sulle tracce del “proprietario del Millennium Falcon”, ignari di dare la caccia a quello vecchio anziché quello attuale), l’arguzia e l’ingegno di Calrissian trasformano presto la storia in una divertente truffa in cui nulla è quello che sembra.
Un uso intelligente e brioso del personaggio da parte di Mark Schultz e Mel Rubi che precede di molti anni quello che proprio in questi mesi Charles Soule ha messo in scena nella sua miniserie realizzata per la Marvel.
Boba Fett: Twin Engines of Destruction
Per l’ultimo capitolo, anch’esso molto valido, servirà una piccola lezione di preistoria editoriale. Correva l’anno 1987 quando la West End Games ottenne dalla Lucasfilm la licenza per produrre una collana di giochi di ruolo dedicati a Star Wars.
Incerta sulla possibilità o meno di usare i pezzi grossi della saga nelle sue avventure, optò per la prudenza e nella sua prima pubblicazione, l’avventura Tatooine Manhunt, inventò la figura di Jodo Kast, cacciatore di taglie arrivista che sfruttava l’armatura mandaloriana in suo possesso per spacciarsi per Boba Fett e accaparrarsi gli incarichi più lucrosi.
Il personaggio, poco più di uno stratagemma per consentire ai giocatori di menare le mani con un simil-Boba, rimase a fluttuare nel limbo per diversi anni, finché Andy Mangels e John Nadeau non decisero di risolvere il “dangler” portando Kast faccia a faccia col suo collega più famoso.
Siamo negli anni successivi a Jedi e Fett, appena sfuggito alle viscere del Sarlacc, decide di regolare i conti partendo dall’impostore che si spaccia per lui. La storia è notevole sia per il meccanismo di vendetta che Fett mette in atto ai danni del rivale, sia per il fatto che fa luce sotto molti aspetti della fuga di Fett dal Sarlacc, mostrando il personaggio in vari e rari momenti di introspezione ed esame ravvicinato che non lo rendono però meno misterioso e spietato, ma anzi ne amplificano i tratti più interessanti. Forse il racconto più avvincente dell’antologia.
Equilibrio della Forza
Lato Chiaro
Due buone storie, una mediocre e una poco riuscita. Il bilancio pende decisamente a favore dell’antologia, e i capitoli su Lando e Fett valgono da soli la lettura e/o l’acquisto.
Lato Oscuro
Da ignorare le pagine dedicate a Kenix Kil. La stessa struttura dell’antologia, poi, come si diceva in apertura, è poco più un pretesto per mettere assieme quattro racconti che non hanno davvero nessun elemento pratico a collegarli, ma sapendo in anticipo a cosa si va incontro, è un difetto aggirabile.
Giudizio finale
Un titolo destinato agli appassionati duri e puri dei personaggi coinvolti o ai collezionisti all’ultimo stadio. Twin Engines of Destruction è a detta di molti una delle migliori storie brevi a fumetti dell’universo post-Jedi, ma gli interessati potrebbero limitarsi a reperire il singolo one-shot; gli altri tre capitoli, pur se in vari gradi di qualità, sono storie di rilevanza trascurabile.
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Si ringrazia lo Star Wars Club Perugia per la collaborazione