Star Wars: Vader Down #1, la recensione

Un esordio imponente per il primo crossover Star Wars targato Marvel: Vader Down parte con energia e dispone le pedine per uno scontro epico

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Dal punto di vista puramente editoriale, Vader Down potrebbe essere catalogato tutt’al più come un mini-evento: un albo one-shot iniziale che dà il via ai cinque capitoli del crossover, che coinvolgono “solo” due testate, Star Wars e Darth Vader. Di fronte a un evento come Secret Wars, con i suoi nove capitoli della trama portante e le sue decine di miniserie ancillari, si potrebbe avere l’impressione di trovarsi di fronte a un peso piuma. Ma come insegna Yoda, “le dimensioni non contano”: ancora una volta la macchina da guerra della Marvel ha lavorato a dovere, facendo crescere le aspettative che ruotavano attorno a questo evento fino a fare di Vader Down un piccolo fenomeno mediatico, che sulla falsariga dello storico esordio di Star Wars #1, avvenuto l’anno scorso di quest’epoca, ha di nuovo fatto registrare vendite record e fermento nel parco dei lettori e degli appassionati.

Lo spunto che dà il via alla vicenda è arcinoto, ma varrà la pena di riepilogarlo: impegnato in una delle tante missioni segrete che sta svolgendo al di fuori delle sue mansioni ufficiali Imperiali per riconquistare il potere perduto dopo la debacle di Yavin, Vader si imbatte in una massiccia squadriglia di caccia Ribelli che riesce a fare l’impensabile: abbattere il caccia TIE Advanced dell’Oscuro Signore e bloccarlo nel pianeta sottostante, sotto il controllo della Ribellione. Ne nasce una forsennata caccia all’uomo in cui i Ribelli tentano in tutti i modi di completare l’opera ed eliminare l’agente più pericoloso dell’Imperatore, mentre Vader si prepara a resistere da solo, privato delle risorse e dei mezzi dell’Impero che è solito comandare.

A narrare l’incipit della vicenda è Jason Aaron, già autore della serie di Star Wars regolare, coadiuvato da Mike Deodato Jr alle matite. Per i capitoli successivi, Aaron si alternerà con Kieron Gillen, autore della serie regolare di Darth Vader, e con i disegnatori delle rispettive serie coinvolte. Inizieremo subito col dire che Vader Down #1 funziona molto bene: nella migliore tradizione di Star Wars, la trama è essenziale, immediata e sotto certi aspetti perfino archetipale, ma poste le basi essenziali per dare al lettore le coordinate di ingaggio, riesce comunque a essere fresca e accattivante nei suoi sviluppi. Ogni lettore che non sia un completo ingenuo sa bene che la caccia a Vader è destinata a fallire e che la Ribellione non potrà reclamare la testa dell’oscuro signore tra i suoi trofei, ma lo “spettacolo” allestito da Aaron e compagni è sufficientemente accattivante da rendere interessante il viaggio più che la destinazione: una royal rumble che veda coinvolti tutti i personaggi di spicco nella saga classica in una sequenza di scontri diretti e personali è un piatto molto succulento, e gli autori si assicurano di ottenere il massimo da questa situazione in termini di azione, epica e colpi di scena. Molto azzeccate anche le tavole di Deodato Jr, che specialmente nello scontro spaziale iniziale rende in modo asciutto e maestoso la violenza e l’unicità della battaglia che coinvolge Vader e gli squadroni di caccia Ribelli.

Funziona tutto a meraviglia in Vader Down? In teoria sì, anche se la sua natura di crossover finisce per mettere in evidenza un problema minore che da qualche numero sta insidiando il nuovo universo fumettistico starwarsiano, e nella fattispecie quello che riguarda i comprimari della serie Darth Vader. Non era facile creare dei personaggi originali che potessero fungere da spalla in modo efficace per l’oscuro signore, ma Gillen, con l’invenzione di Aphra e dei suoi droidi, sembrava essere riuscito nell’impresa. Dopo un esordio scoppiettante e l’intuizione creativa originale, tuttavia, negli ultimi numeri della serie dedicata a Vader questi personaggi hanno iniziato rapidamente a mostrare la corda, ripetendo all’infinito l’unica nota che sembrano saper suonare: l’atteggiamento cinico/disilluso/sarcastico da parte di Aphra, le battute a tema omicida da parte dei suoi droidi. Un po’ poco a cui attaccarsi, e questo limite emerge in maniera più netta nel confronto che si profila in Vader Down e che coinvolgerà anche questi personaggi. In un confronto diretto con una gestione dei personaggi classici cinematografici pressoché impeccabile, le nuove creazioni emergono in modo più ingeneroso come limitate, e questo è un peccato. Anzi, potrebbe essere sintomo dell’unico vero problema riscontrabile nell’attuale universo fumettistico starwarsiano: in un confronto che ha visto la Marvel vincere pressoché su tutti i fronti, dalle trame alla scelta degli argomenti delle serie, dai disegni alla qualità delle storie, sulla creazione dei personaggi originali, la bilancia sembra pendere ancora a favore della Dark Horse: dopo un anno ricco di storie, duole dire che ancora non sono emerse figure in grado di reggere il confronto con un Principe Xizor, un Kir Kanos, un Exar Kun o un Cade Skywalker. Ed è un peccato, perché in un universo necessariamente espanso come quello fumettistico, la presenza di figure originali che interagiscano con i personaggi classici è una necessità imprescindibile.

Ma questo esula dalle funzioni e dagli scopi del crossover vero e proprio: anzi, quello che è inizialmente un limite potrebbe anche essere uno spunto di riscatto. Chissà che da un’interazione più ravvicinata con i personaggi classici, le creazioni di Gillen non abbiano da guadagnare qualcosa in termini di profondità o di evoluzione, o tutt’al più un’uscita di scena col botto (sopravvivranno tutti a Vader Down? I personaggi classici dovranno farlo necessariamente, ma quelli nuovi, chissà...?)

La risposta nei capitoli successivi. Per ora siamo soddisfatti nel constatare che il crossover invernale di Star Wars parte col piede giusto, coinvolge ed entusiasma. Vader sarà anche stato abbattuto, ma in questa storia promette comunque di svettare.

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