Star Wars: Chewbacca #1, la recensione

Da spalla per eccellenza a protagonista: Gerry Duggan tenta il salto di qualità con Chewbacca, in una storia che ha potenziale ma decolla lentamente

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La scelta di Chewbacca come successivo protagonista delle miniserie “monografiche” dedicate ai singoli protagonisti di Star Wars suonava da un lato interessante e intrigante (il buon Chewie non è mai stato protagonista di un fumetto, se si eccettua la serie “postuma” che la Dark Horse gli aveva dedicato nel filone Legends); dall’altro impegnativa, perché Chewbacca non è un personaggio facile da gestire. La tentazione di “entrare nella sua testa” e di mostrarci il mondo con gli occhi di un wookiee è forte e potrebbe risultare interessante, ma il rischio di cadere nel grottesco o di fornire un’immagine di Chewie troppo diversa da quella che il lettore conosce e ama è troppo forte. Quindi fa bene Gerry Duggan a mantenere uno stile narrativo più tradizionale e a mostrarci Chewie come il rassicurante gigante buono incapace di parlare a cui siamo abituati, concedendosi qualche virtuosismo grafico in font e lettering per giocherellare un po’ con i suoi ruggiti.

Detto questo, il numero #1 della serie a lui dedicata parte un po’ in sordina rispetto ad altri numeri #1 più clamorosi. Non ha il brio e il coinvolgimento di Lando (ma fortunatamente nemmeno le belle speranze disattese di Princess Leia), e anzi da un certo punto di vista tradisce un po’ le sue stesse premesse, perché nei primi passi della storia risulta evidente che un umano a cui Chewie funga da spalla è comunque necessario, e così entra in scena la piccola Zarro, fuggiasca tenace e combattiva che stringerà un’alleanza di necessità col wookiee, rimasto isolato su un pianeta sotto ferreo dominio Imperiale. Da un lato questa appare una limitazione, perché Chewie finisce comunque per fare da contraltare muto ai dialoghi e alle iniziative di qualcun altro. Scambiare uno scafato contrabbandiere corelliano con una ragazzina perseguitata tuttavia ha anche qualche vantaggio: mentre nel primo caso era Han Solo a sedere al posto di guida, nel secondo probabilmente dovrà essere Chewie (o almeno si spera) a prendere l’iniziativa nella vicenda e a farsi avanti in prima linea.

Nella sua semplicità è lineare e toccante il rapporto che si crea tra Chewbacca e Zarro, attinge all’archetipo del guerriero bestiale, esperto e taciturno che deve prendersi cura di una pupilla giovane, irruenta e inesperta (chi volesse trovarci qualche eco della dinamica Marvelliana tra Wolverine e Jubilee non sbaglierebbe troppo). Resta però l’impressione che sia un po’ poco per quello che in apparenza dovrebbe essere un progetto “speciale” dedicato al wookiee. Al momento i due sono intrappolati sul mondo di frontiera in questione (e un plauso particolare va rivolto al disegnatore Phil Noto, che ricrea le atmosfere sporche, consumate e vissute dei mondi di frontiera starwarsiani con vivacità e dettaglio) e la posta in gioco sembra essere la liberazione del padre di Zarro, tenuto prigioniero dagli Imperiali in una miniera di schiavi, e l’ipotetica ripartenza dal pianeta.

Si spera che il futuro riservi maggiore carne al fuoco: il tema degli schiavi potrebbe essere un’occasione per sviscerare più in dettaglio qualcosa sul passato di Chewbacca (a sua volta schiavizzato dagli Imperiali in passato), e sebbene qua e là facciano capolino le molte capacità inaspettata di cui Chewie è in possesso, al di là della bravura nel menare le mani, il wookiee resta una presenza intermittente nella storia e deve ancora emergere come protagonista per lasciare il segno.

Giudizio finale sospeso e necessariamente rimandato ai numeri successivi, quindi, ma nonostante la partenza non sia fulminante, gli appassionati di Chewbacca dovrebbero comunque trovare una storia piacevole e lineare da seguire. La speranza che nei capitoli successivi il tenore della trama si alzi, tuttavia, è quasi una necessità. Se Duggan e noto ci tengono alle loro braccia... dovranno lasciar vincere il wookiee!

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