Chrono Star Wars #40: Union
Luke Skywalker convola a nozze con l'ex braccio destro dell'Imperatore, la rossa fatale Mara Jade, in uno dei momenti più bassi di Star Wars alla Dark Horse
Miniserie di 4 numeri
Autore: Michael A. Stackpole
Colori: Christopher Chuckry
Copertine: Duncan Fegredo
[caption id="attachment_81221" align="alignright" width="195"] Union #1[/caption]
Saremo brutali: in un arco di produzione fumettistica ventennale come quello che la Dark Horse dedicò a Star Wars, è inevitabile, per la semplice legge dei grandi numeri, che ci siano alti e bassi nella pubblicazione delle varie serie. Questo significa che da qualche parte ci sarà una serie che occuperà la poco invidiabile posizione di punto più basso dell’intera produzione. Bene, oggi con Union ci troviamo ad affrontare quella che con ogni probabilità è la serie in questione.
Le coordinate: siamo alla fine degli anni 90 e l’Universo Espanso, almeno sul fronte romanzesco, è pressoché nella sua interezza in ostaggio di due autori, Timothy Zahn e Mike Stackpole, che grazie alle prestazioni non certo eccelse degli altri romanzieri che si sono avvicendati alle tastiere, occupano in questo periodo il posto di “numi tutelari” dell’universo post-Jedi. Tra i vari progetti che i due hanno in mente per le vicende successive alla guerra civile galattica, c’è un piano a lungo termine che in questa serie giunge “finalmente” a compimento: far convolare a giuste nozze l’eroe della Ribellione e ultimo Cavaliere Jedi Luke Skywalker con l’ex-spia Imperiale e Mano dell’Imperatore Mara Jade. Piano che già bolle in pentola da parecchio tempo, e che aveva avuto il curioso effetto collaterale di trasformare Luke in una sorta di vedovo nero suo malgrado, conducendo prematuramente alla tomba tutti gli interessi romantici che gli altri autori tentavano di proporgli, inconsapevoli del fatto che lo scapolo d’oro era già stato prenotato.
A completamento del primo ciclo di romanzi, l’unione tra i due è dichiarata ufficialmente e tale è lo strapotere del duo Zahn/Stackpole che alla Dark Horse tocca officiare l’evento (non sappiamo con quanto entusiasmo, ma possiamo immaginare) con una miniserie apposita vergata dallo stesso Stackpole.
[caption id="attachment_81223" align="alignleft" width="194"] Union #2[/caption]
E qui sta il primo problema: non è detto che un bravo autore di romanzi sia anche un bravo autore di fumetti. Sicuramente possono capitare dei casi in cui un autore è in grado di cimentarsi in entrambi i mezzi, e a volte capita perfino di imbattersi in una folgorazione che lascia piacevolmente sorpresi. Non è il caso di Stackpole, o quantomeno non lo è di certo in Union.
Non c’è modo di dirlo delicatamente, quindi lo diremo in modo brutale: la miniserie (4 numeri, per il ragguardevole numero di 88 pagine) non è altro che la narrazione del matrimonio in questione, l’equivalente del parente asfissiante che vi costringe a guardare le diapositive delle nozze partendo dai preparativi. Una combinazione infinita di scene in cui i venturi sposi discutono di dove e come terranno la cerimonia, la sposa e le amiche si rilassano in una spa/stabilimento termale per farsi belle in previsione della cerimonia, lo sposo e gli amici se ne vanno al bar per festeggiare, e via discorrendo.
Tanto per inanellare tutte i peggiori archetipi di una cerimonia matrimoniale, il lettore si ritrova pure circondato da una miriade di invitati che non conosce, vale a dire il cast al completo dei personaggi dei romanzi X-Wing di Stackpole, che sciamano per la miniserie animando addii al celibato, parate cerimoniali, chiacchierate al bar e via dicendo. Ora, non ci sarebbe nulla di male nell’uso di personaggi originali e/o inediti da affiancare a quelli cinematografici; anzi, se fatta nel modo giusto, sarebbe perfino una mossa essenziale, ma non è questo il caso. L’autore ci schiaffa in sequenza i vari Corran Horn, Tycho Chelchu, Gavin Dreis e compagnia bella senza prendersi minimamente la cura di introdurli, identificarli, distinguerli o dare loro una qualsiasi funzione all’interno della storia. Si concede semplicemente una sfilata sul red carpet delle proprie creazioni, dando per scontato che tutti noi apprezzeremo e squittiremo estasiati. Tanto per capirci, come se un’intera stagione di LOST fosse invasa da un’orda di Nikki e Paulo.
[caption id="attachment_81222" align="alignright" width="195"] Union #3[/caption]
Le cose possono peggiorare. Conscio del fatto che forse infliggere al lettore 88 pagine di apericene, scelte di abiti da sposa, liste degli invitati e discussioni coi decoratori d’interni sarebbe eccessivo, l’autore decide di movimentare le cose: un eroe della Repubblica che sposa un’ex-agente Imperiale? “Ci sono molte persone disposte a fare in modo che questo non accada”, recita minaccioso il promo della serie. Chi si aspetta sommosse, scontri di piazza, incidenti politici o tumulti rilevanti di qualche tipo, tuttavia, è destinato ad essere deluso. Anche un benemerito Don Rodrigo manzoniano sarebbe grasso che cola, ma niente da fare: l’opposizione schierata in campo dall’autore per salvare la serie dal coma è un gruppuscolo di Imperiali di basso rango che vive nei sobborghi fatiscenti di Coruscant e che decide di sabotare la cerimonia. La prima incursione avviene in un bar dove lo Stackpole team sta allegramente celebrando l’imminente matrimonio, ma nulla di più efferato o pericoloso di una scazzottata, non sia mai: siamo più dalle parti di Grease, e se Han Solo non fosse troppo in là con gli anni, probabilmente ballerebbe tra i corpi degli avversari tramortiti sfoggiando giubbotto di pelle e chioma imbrillantata. Gli Imperiali, con occhi pesti e le ossa rotte come i legionari romani di Asterix, fanno ritorno a Babaorum dove si beccano anche le reprimenda della moglie del Moff, che li scorna dicendo: “sciocchi? Tutto qui quello che sapete fare? Vi dico io cosa faremo per rovinare questo matrimonio.” E se qualche illuso qui avesse ancora un guizzo di speranza e pensasse di veder decollare la serie con un rapimento, un assalto armato, una sommossa o qualcosa di rilevante, arriva impietoso l’ultimo colpo di grazia: “Distruggeremo il vestito da sposa di Mara Jade.”
E così, mentre il Dottor Male si rode d’invidia di fronte a tanta scelleratezza, il gruppo di legionari Imperiali riparte quatto quatto, armato di forbici per compiere l’efferato delitto. E qui non c’è suspension of disbelief che tenga, anche il lettore più appassionato, disposto a passare sopra a tutto e di più, non può non fare una pausa e chiedersi “ma cosa diavolo sto leggendo?” Storia, coinvolgimento e plausibilità dei personaggi, che già non partivano benissimo, crollano definitivamente quando Coruscant, teatro del sacco dell’Impero Sith, dell’assalto di Exar Kun e dei Mandaloriani, della battaglia finale delle Guerre dei Cloni e di mille altri momenti storici, diventa lo scenario della battaglia per il Vestito da Sposa.
[caption id="attachment_81224" align="alignleft" width="196"] Union #4[/caption]
Se qualcuno è preoccupato per le sorti del vestito, niente paura: il perfido piano non va a compimento come dovrebbe perché uno degli Imperiali, scosso da tanta crudeltà, non se la sente di arrivare fino in fondo e al grido di “no, questo è troppo”, novello Anakin Skywalker si converte all’ultimo momento e si rivolta contro i compagni sforbiciatori, salvando la situazione e guadagnandosi anche un posto al banchetto di nozze.
Non abbiamo cuore di continuare oltre: aggiungiamo solo che alla pochezza della trama si affiancano anche dei disegni che definire sommari è dir poco. Una delle poche attrattive che Union poteva avere era di regalare tratti e aspetti distintivi e visivi a quei personaggi che fino ad ora erano stati presentati solo nei romanzi: per chi seguiva l’Universo Espanso di allora, sarebbe stato piacevole magari vedere che volto avevano i vari Corran Horn, Tycho Chelchu, Kam Solusar e compagnia bella. Buco nell’acqua anche su questo fronte, dove il disegnatore Robert Teranishi, vuoi per tempi limitati di realizzazione, vuoi per altri motivi ignoti, tratteggia spesso e volentieri i personaggi della serie disegnando delle emoticon e lasciando a noi lettori l’arduo compito di capire chi rappresenta chi. Completa il trittico dei fallimenti anche il copertinista Duncan Fegredo, che pur in altre occasioni aveva prodotto illustrazioni notevoli, realizzando quattro copertine (le vedete qui a fianco) in cui proporzioni anatomiche e senso della profondità sono rimasti a casa.
Lato Chiaro
Con tutta la buona volontà del mondo, non c’è. Poteva effettivamente essere divertente l’idea di vedere il cast di Star Wars in situazioni mondane, celebrative o rilassate. Magari per 7-8 pagine. O in una parodia. O in uno one-shot. Non in una miniserie che aveva ambizioni a segnare un momento epocale della storia dei personaggi.
Lato Oscuro
Tutto quello che è stato elencato finora, e molto altro. Quando qualcuno si lamenta che il nuovo canone narrativo abbia escluso dalla continuity il vecchio universo espanso pensate a Union. E ringraziate.
Giudizio Finale
Autore egotico dotato di carta bianca e fan-service della peggior specie. Una combo letale. Mai più.
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Si ringrazia lo Star Wars Club Perugia per la collaborazione