Verticalisti, powered by Verticalismi – Intervista a Giulio Batawp Rincione
Verticalisti, powered Verticalismi, ha intervistato Giulio Rincione, in arte Batawp, autore di Noumeno e Paranoiæ
Ciao Giulio, grazie per averci concesso questa intervista! Non partiamo subito dall’inizio, bensì da una cosa a cui hai lavorato di recente: Noumeno, su testi di Lucio Staiano, edito da Shockdom, un thriller complesso dalla forte impronta filosofica, in cui la scelta cromatica gioca un ruolo molto rilevante nella narrazione. Come sei stato coinvolto nel progetto? Come avete proceduto per la gestione dello storytelling di una storia così complessa?
Ciao! Grazie a voi per lo spazio che avete voluto dedicarmi. Noumeno è stata la mia prima pubblicazione ufficiale. Ed è stata anche una bella prova da superare. Lucio Staiano aveva già scritto il soggetto del primo episodio, e dopo un casuale incontro avvenuto durante l'Etnacomics 2014, ha deciso di contattarmi e di propormi il progetto. La gestione del lavoro è stata abbastanza classica, almeno per ciò che riguarda il primo volume. Una sceneggiatura funzionale, ma non barocca, scritta da Gianluca Caputo, mi ha dato le linee guida per portare a termine le tavole. Molte cose che disegnavo non riuscivo a capirle neanche io, mi sono semplicemente “fidato”. Una volta riletto il fumetto è stato tutto più chiaro anche per me.Attualmente è in lavorazione il secondo volume di Noumeno, cosa possiamo aspettarci?
Il primo episodio di Noumeno ha avuto un riscontro molto positivo, che io stesso inizialmente non immaginavo. Visti questi presupposti, credo che il secondo episodio darà altrettante soddisfazioni. Lucio ha scritto (e stavolta anche sceneggiato) l'intero albo. Essendo però aumentata sia la fiducia che la conoscenza reciproca tra entrambi, ho avuto molta più libertà. Non ho dovuto neanche mostrargli le fasi intermedie di lavorazione. Dalla pagina di sceneggiatura alla tavola finita in due passaggi.
Per ciò che riguarda la trama non voglio svelare nulla, posso solo anticipare che personalmente l'ho trovata molto più godibile e dinamica del primo albo, con personaggi dal carattere molto forte.Il tuo prossimo lavoro si intitolerà Paranoiae, di cui abbiamo visto alcune affascinanti anteprime dai toni onirici ed inquietanti. Puoi darci qualche anticipazione?
E' difficile ancora adesso per me parlare di Paranoiae. E' stato un semplice viaggio, ho cercato di scendere quanto più potevo, finché riuscivo a sopportarne il dolore. Ad un certo punto ho dovuto mollare la presa e risalire. Spero che questa storia possa essere condivisa.
Mi permetto di copia-incollare un estratto dall'introduzione che mio fratello Marco ha scritto: “Concedendo a me stesso il dubbio inalienabile che accompagna qualsiasi forma di interpretazione, Paranoiæ è uno specchio dentro di noi. Quello specchio impolverato e pieno di impronte delle nostre dita, perché più di una volta ci abbiamo posato sopra le mani, nel tentativo inutile di nasconderlo e metterlo via.”Fai parte, assieme a Francesco “Prenzy” Chiappara e Lucio “Luciop” Passalacqua, del collettivo artistico indipendente Pee Show, nato nel 2013, e per cui hai realizzato “Storielline”. Come sei entrato a far parte del progetto?
Tecnicamente non sono “entrato” nel progetto, visto che sono stato il primo, insieme a Luciop, a fondarlo. Tutto però nasce da una normalissima frustrazione da esordienti, volevamo semplicemente ritagliarci i nostri spazi, senza dover per forza allinearci a degli schemi, o obbligarci a disegnare solo Hellboy e Batman per avere un po' di visibilità.
Le tematiche affrontante in “Storielline”, nonostante i titoli apparentemente innocui, sono complesse: menomazione, riscatto, caducità della bellezza, per dirne alcune. Come scegli i temi da affrontare e come sviluppi le storie? C’è qualcosa in particolare di cui vorresti trattare in futuro?
Come quasi tutti gli autori di fumetti, sicuramente più bravi di me, i temi li scelgo a seconda dei periodi della vita che sto vivendo, o che magari vorrei o non vorrei mai vivere.
In futuro mi piacerebbe riuscire a scendere a profondità sempre maggiori, mi piacerebbe diventare incomprensibile a livello razionale, ma intuitivo a livello istintivo.Torniamo ai tuoi esordi su Verticalismi con C, una distopia fantascientifica dove alcuni ribelli tentano di ribellarsi a un ordine millenario. Come è nata l’idea? Hai intenzione di proseguirlo?
L'idea di C nasce purtroppo da un lutto che ho subìto in famiglia. Non riuscivo ad accettare quella situazione, quel finale, e non potendolo cambiare, ho voluto giustificarlo a modo mio. Sono ancora legato a quella storia, anche se, trattandosi di un progetto fatto per la scuola di fumetto, non ho potuto sforare le 24 tavole. Proseguirlo non credo, mi piacerebbe poterlo ampliare.
Da dove deriva Batawp, il tuo soprannome?
Batawp è un personaggio, forse il primo e l'unico personaggio fisso che io abbia mai creato. Ok, co-creato. Il personaggio è figlio mio e di mio fratello Marco. Si tratta di una saga, che narra le avventure di un ragazzino grasso che decide di travestirsi da supereroe di notte. Ultimamente il nome del personaggio è diventato “Darkawp”, in modo da non disturbare i pipistrelli. Il mio invece rimarrà Batawp per abitudine.
Il tuo è uno stile originale, che non teme di mescolare influenze e suggestioni diverse e stravolgere personaggi conosciuti, proporzioni, cromie, pur mantenendosi adatto a una narrazione scorrevole tipica del fumetto. Come hai intrapreso la via del disegno? Hai qualche artista di riferimento in particolare?
Domanda di riserva? E' difficile riuscire a fare un resoconto del mio percorso. So solo che ad un certo punto una serie di autori (Sienkiewicz, Wood, Williams, McKean ecc...) mi hanno stravolto non solo il modo di disegnare, ma il modo di pensare e vedere il segno. Io non ho idea di cosa realmente stia facendo, mi piace non avere nessun limite, non voglio rinunciare a niente. Se sto dipingendo, ma mi imbatto in una bella fotografia, allora prendo e la metto lì, proprio come un collage, poi magari continuo a colorarci sopra, ma l'importante per me è che ci sia. E' come se stessi cucinando qualcosa, devo mettere gli ingredienti anche se magari alla fine non tutti saranno riconoscibili. Sto cercando qualcosa, e cercarla mi piace così tanto che spero di non trovarla mai.