Il Porto Proibito, la recensione
Teresa Radice e Stefano Turconi portano il lettore alla scoperta de Il Porto Proibito, un fumetto all'altezza dei più celebri romanzi d'avventura...
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Uno dei compiti di un editore è combattere il proverbio "Non giudicare mai un libro dalla sua copertina", costruendo una confezione in grado di creare un pregiudizio, dare al lettore un'aspettativa su ciò che può trovare all'interno. In molti casi ci si trova di fronte a tanto fumo e poco arrosto, ma nonostante i parallelismi di grosso calibro che vengono suggeriti in questo caso, per il nuovo fumetto di Teresa Radice e Stefano Turconi si può dire che la prima impressione è quella che conta.
La coppia di autori si è conosciuta e ha iniziato a collaborare in Disney, sulle pagine di W.I.T.C.H. e X-Mickey; recentemente sulle pagine di Topolino sono apparsi con la saga di Pippo Reporter e con l'adattamento de L'Isola del Tesoro, quest'ultimo chiaramente debitore del lungo processo di documentazione e lavorazione attuato per portare a termine Il Porto Proibito. Perché dietro questa lunga traversata in un mare di oltre 300 pagine ci sono numerosi viaggi, sketch abbozzati su bloc-notes, libri sfogliati e musiche ascoltate per ispirare la giusta atmosfera; è stato ricreato un universo narrativo e uno spirito marinaresco all'altezza dei più famosi romanzi d'avventura, uno scenario all'interno del quale può avere inizio l'intrigante vicenda.
Abel si adatta presto alle giornate tra funi e vele, dimostrando una spiccata predisposizione per la vita da marinaio, ma questo non è sufficiente a garantirgli un posto fisso sul ponte; l'adolescente smemorato viene affidato alle cure di casa Stevenson, dove le tre figlie del capitano scomparso si prenderanno cura di lui, mentre cercano di mandare avanti la locanda di famiglia, in crisi da quando i clienti hanno saputo del gesto disonorevole compiuto dal padre.
La ricerca della sua vera identità e il richiamo del mare non lasceranno però Abel troppo tempo sulla terraferma, portandolo a vivere un'avventura fatta di colpi di cannone e tesori nascosti,che lo indirizzeranno verso il misterioso porto proibito da cui il fumetto prende il suo titolo.
La storia scritta da Teresa Radice lascia trasparire da ogni pagina l'amore per il romanticismo ottocentesco, per un genere di racconti appartenenti a una letteratura passata che ormai difficilmente si può rivedere in nuove opere, eccezion fatta per alcuni epici e spettacolari adattamenti cinematografici e televisivi.
Qui invece è soprattutto la costruzione dell'intreccio e la caratterizzazione dei personaggi a richiamare alla mente uno stile narrativo di cui la sceneggiatura è riuscita a ricreare una perfetta mimesi. Sembra anche di essere alle prese con uno dei celebri feuilleton di Victor Hugo pubblicati a inizio '800, dove inizialmente viene presentato quello che sembra essere il protagonista principale di una storia lineare, ma gradualmente altri personaggi diventano ugualmente importanti e vanno a comporre una trama corale. È solo per non anticipare troppo e non svelare chi man mano assumerà un ruolo di rilievo nella vicenda che in questa recensione commettiamo la grande ingiustizia di non citare un paio di figure eccezionali, che si imprimono nella mente e nel cuore del lettore; sono personaggi che contribuiscono a rendere Il Porto Proibito un fumetto rivolto a un pubblico adulto, con tematiche e situazioni ben più mature di quello che inizialmente sembra solo un racconto di formazione, un target differente da quello per cui ha sempre lavorato finora la coppia di autori.
È difficile descrivere a parole il lavoro di Stefano Turconi, che è riuscito a realizzare tavole meravigliose, fortemente espressive e ricche di dettagli; dispiace quasi che certi paesaggi o rocambolesche battaglie non siano arricchite dai suoi colori (apprezzati per esempio in Viola Giramondo), ma è altrettanto sorprendente vedere la ricchezza del tratto riuscita a ottenere solamente con la matita. Inoltre grazie a questo stratagemma grafico il volume ha il sapore di un vecchio libro, in cui i disegni sostituiscono il bianco e nero delle lettere stampate, ma ricordano anche un carnet di viaggio sul quale l'artista può aver catturato le scogliere o i vecchi villaggi inglesi visti durante le sue esplorazioni.
Il tratto a matita riesce a esplodere in tutta la sua potenzialità nei contorni poco definiti o nelle sfumature utilizzate con efficacia, in particolare in alcune sequenze dove il disegno riesce a raccontare la storia senza mostrare troppo, dimostrando la varietà di strumenti e di soluzioni grafiche che la nona arte consente di mettere in scena.
Il Porto Proibito potrebbe essere l'opera che consacrerà il talento della coppia artistica Turconi/Radice agli occhi del grande pubblico; questo giudizio in realtà è forse tardivo, visto che i due hanno già dimostrato in storie Disney o in racconti per giovani lettori il loro stile definito e le caratteristiche in grado di riconoscere una loro precisa identità.
Sicuramente però questo volume è un'opera di tutt'altra portata, per lunghezza, tempo di realizzazione e complessità delle tematiche affrontate, per cui permette di apprezzare in tutt'altra misura un talento e una qualità che avevamo già assaggiato a piccole dosi.