BadChronicles: Una cometa accecante più di un sole, Andrea Pazienza
BadChronicles ritorna per il tributo al genio di Andrea Pazienza
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Una settimana di pausa e siamo pronti a riprendere il nostro viaggio con un'altra serie di appuntamenti a spasso nello spazio e nel tempo della Nona Arte. Ripartiamo col botto dunque, porgendo il nostro tributo a uno degli artisti più geniali del nostro paese: Andrea Pazienza.
Nato a San Benedetto del Tronto nel 1956, dopo l'infanzia a San Severo e il liceo artistico a Pescara, si iscrive nel 1974 alla Facoltà di Lettere e Filosofia a Bologna. È l'innovativo corso di laurea in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo, meglio conosciuto come DAMS. Sono gli anni caldi delle proteste studentesche che lo coinvolgono ma senza una militanza attiva. Il fumetto gli appare il miglior compromesso tra il fanciullo che vuole continuare a essere e il desiderio irrefrenabile di raccontare. Con una manciata di tavole si presenta a Milano, nel santuario delle vignette: la redazione di Linus. Da questo azzardo nasce Le straordinarie avventure di Pentothal, ospitato dal 1977 al 1981 su Alter Alter, supplemento della rivista diretta da Oreste del Buono, che confessa al proposito:
Avevo visto le sue tavole […] Mi era bastato per esserne scombussolato e avvinto. In uno stile misto in cui parevano scontrarsi e misteriosamente accordarsi gli opposti, tipo Fremura e Moebius, le parole tendevano a scardinare il senso del disegno e i disegni ad alterare definitivamente il senso della parola.
L'autore abruzzese è l'ultimo rappresentante di una generazione che partita da certezze incrollabili e la missione di mandare all'aria il sistema, era finita con la faccia e l'anima nella polvere. Nel suo esordio professionale si mette a nudo e vomita tutta la sua disillusione. È un diario onirico in cui la dimensione del sogno pian piano assorbe e poi travolge quella della realtà. Pentothal è la droga che Diabolik somministra alle proprie vittime come siero della verità che annulla bugie e inibizioni. Il risultato estetico è qualcosa di sbalorditivo per il lettore del tempo; i contenuti delle pagine paiono piovuti da un futuro imprecisato dove la banalità si rimescola e diventa poesia. La logica sequenziale è scomposta, riassemblata, reinventata in un linguaggio personale, rivoluzionario. Non c'è differenza tra arte e tecnica in Pazienza, l'atto creativo è qualcosa di assolutamente naturale, spontaneo, innato, ovvio.
[caption id="attachment_62851" align="aligncenter" width="1024"] La redazione di Frigidaire al completo, febbraio 1982. Da sinistra in alto: Tanino Liberatore, Vincenzo Sparagna, Filippo Scòzzari e Massimo Mattioli; in basso: Stefano Tamburini e Andrea Pazienza[/caption]
Nel 1977 con Stefano Tamburini, Tanino Liberatore, Filippo Scozzari e Massimo Mattioli dà vita a Cannibale, periodico indipendente di taglio underground. Vi contribuisce con alcune storie brevi, spesso caratterizzate da esilaranti invenzioni linguistiche. Quindi dal 1978 al 1981 è nello staff del settimanale satirico Il Male. Il tratto è molto più semplice e immediato, tipico del criterio caricaturale, della parodia; la sua matita è acuta, spietata. Dei politici risparmia solo il Presidente Partigiano che diventa il protagonista fisso di una striscia, Pertini, nel 1983, supplemento alla rivista Frigidaire, sorta dalle ceneri di Cannibale nel 1980 e destinata a lasciare un segno profondo nel mondo del fumetto e della cultura giovanile italiana. Su di essa, con la storia Giallo scolastico (1981), fa la sua comparsa Massimo Zanardi, il personaggio più conosciuto di Andrea Pazienza, che come lui stesso dichiara: “è dal punto di vista estetico e somatico una miscela di caratteristiche di persone che conoscevo, amici del periodo di Bologna. […] Il nome è quello di un mio amico tassista del capoluogo emiliano”.
[caption id="attachment_62855" align="aligncenter" width="741"] Pertini (Primo Carnera Editore, 1983)[/caption]
Roberto Colasanti, Sergio Petrilli e Massimo Zanardi, il bello, il brutto e il cattivo, vivisezionano la nostra società frantumandola e colpendola al cuore pulsante di ipocrisia e falsità. Zanardi è il male e l'insolenza che albergano in ognuno di noi, l'incursione della cattiveria in una società anestetizzata dal benessere e dal qualunquismo, le sue avventure suscitano ribrezzo e ammirazione, ottenendo un successo quasi inaspettato. Su Frigidaire escono altre tre storie: Verde Matematico, Notte di Carnevale e Pacco. Incarnano la constatazione della sconfitta e della decadenza dopo un decennio di utopie, interpretano la vittoria del vuoto e dell'incomunicabilità. La gabbia si fa normata, più semplice e geometrica, diretta a un pubblico più vasto.
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Nel 1985, torna su Alter Alter con Pompeo. È l'antitesi invecchiata di Pentothal; sono solo 8 anni, ma sembrano un'eternità. Pentothal era lo schiudersi al mondo di Pazienza, Pompeo è il suo commiato, il suo testamento; viene affrontato senza alcuna remora il tema dell’eroina e della morte. Nello stesso anno conosce Maria Comandini, s'innamora, la sposa e insieme decidono di andare a vivere in campagna, a Montepulciano.
La droga è lontana, almeno così pare, Paz è felice e nelle pagine de Gli ultimi giorni di Pompeo osserva la sua esperienza di tossicodipendente con distacco, come voler esorcizzare o meglio mondarsi del passato. Il segno appare più pulito e curato ma in sintonia con il suo estro. È un diluvio di parole, il testo surclassa l'immagine. Contemporaneamente realizza di getto la divertente cronaca del suo viaggio di nozze a Bali e in Sotto il cielo del Brasil registra il divertentissimo e sereno resoconto di due mesi nel paese sudamericano.
Inizia la sua collaborazione con il mensile Comic Art. Nel 1987 arriva Zanardi medioevale con splendide illustrazioni a colori. Rimarrà incompiuto, così come Storia di Astarte, uscita postuma su Comic Art nel luglio 1988; è la II Guerra Punica vista attraverso gli occhi del cane di Annibale.
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Nella notte tra il 15 e il 16 giugno 1988, Andrea Pazienza muore nella sua casa di Montepulciano per una overdose di eroina. Un suicidio, tante volte preventivato? L'insofferenza che lo ha sempre accompagnato scatenata da un evento imprevedibile? "Datemi una leva e mi leverò per sempre dalle balle!" È una delle sue ultime frasi celebri. Tra gli anni '70 e '80 l'eroina e le droghe arrivano a fiumi in Italia. Gli effetti disastrosi sono noti ma farne uso diventa quasi uno status symbol in quegli anni, è il surrogato di un altrove che non c'è e non ci sarà mai, “un depauperamento generale delle motivazioni”, lo definisce il Nostro. La droga è presente da sempre nelle sue opere. “Fumo per farmi venire belle idee”. È trascorso poco più di un decennio, dal 1977 al 1988. Nella maggior parte dei casi avremmo parlato di una meteora, ma Andrea Pazienza è fino a oggi la stella più luminosa, accecante, del nostro firmamento.
[caption id="attachment_62849" align="aligncenter" width="785"] Andrea Pazienza[/caption]