È giunta finalmente in Italia una delle opere a fumetti del passato mai dimenticate e tanto attese, una gemma della Nona Arte del XX secolo che ha vissuto un ingiusto, silenzioso e probabilmente involontario embargo nel nostro Paese per circa 25 anni. Stiamo parlando di
Signal to Noise, opera firmata da
Neil Gaiman e
Dave McKean, due nomi non da poco nel panorama del fumetto mondiale, insomma.
Signal to Noise ha vissuto più vite, senza mai morire: inizialmente ideata come un racconto a puntate, pubblicato sulla rivista di moda britannica The Face, è stata poi raccolta in volume e pubblicata un po' in tutto il mondo, questo solo per ciò che concerne l'universo dei fumetti. Perché Signal to Noise è divenuta negli anni un'opera crossmediale, soggetto di un programma radiofonico della BBC, di una pièce teatrale e di un adattamento cinematografico che non ha ancora visto la luce. Questo capolavoro giunge a noi in una pregiata edizione in volume di grandi dimensioni, altamente curato, proposto da Edizioni BD.
Chi sta leggendo questa recensione probabilmente si sta chiedendo, dopo questa lunga prefazione, di cosa parli
Signal to Noise. La risposta più naturale a questa domanda è: "Parla di te, caro lettore". Senza però sfociare nella filosofia spicciola, procediamo con l'analisi della trama: l'opera racconta di un regista, uno di quelli famosi, uno di quelli che ha consacrato la sua vita alla Settima Arte e che è conosciuto in tutto il mondo. Questo regista è prossimo a realizzare il suo capolavoro che lo consacrerà a leggenda, quella ciliegina che dà alla torta tutto un altro sapore (ma sarà davvero così?). C'è un problema però: il protagonista sta morendo, a causa di uno di quei mali dai quali non si sfugge, se non finendo sottoterra. Consapevole della fine ormai prossima, il Nostro affronterà tutti quei momenti che chi si trova in questa drammatica situazione è costretto ad vivere, volente o nolente. Le chiamano "fasi del lutto", e sono: rifiuto, contrattazione, rabbia, depressione, accettazione, in quest'ordine, anche se non è uno schema fisso, variando da caso a caso. Nei suoi ultimi giorni il protagonista dovrà decidere cosa fare del suo film, ben sapendo che non avrà mai il tempo di vederlo proiettato sul grande schermo. Il lungometraggio, che narra dell'Apocalisse incipiente vista dagli occhi della popolazione di un paesino europeo nel 999 D.C., vive però già nella testa del protagonista, il quale sarà sempre più immerso nella sua visione e quasi incapace di distinguere la realtà dalla finzione. Qual è dunque il limite che separa il segnale dal rumore? E come si fa a distinguerlo?
I testi di Signal to Noise, messi nero su bianco da uno scrittore straordinario quale è Neil Gaiman, sono densi come la pece, ma trasparenti come l'acqua di un ruscello di montagna: le parole, nel racconto, si rincorrono, si accavallano, ognuna con un significato preciso e puntuale, che permette di immergersi nella psiche di un uomo impegnato ad affrontare la sfida più difficile della sua esistenza. Ciò che ne consegue è un racconto magnetico, a tratti cupo e angosciante, ma che non scoraggia mai il lettore a proseguire in attesa di una conclusione paradossalmente ottimistica. Gaiman scrive qualcosa di sincero e partecipato, nel quale non si fatica a comprendere che lo scrittore sta parlando a cuore aperto di se stesso, e di questo se ne ha un chiaro memento in una delle pagine finali, quando, sulla locandina di un film realizzato dal protagonista possiamo leggere "Story by: Neil Gaiman". Il nome del regista, del resto, non viene mai rivelato nel corso della narrazione.
Dover esprimere, in poche righe, un giudizio sull'arte di Dave McKean è compito assai arduo, perché ogni pagina, persino ogni vignetta, di
Signal to Noise meriterebbe una recensione. Quello che possiamo dirvi è che qui abbiamo a che fare con uno degli artisti più incredibili mai apparsi sulla scena non solo del fumetto, ma dell'arte visiva moderna in generale. L'opera in questione è un magico arazzo, intarsiato di gemme preziose, decorato con raffinatezza con una colorazione che sembra dare vita ai personaggi come anche agli scenari del racconto. Iperrealista, onirica, a tratti metafisica e follemente geniale, l'arte di
Signal to Noise possiede una carica visiva che lascia il lettore piacevolmente basito, con quella dolce sensazione di ebrezza della quale solo i momenti di estasi sanno essere forieri.
Signal to Noise, in definitiva, parla di un viaggio, un viaggio chiamato vita, un viaggio inevitabilmente destinato a finire, che lo si accetti o meno. Ma, tutto ciò che c'è fra la partenza e il capolinea è meraviglia e dolore, piacere e sofferenza, amore e odio: tutte cose che vale la pena raccontare, e quest'opera ci riesce benissimo.