Scott McCloud racconta al pubblico la genesi de Lo Scultore

Abbiamo seguito uno degli incontri del tour promozionale de Lo Scultore, in cui Scott McCloud ha presentato la sua nuova opera...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Scott McCloud è stato l’ospite d’onore di un incontro con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna; il direttore dell’Accademia ha accolto l’autore americano ricordandogli che una sua visita all’università era d’obbligo, poiché buona parte delle royalties deriva dagli studenti universitari obbligati a studiare i suoi testi per gli esami.

Benvenuto Scott, per cominciare puoi parlarci della tua ultima fatica, Lo Scultore?

Innanzitutto mi scuso se avete dovuto leggere i miei libri, spero che vi siano piaciuti. Vi tranquillizzo subito, non vi interrogherò. Per completare Lo Scultore mi ci sono voluti cinque anni, ma è una storia che ha preso forma nella mia mente quando ero ragazzo È la storia di un giovane uomo, ma in qualche modo è anche la storia di un supereroe.

Ai giovani uomini piace raccontare storie straordinarie con eventi sensazionali, mentre agli uomini più maturi piace raccontare storie piccole, su argomenti come l'accettazione e il perdono. In questo fumetto il me adulto racconta la storia che il giovane me voleva raccontare venticinque anni fa, e per questo è fatta di cose grandi e piccole.

McCloud quadernoAll'epoca mi appuntavo su un vecchio quaderno spunti e idee sui supereroi, tra i quali ce n'era uno che facendo un patto col diavolo otteneva il potere di cambiare la realtà con le proprie mani.

Ho capito che dovevo realizzare veramente questo fumetto quando nella vicenda si è inserita la storia d'amore, ispirata alla donna di cui sono stato innamorato segretamente per sette anni.

Però non mi sono deciso per altri venticinque anni, solo allora ho iniziato a prendere un sacco di appunti e dopo un anno o cominciato a realizzare i layout più grezzi. Ho dovuto pianificare tutto con molta attenzione, realizzando tutto in maniera digitale: ho fatto il layout su Photoshop con quaranta pagine per ogni documento, così da poter spostare facilmente le vignette da un punto all’altro se volevo modificare le pagine, scorrendo tra le tavole e portarle una volta concluse su Illustrator, dove aggiungevo il lettering e ultimavo la versione definitiva.

Considero la singola vignetta come una finestra che ritaglia lo spazio bianco all’interno del quale ci sono i balloon, e dietro i ballon c’è la parte disegnata. Tutto costruito livello dopo livello.

Tutto il fumetto è stato realizzato a mano attraverso la tavoletta grafica. A volte ci sono perplessità nei confronti della tecnologia perché si frappone tra noi e l’arte, ma spesso questa può aiutare: fin dall’inizio ho disegnando tutto a mano su quello schermo, ho sostituito i pennelli e le gomme con pulsanti, prendendoli dal monitor come avrei fatto dalla scrivania se fossero reali.

Potrà sembrare folle, ma tutto ciò che stavo cercando di fare era creare e ricreare il mio fumetto; alcuni artisti riescono a fare il disegno al primo colpo, ma non è il mio caso. Non ho la mano, ma ho un buon occhio: disegno male, ma vedo cosa disegno male, e ora ho gli strumenti per sistemare quello che va messo a posto.

Fortunatamente non sono nato nel 1800. Lo strumento perfetto per me è qualcosa che mi permette di cambiare quello che mi serve, sono un artista nato nel momento giusto.

Questo dono magico del protagonista di plasmare la materia con le mani, è lo stesso del fumettista che può realizzare le sue tavole grazie al supporto tecnologico. Hai venduto l’anima al diavolo?

No, l’ho venduta alla Apple. [Ride]

Il Faust di Thomas Mann vende l’anima al diavolo per essere un grande artista: lui è un musicista, le condizioni sono diverse, però il richiamo c’è. Il Faust di Goethe invece ha una storia d’amore e proprio come il protagonista dello Scultore alla fine del volume muore...

A questo punto la platea inizia a brontolare, visto che molte persone tra il pubblico non hanno ancora letto Lo Scultore e sono infastiditi dalla rivelazione. Ma McCloud interviene subito per chiarire la situazione (e salvare il presentatore dal linciaggio):

McCloud layoutCalmi, c'è scritto in quarta di copertina che al protagonista rimangono 200 giorni di vita.
E comunque, spoiler alert: anche voi prima o poi morirete.

Per quanto riguarda il mio protagonista, è un Faust molto americano, forse perché a differenza degli altri autori che hanno trattato il personaggio io sono ateo. Quando vendi l'anima al diavolo e non credi nell'aldilà, più ti avvicini alla morte e più ogni giorno, ogni singolo istante della tua vita diventa importante e carico di significato.

La mia però non è una storia sovrannaturale ambientata in un mondo di supereroi, ma una storia fantasy in cui la Morte ha un grande potere sulla vita e nella quale un artista può scambiare giorni e mesi della sua vita per la sua arte. In questo però dov'è la fantasia? Non è tutto vero? Non scambiamo tutti giorni frammenti della nostra vita con l’arte?

Essere artisti significa fare uno scambio col tuo tempo, coi tuoi giorni. E la Morte non è una creatura sovrannaturale, è qualcosa di vero, che ha potere sulle nostre vite. La Morte è una creatura mortale, non ha molto senso artistico, mentre a noi interessa l’arte.

Alcuni lettori americani vedendo la Morte presentarsi al protagonista sotto forma di anziano signore hanno pensato che io volessi rappresentare Stan Lee, ma non è così, è un uomo qualunque. Il personaggio è ispirato a Lester, il mio suocero, che purtroppo è morto proprio quattro giorni prima che il volume uscisse negli USA.

Sicuramente lo strumento informatico fornisce un controllo notevole, soprattutto in fase di progettazione, quando è possibile spostare e verificare gli elementi in modo molto più rapido di come sarebbe possibile con la carta.
La domanda è: la distanza con la materialità del prodotto, dell’oggetto disegnato, non è un modo per essere più separati dall’opera, visto che manca il contatto fisico con la carta? Non raffredda qualcosa?

L’idea della distanza tra artista e lettore è molto importante per me, quando prendo un pennello per fare un segno sul foglio nella mia testa sto marcando lo stesso pezzo di carta che avrà in mano il lettore, ma non è così. Quando usiamo la tecnologia e il computer abbiamo l’idea che questi ci allontanino dai lettori; ci siamo dimenticati che anche la stampa è una tecnologia, nella quale è innata un’enorme distanza dalla creazione dell’oggetto.

Ci sono però un sacco di inchiostro, macchinari, camion, persone che inscatolano, montagne di legno piatto e defunto. La distanza che a me interessa è quella fra la mia arte e l'occhio del lettore. Nella creazione dei disegni di questo libro ho cercato di abbreviare la distanza tra l’occhio del lettore e la sua capacità di comprendere il disegno; appena vediamo la pagina la prima cosa che vediamo è la mano dell’artista.

Però è interessante anche fare piazza pulita dello stile dell’artista, della sua mano, e mostrare nel modo più diretto possibile ciò di cui parla l’opera: personaggi, architettura, tempo meteorelogico, emozioni, questo è quello che volevo fare in questa storia, per questo libro. Non per tutti, ma per questo nello specifico.

Volevo rendere il più comprensibile possibile questa storia e per questo ho cercato di ridurre la distanza tra me e l’arte e tra il lettore e l’arte. I camion, le navi, le automobili, i macchinari, i computer e qualsiasi altro passaggio intermedio vorrei che fosse messo da parte. Vorrei che i lettori aprissero il libro, leggessero un paio di pagine e - blink - in un attimo l’hanno già letto tutto.

Oltre che un autore sei anche un finissimo teorico del fumetto. Che cosa c’è del teorico quando lavora l’autore?

McCloud suoceroOddio, sono quello che ha scritto quei libri che voi dovete studiare! Ho scritto un fumetto di 500 pagine quindi potreste pensare di ritrovare al suo interno “Ah, qui ha usato quella transizione!”, “Bell’utilizzo del giro di pagina!”, “Questa è una tecnica da manga o da fumetto francese”.

Dimenticatevelo.

Asterios Polyp di David Mazzucchelli è una graphic novel in cui puoi fermarti ogni cinque vignette e ubriacarti di tutte le tecniche che ci sono dentro, della ricchezza del suo segno; è magnifico, un modo fantastico per insegnanti la natura e le forme dell’arte. Ma per un teorico come me è interessante anche vedere se c’è modo di utilizzare tutte queste tecniche nascondendole sotto la sabbia, non mostrarle per raccontarvi una storia.

Quando racconto una storia chiudo gli occhi e cerco di utilizzare il mio cuore e non le mie mani, per raggiungere il fondo della storia. Quando sono riemerso da Lo Scultore ho aperto gli occhi e ho visto “quella parte mi fa schifo”, “quella è brutta”, e alcuni amici mi dicevano che il tal personaggio non gli piaceva. Così mi sono arrotolato le maniche, l’ho riscritto, realizzandone quattro bozze, ma sempre con l’obiettivo di raccontare una storia, senza mostrarne gli strumenti.

Ernest Hemingway diceva che la prima stesura di una cosa è una merda. Penso sia vero. Credo che tu debba sapere di cosa parla la tua storia prima di scriverla. Ma devi anche leggere la tua storia per sapere di cosa parla. L’unico modo per farlo è scrivere la tua storia più volte, e per fare questo l’ho riscritta cinque volte.

Oltre ad essere autore di tue storie, hai anche sceneggiato alcuni episodi a fumetti di Superman; in un universo narrativo con le sue regole precise entra in campo la conoscenza teorica?

Nei miei libri parlo di come funziona il linguaggio del fumetto, non come funzionano le storie in generale. Quando ho avuto l’opportunità di scrivere le storie di Superman per un anno mi sono confrontato esclusivamente con le sceneggiature, che in quel periodo non credevo di saper farlo molto bene; ma quando quel lavoro è finito, dovevo lasciare ad altri la parte del disegno, dove le cose diventano divertenti.

È stato un esercizio, ma anche un modo per fare soldi quando la mia famiglia ne aveva bisogno. Ma è stato divertente, perché per tutta la mia carriera ho cercato di fare tutto per conto mio, a volte è bello usare il proprio talento solo per una piccola parte del processo creativo.
Il mio Superman era basato su una serie animata, quindi era una nuova versione; il suo background era composto solo da un episodio, era divertente trattare un personaggio dall’inizio, un nuovo esordio, raccontare un personaggio così famoso trattandolo come un personaggio originale e adattarlo per bambini un po’ più piccoli. Finito quello poi ho potuto tornare ai miei progetti più matti.

Sei cresciuto leggendo storie di supereroi e hai esordito con un particolare supereroe, adesso qual è il tuo rapporto con i supereroi?

Per anni e anni in America ho continuato a ripetere che i fumetti possono essere molto di più dei supereroi; ora ho fatto una graphic novel e continuo a ripetere che parla in un certo modo di un supereroe [si autoflagella colpendosi sulla testa col volume de Lo Scultore].

Ma è anche la storia di un giovane uomo, che parla di accettare se stesso, della vita. E a me come artista parla della mia cultura, del mio percorso, delle mie origini, è come se da un punto di vista artistico ci fosse un accento che non posso mai perdere. È comunque un volume internazionale, ci sono tecniche che ho preso dai manga, tecniche che permettono di immergersi nelle storie.

Attraverso il fumetto francese ho imparato la costruzione di un mondo, una parte alla volta, come si può vedere ad esempio in Hergé. Però, per quanto internazionale, è una storia molto americana e per questo ci troverete un po’ di fantasy e poteri sovrannaturali, una metafora abbastanza banale.

Scott McCloud autore, critico analitico del fumetto, ci manca il tassello “lettore”. Quali sono le tue letture, con un occhio molto attento al funzionamento del linguaggio, della sua struttura?

Dopo aver scritto Capire il Fumetto ho smesso di leggere volumi teorici sul fumetto, e sono passato alla teoria sul computer. Al di fuori dalla teoria mi capita di leggere molteplici cose, differenti fonti; ho l’abitudine di abbandonare ciò che amo, dopo che le ho scritte, mi separo da esse.

Per anni ho parlato di internet, ho parlato di webcomic, e quando le cose stavano iniziando a diventare interessanti, ho realizzato un fumetto cartaceo. È come se il fumetto fosse un continente e si potesse viaggiare da un a parte all’altra per vedere tutto ciò che si può fare col fumetto, ma il problema è che io sono molto lento. Io mi vedo molto veloce, ma le persone da fuori mi vedrebbero come uno di quei piccoli aspirapolveri da camera rotondi, chiuso in un angolo che vado a sbattere.

Mi piacerebbe vivere 1000 anni; parlo con persone a cui chiedo la stessa cosa e mi dicono di no, e allora gli dico di darmi i loro anni, ci sono così tante cose da fare e non riuscirò a farle tutte, è così frustrante.

C’è un segreto che puoi rivelare sulla scrittura di un personaggio?

Se vuoi scrivere perché qualcun altro sia a disegnare, devi imparare a scrivere, ma stai parlando a qualcuno di molto giovane, perché ho iniziato da poco a scrivere. Posso suggerirti di vedere le storie come il ciclo di vita di un personaggio.

Kurt Vonnegut diceva che ogni personaggio dovrebbe volere qualcosa, anche fosse solo un bicchiere d’acqua. La maggior parte delle storie non inizia con la nascita di un personaggio e finisce con la morte, ma con la nascita di un desiderio e si conclude quando questo è stato realizzato, negato, o si è trasformato in qualcos’altro.

Se una storia funziona bene il lettore capisce perché il personaggio desidera ciò che desidera, vediamo dove questo desiderio conduce. E nel corso di tutto questo gli argomenti della vita possono essere approfonditi. Tutto ciò ti permette anche di non bloccarti, perché mi rendo conto che la storia si chiarisce da sola.

A volte vorremmo comporre un personaggio per com’è, ma nessuno di noi si vede com’è realmente. Siamo solo una combinazione di tutto ciò che siamo stati e di dove vogliamo andare. E questo dev’essere vero per ogni personaggio di cui vuoi raccontare, e ogni personaggio dovrebbe pensare di essere il protagonista della sua storia.

In Capire il Fumetto scrivesti che nel futuro uno degli elementi più importanti del fumetto sarebbe stata la partecipazione del lettore. Pensi che questo sia stato disatteso, si sia realizzato, in funzione ad altri media come i videogiochi?

McCloud mogliePer me i fumetti sono sempre stati una collaborazione tra me e il lettore, il discorso per cui è nella parte bianca tra una vignetta e l’altra che il lettore è parte attiva. Anche in un’epoca in cui la tecnologia si evolve questo rimane, è questo controllo di cui il lettore è dotato che deve rimanere tale. Nello Scultore il lettore può manipolare il tempo in modo che fosse emotivamente parte della storia, a tratti va avanti molto velocemente, ma in certi momenti il tempo va così lento che volevo dare al lettore l’impressione di poter allungare la mano e fermare il tempo dell’orologio.

Ma questa è una cosa propria del fumetto, perché solo nel fumetto il lettore può fermare il tempo, ed è solo grazie alla volontà del lettore che la storia può andare avanti.
Alcuni mi hanno detto che sono arrivati a una pagina e non volevano proseguire, e hanno chiuso la pagina, però il libro li ha chiamati e sono dovuti andare avanti. Voglio che il lettore sia consapevole del suo potere di andare avanti nella storia, anche se la storia ha il potere di spingerlo avanti anche contro la propria volontà.

C’è stato un flusso che ha prodotto questa storia, è venuto in maniera naturale in questo istante, oppure c’è stato un evento scatenante che ha riportato alla mente questa storia.

È una storia nata molti anni fa, ma come una nevicata si è depositata nel tempo e molte cose che mi sono successe si sono sommate; quando avevo vent'anni ero in un periodo di solitudine e allontanavo le persone, però fortunatamente ho incontrato questa donna di cui sono stato innamorato segretamente per 7 anni, e mi ha salvato in modo simile a quanto Meg fa con David.
C’è qualcosa di me nel personaggio di David, ma c’è un sacco di Ivy (mia moglie) nel personaggio di Meg. A una festa, dove ci siamo rincontrati dopo il college, dovevo chiederle scusa per qualcosa. Lei mi ripeteva di stare zitto e poi dall’altra parte della stanza mi faceva l’occhiolino. È in quel momento che ho capito che avrei passato la mia intera vita con lei.

A volte sei come un mago e devi creare un personaggio dal nulla, dall’aria, a volte invece devi far entrare qualcuno nel tuo cuore e quel personaggio parlerà attraverso di te.

In quale misura Scott McCloud autore nella creazione di un fumetto tradisce Scott McCloud teorico, perché la narrazione richiede di prendere delle scorciatoie, delle forzature?

Scrivendo Capire il Fumetto, ma soprattutto Fare il Fumetto, mi stavo disegnando un enorme bersaglio sul petto per le crititche, ma ho cercato di non creare trappole per me stesso; non volevo creare delle regole, ma mappe di possibilità. Disegnare una mappa non è un ordine di andare in quel posto, ma ti mostra alcuni posti in cui puoi andare.

Quando ho realizzato Capire il Fumetto ho incluso anche qualcosa che non rientra nella mia personale definizione di fumetto, non parlava di stile, dei materiali utilizzati; nel momento in cui avevo mostrato tutte le possibilità mi sono reso conto che avevo lasciato fuori qualcosa: il computer. Perciò sei mesi dopo arrivò il web e non dovevo riscrivere le regole, perché non erano delle regole, era una mappa e c’era già un posto pronto per includere questi nuovi strumenti.

Quando ho realizzato Fare il Fumetto avevo paura di scrivere regole che avrei dovuto infrangere, perciò ho presentato il fumetto come una pagina bianca, dove qualsiasi cosa era possibile, però dove c’è una meta; solamente quando decidi dove andare puoi iniziare a parlare di come arrivarci. Quando ho dovuto prendere tutte le idee di un libro e riassumerle in una sola frase, la migliore è stata “Non ci sono regole, ed eccole qua.”

Quando ho fatto il mio personale fumetto, non ho dovuto infrangere nessuna regola, ma potevo scegliere i miei percorsi, quali strade seguire e quali no.

Continua a leggere su BadTaste