Princess Leia #1, la recensione
Leia Organa affronta gli spettri della distruzione di Alderaan nella sua miniserie firmata da Mark Waid e Terry Dodson. Princess Leia #1 funziona? Sì, ma...
Inizieremo col dire che è stata una saggia scelta quella di fare di Princess Leia una miniserie anziché una serie regolare: Leia è sempre stata un personaggio difficile da maneggiare e raramente in cima alle classifiche delle preferenze dei fan: se ne avverte l’essenzialità, ma non suscita l’entusiasmo di uno Han Solo, la potenziale empatia di un Luke o il fascino oscuro di un Darth Vader. Vista però l’abilità di uno scrittore come Mark Waid nel proporre chiavi di lettura originali, sorprendenti e approfondite per personaggi che in apparenza sembravano ostici, la curiosità di vedere cosa sarebbe diventata la principessa di Star Wars nelle sue mani era notevole.
Il responso fornitoci da questo numero #1 è incerto... o meglio, più precisamente rimanda la risposta ai numeri successivi. Azzeccata è la scelta del tema principale, vale a dire quello di approfondire “l’elaborazione del lutto” di Leia per il pianeta natale Alderaan distrutto dal superlaser della Morte Nera, una tragedia che forse non ha eguali nella storia della narrativa fantascientifica e che è sempre rimasta negligentemente in secondo piano nei tentativi precedenti di approfondire il personaggio.
E qui forse affiora qualche problema, perché pur essendo la protagonista indiscussa della storia e pur essendo l’argomento dichiarato della trama interessante, si fa fatica a lasciarsi coinvolgere fino in fondo nella vicenda di Leia, che arrivati alla fine dell’albo compare forse sì, leggermente più umana e sì, sicuramente più complessa, ma da qui a dire che il lettore riesca a simpatizzare con lei, entrare nella sua testa e vivere l’avventura che la attende assieme a lei ce ne corre. “The ice princess”, la principessa di ghiaccio la soprannominano i soldati in una delle scene d’apertura della storia, ed è un nomignolo ben azzeccato, perché anche dal punto di vista privilegiato del lettore si fa fatica a penetrare la barriera di ghiaccio in questione e a scorgere la figura più umana e più fragile che deve esserci dietro il simbolo ispiratore dell’Alleanza Ribelle e che Waid aveva promesso di rivelarci.
Forse la cosa è voluta, e l’autore intende condurci in una scoperta molto graduale e molto ponderata dell’essenza nascosta del personaggio: dopotutto, ha senso che noi che non abbiamo il fascino e la faccia tosta di un Harrison Ford nel fiore degli anni si faccia più fatica a penetrare le ferree barriere di difesa della principessa. Il fatto è che questa promessa di payoff sui tempi lunghi rende inevitabilmente meno entusiasmante l’invito a salire a bordo per il resto della storia. Se Star Wars coinvolge immediatamente con la sua promessa di scalmanate avventure e storie d’azione assieme a tutto il gruppo dei personaggi e Darth Vader affascina con la promessa di un lungo e oscuro viaggio nel labirinto dei giochi di potere dell’Impero e nella mente contorta del signore dei Sith, Princess Leia riesce a strappare tutt’al più un possibilista “stiamo a vedere”.
Vale la pena ripeterlo ancora una volta: può darsi (anzi, è auspicabile) che la storia si concluda in maniera vincente e convincente, e che giunti alla fine del numero #5 quella promessa di sviscerare la donna e la persona che si nascondono dietro la figura distaccata della principessa sia mantenuta in pieno: da Waid ce lo aspetteremmo. Resta però il fatto che se si parla di numeri #1, la funzione di agganciare il lettore e di convincerlo a tornare il mese prossimo per sapere come la storia continuerà è svolta in modo meno egregio rispetto ai due esperimenti che lo hanno preceduto. I lettori più pazienti o i fan più accaniti saranno senz’altro in fila per gli ulteriori capitoli della vicenda, ma quella magia che ha consentito a Star Wars e Darth Vader di accalappiare senza difficoltà appassionati di vecchia data e lettori casuali appena arrivati forse è stavolta un po’ più debole.