Pippo Reporter 1, la recensione

La collana Definitive Collection inizia a raccogliere Pippo Reporter, la saga ambientata negli anni '30 creata dalla coppia Radice-Turconi...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Dopo Fantomius e Darkenblot, la collana "Definitive Collection" inizia a proporre Pippo Reporter, la serie di storie ambientata negli anni '30 scritta da Teresa Radice e disegnata da Stefano Turconi. Continua l'ammirevole percorso editoriale intrapreso dalla Disney, evidentemente orientata sul proporre sempre più volumi da collezione e raccolte ragionate che non sfigurano sugli scaffali dell'appassionato di fumetti.

Pippo Reporter immerge il buffo personaggio nell'America degli anni '30, dove trova lavoro (per un fortuito equivoco) nella redazione di una testata giornalistica. Trovandosi inaspettatamente in questo ruolo, Pippo in ogni episodio è alle prese con un'inchiesta dietro la quale si cela un complotto o un'azione criminale: le minacce che incombono sulla città sono Blackspot, il direttore del giornale che approfitta del suo denaro e della sua posizione per ordire loschi traffici, e una gang di furfanti di strada capeggiata da Pietro Gamba.

L'improvvisato reporter inconsapevolmente riesce a risolvere la situazione e fermare le azioni criminali, mantenendo in ogni singolo istante la sua ingenuità e la sua aria stralunata. Dal punto di vista grafico il Pippo di Turconi è goffo e dinoccolato, dinamico e plastico, avvicinandosi più che mai alla controparte dei suoi cortometraggi animati a base di comicità slapstick. È evidente come la fisicità e le espressioni del protagonista, ma anche del resto del cast, siano fortemente debitrici del mondo dell'animazione.

Anche il contesto narrativo in cui si muovono i personaggi è affascinante, frutto di una documentazione sul periodo storico e sugli elementi da poter sfruttare in questo genere di storie in costume.
Ma a differenza di molte altre storie Disney ambientate in "universi alternativi", Pippo Reporter riesce a mescolare le carte in tavola affidando ruoli leggermente diversi ai personaggi, restando coerenti alla caratterizzazione classica di ognuno ma arricchendoli con una sfumatura perfetta per questa deriva nell'America degli anni '30.

La scelta più interessante è quella di escludere completamente Topolino, da sempre protagonista assoluto e che in questo caso sarebbe stata la scelta più ovvia come spalla di Pippo; invece è stato lasciato fuori dalla storia, non facendolo nemmeno comparire e giocando spudoratamente sulla sua assenza.
La confidente principale di Pippo è una simpatica e sbadata Minnie, ispirata chiaramente alla Holly di Colazione da Tiffany, una caratterizzazione meravigliosa che dà spessore all'eterna "fidanzata di Topolino", qui in grado di vivere di vita propria.

Molto gradito anche l'inserimento di personaggi secondari come la chiromante Claire La Belle e il sindaco Horace Horse, elementi che contribuiscono a rendere ancor più differente dal solito Pippo Reporter, segno della cura e della ricerca che ci sono dietro alla creazione di questo universo narrativo.
Divertente, elegante e intelligente.

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