Superstar, la recensione

Cody Bridges è il supereroe Superstar, osannato dalle folle come un vero divo, ma lui non sembra essere felice di tutta questa fama...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Cody Bridges si presenta ai lettori sfoggiando un sorriso smagliante, mentre vola sopra una folla festante che invoca il suo nome a gran voce. Potrebbe ricordare il Tony Stark cinematografico, vanesio e pronto ad approfittare della sua fama, ma il supereroe Superstar in realtà è l'esatto opposto: lui vorrebbe solo utilizzare i suoi poteri per salvare le persone, evitando i media e gli eventi pubblici in cui viene osannato come un divo.

Il superpotere di Superstar però si alimenta attraverso l'energia che gli trasmettono i suoi fan, perciò per poter proseguire la sua missione eroica si vede costretto a perpetuare una popolarità di cui farebbe volentieri a meno. A peggiorare ulteriormente la sua situazione c'è il padre, un imprenditore assetato di denaro, pronto a sfruttare la celebrità del figlio per vendere merchandise e ottenere un profitto economico...

Superstar parte da un'idea interessante, con un protagonista costretto a convivere con due forze opposte che lo portano a mettere ripetutamente in dubbio le sue azioni. Nonostante ReNoir abbia portato questa miniserie in Italia soltanto da pochi mesi, negli USA è stata pubblicata in origine nel 2001, quando il suo autore Kurt Busiek era al massimo splendore, reduce dai successi di Marvels e Astro City.

Purtroppo Superstar non è tra le sue opere efficaci, pur avendo un ottimo incipit e incentrandosi su un superpotere originale che avrebbe potuto essere sviluppato e approfondito in modi interessanti. Il supereroe dall'indole schiva costretto a rimanere sotto i riflettori però godrà di un solo episodio autoconclusivo (più una breve storia di una manciata di pagine raccolta nel volume ReNoir) nella quale l'autore si limita a presentare la sua situazione, quando magari con più spazio a disposizione e potendoci dedicare più tempo, il personaggio avrebbe potuto essere approfondito mostrandone diverse sfaccettature.

Così com'è, Superstar rimane un'opera minore di Busiek, un prodotto nato per una testata contenitore poi naufragata, ma che l'autore ha voluto comunque portare a termine pur senza proseguire oltre la prima puntata. I disegni avrebbero dovuto essere di Paul Ryan o di Alan Davis, ma entrambi gli artisti dopo qualche bozzetto e studio grafico rinunciano perché troppo impegnati con altri lavori; sale così a bordo un giovane Stuart Immonen, ancora lontano dal riconoscimento ottenuto con Ultimate X-Men e Nextwave, che dà vita a Superstar salendo a bordo del progetto quasi come una ruota di scorta; riguardando a posteriori queste tavole si può riconoscere qualche accenno dello stile fortemente caratterizzato che Immonen svilupperà in futuro, ma all'epoca devono essere sembrate tavole standard di una serie supereroistica, per quanto buone.

Il talento di Busiek e Immonen non si esprime al meglio in Superstar, ma fortunatamente la coppia di autori tornerà a collaborare pochi anni dopo per il bellissimo Superman: Identità Segreta, un altra storia che propone un differente punto di vista al mondo dei supereroi.

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