Operation S.I.N. #1 - 2, la recensione

In Operation S.I.N. Peggy Carter e Howard Stark si recano in Russia per cercare alcune tracce aliene...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Non è difficile aspettarsi un certo tipo di fumetto avvicinandosi a Operation S.I.N. considerando che i protagonisti sono Peggy Carter e Howard Stark, e che il primo numero della serie è stato messo in vendita il giorno precedente alla trasmissione del primo episodio di Agent Carter.

Ma se la Marvel voleva sfruttare il traino della miniserie televisiva, perché non sfruttare il medesimo titolo anche per la testata a fumetti? In realtà, anche se c'è una similarità di contesto storico e situazioni tutt'altro che fortuita, i due prodotti sono abbastanza differenti, e appare addirittura evidente l'intento della casa editrice di differenziare la versione cartacea dei suoi personaggi da quella dell'Universo Cinematografico Marvel.

La Peggy Carter di Hayley Hatwell ci è stata presentata come una donna decisa, in grado di farsi rispettare sul posto di lavoro e di non farsi sottomettere dagli uomini, per poi dimostrare la sua abilità in missione e le sue doti di combattimento; la Peggy di Operaion S.I.N. invece è innanzitutto una James Bond in gonnella, viene introdotta come un'agente in grado di mettere al tappeto da sola una task force di uomini armati, per poi dedicarsi solo in un secondo momento a tratteggiare alcuni elementi del suo carattere.
I motivi di questa differenza sono da ricercare anche nel periodo in cui è ambientata la storia: se il telefilm si svolge nel 1946, poco prima che Peggy inizi a lavorare per lo S.H.I.E.L.D., questo fumetto invece è ambientato nel 1952, quando l'agente Carter ha deciso di ritirarsi e non andare più in missione.

Ma Howard Stark la contatta, in modo rocambolesco, per chiedere il suo aiuto visto che in Russia sono state trovate tracce di alieni; un altro elemento che allontana Operation S.I.N. dalla controparte televisiva è la presenza di elementi fantastici e sovrannaturali, laddove Agent Carter invece è realizzato come uno sceneggiato in costume che si allontana raramente dal realismo.

L'elemento vincente del fumetto sceneggiato da Kathryn Immonen è di certo la relazione tra Peggy Carter e Howard Stark, che collaborano continuando a punzecchiarsi, in un misto di cameratismo e frecciatine. I due sono affiancati da Woodrow McCord, personaggio introdotto in Original Sin, il cui inserimento nel cast rende evidente il collegamento che la Marvel ha voluto fare nel titolo, lasciando supporre che in futuro questo fumetto potrebbe diventare un vero e proprio prequel a quella miniserie, presentando eventi e altri fattori che raccontano il passato di quelle vicende.

Anche se Operation S.I.N. appare solo come un'ulteriore avventura ambientata negli anni '50, i personaggi e l'epoca lo rendono un prodotto interessante; anche se in un paio di numeri la trama non ha ancora offerto momenti degni di nota, sono stati introdotti alcuni elementi che in futuro potrebbero essere sviluppati in modo interessante.

Buoni i disegni di Rich Ellis, con personaggi riconoscibili dalle posizioni e dalle espressioni facciali, immersi in un contesto che grazie a una palette virata sul color seppia rimanda alle atmosfere vintage proprie di questi racconti della Guerra Fredda.

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