La privacy nel futuro: Brian K. Vaughan parla di The Private Eye
Brian K. Vaughan esprime in un'intervista le sue paure per il futuro legate alla privacy, un timore che ha dato vita al webcomic The Private Eye...
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Questo è il soggetto di The Private Eye, il fumetto digitale scritto da Brian K. Vaughan e disegnato da Marcos Martin, pubblicato a cadenza bimestrale dal marzo 2013, in modo indipendente, lasciando ai lettori la scelta di quanto pagare gli episodi e permettendo loro di proseguire la serie in questa modalità fino a quando le donazioni sosterranno il progetto.
Qual è stato lo spunto iniziale che ha fatto nascere l'idea di questa storia?
Sia io che Marcos Martin siamo luddisti, non abbiamo Twitter o Facebook, ed è qualcosa di cui ci ritroviamo a parlare spesso. Non è per la paura che il nostro governo o le corporazioni possano spiarci, ma piuttosto per come i nostri colleghi e familiari stanno sacrificando la loro stessa privacy.
Perché questo ti preoccupa?Mi spaventa, soprattutto ora che ho dei bambini, come Internet abbia eliminato la nostra abilità di dimenticare del tutto qualcosa. La minima trasgressione nella tua vita privata può avere effetti drastici nel lungo termine. Penso che le persone non si rendano conto di quanto sia privato ciò che condividono. Più le persone pensano "Non ho nulla da nascondere, puoi guardare nella mia casella e-mail", più queste persone sono in pericolo.
Che tipo di pericolo?
Stiamo cominciando a conservare le nostre informazioni in questo luogo etereo luogo non fisico che aleggia sopra di noi, e sembra che certi tipi di disastri siano dietro l'angolo, con informazioni che vengono diffuse per un incidente, per rivalità personali o industriali, o come atto di guerra. La semplice esistenza di queste informazioni crea l'opportunità di usarle contro noi stessi.
C'è un forte dibattito tra il diritto di privacy e la sicurezza dello Stato, ma nel tuo fumetto tiri spesso in ballo anche la libertà di parola, e di come questi tre valori siano spesso in tensione tra loro.
Sì, sono affascinato da come Internet abbia eliminato la distinzione tra un giornalista professionista e un giornalista amatoriale, un cambiamento che spesso dà vita a del buon giornalismo, ma a volte è negativo. Voglio un futuro in cui Internet è tenuto in considerazione come il programma spaziale Apollo.
Come può rafforzarsi la divisione tra giornalista amatore e professionista? Se la privacy sarà la principale preoccupazione del nostro futuro, molto più della libertà di stampa, come si evolverà il giornalismo?
Nel nostro mondo esiste il Quarto Ceto, in cui le forze della legge e il giornalismo si sono combinati in un'unica entità, finanziata coi soldi delle tasse ed è l'unico organismo autorizzato a indagare sui cittadini, dopo un lungo allenamento e il rilascio di una licenza. Ma le persone vogliono comunque conoscere i gossip da tabloid, venire a sapere quanto ha pagato la sua casa il proprio vicino, o vedere una foto del figlio di una celebrità; in questo caso dovranno assumere un giornalista privato per scoprire quella determinata informazione.
The Private Eye è pubblicato online sul vostro sito personale e i lettori possono decidere quanto pagare per leggerlo. Ci puoi dire quante persone lo hanno scaricato?
Un sacco di persone, molte più di quante leggano Saga, che per me è stato un fumetto di grande successo; più della metà di chi lo scarica lascia un'offerta, sta andando molto meglio di quanto avrei mai potuto immaginare.
Quali progetti hai in cantiere?
Saga prosegue e spero che continuerà ad essere pubblicato per sempre. Sto per finire The Private Eye con Marcos, ma subito dopo ci dedicheremo a un altro progetto assieme, probabilmente una miniserie. Ho avuto il privilegio di lavorare a Hollywood per un paio d'anni, ed è stata un'avventura, ma ciò che al momento è più importante per me è l'amore per i fumetti.
Fonte: VICE