Le Storie 28: Mercurio Loi, la recensione

Mercurio Loi è il quarto albo de Le Storie che firma Alessandro Bilotta. Abbiamo avuto il piacere e il privilegio di leggerlo in anteprima

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Mercurio Loi è il quarto albo de Le Storie che firma Alessandro Bilotta, il terzo in coppia con Matteo Mosca. Il collaudato team creativo dopo il doppio viaggio nel buio del cosmo e della psiche umana con Il lato oscuro della Luna e la Berlino Est della Guerra Fredda vista tramite gli occhi di un implacabile agente della Stasi con Friedrichstrasse, ci tuffa attraverso l'agitata cornice politica dell'Italia di inizio '800, nei misteri della sua futura capitale. Ci sono i presupposti per sviluppi futuri di questo progetto che abbiamo avuto il piacere e il privilegio di leggere in anteprima, avendo accesso direttamente alla sceneggiatura. Ne abbiamo discusso come promesso, insieme ad Alessandro in un'imminente intervista da non perdere, dove abbiamo ricevuto tutte le risposte alle nostre e alle vostre curiosità.

Andiamo ai fatti, che sono ambientati nella Roma della prima metà del XIX secolo, precisamente nel 1825. Il protagonista, un severo e pignolo docente universitario il giorno, vive di notte una seconda identità, quella di un audace investigatore dei misteri più arcani e cruenti del passato che tornano a minacciare l'Urbe. Come un Indiana Jones ante litteram o per rimanere in casa Bonelli, come un antesignano del Martin Mystère di Alfredo Castelli, di cui Bilotta ha firmato il numero 265, Le pietre di Carnac, Mercurio da erudito e riservato insegnante sa trasformarsi in temerario uomo d'azione, nonostante alcune sue irrimediabili debolezze. Sono difetti che ne risaltano tuttavia la profonda umanità che emerge poco alla volta, dopo un primo impatto piuttosto ruvido con il lettore, non mitigato dalle fattezze e dal fisico del personaggio, lontani dai comuni canoni di bellezza.
È la reazione opposta che ottiene il giovane e avvenente Ottone, l'assistente di Mercurio: generoso, spontaneo, sanguigno. È una figura che cresce narrativamente parlando col procedere degli accadimenti e si attesta come quella più complessa e ricca di sfumature.

Quasi ogni pagina è come adagiata sullo splendido sfondo di una Roma magica, straripante di luoghi unici al mondo in cui scorrono ancora vividi come sangue nelle vene, i millenni della sua storia. Il soggetto di Bilotta ne accarezza alcuni eventi emblematici, i misteriosi riti pagani dei Lupercali, il caso di Beatrice Cenci, il sorgere della Carboneria e delle società segrete. Come un giallo che si rispetti ci sono morti inspiegabili da sciogliere con la ragione e strappare alla superstizione, all'ignoranza popolare. Come un fumetto eroico c'è un feroce antagonista, Tarcisio Spada e come ogni racconto che funzioni c'è la vita quotidiana, quella vissuta, con i suoi guai e le sue scaramucce, piccole e grandi , che sono il sale dell'esistenza. Ci sarà un colpo di scena finale, che spiazzerà il lettore e coglierà davvero nel segno in modo inusuale. Mercurio Loi è una de Le Storie più dense e poliedriche lette finora, degne di una trasposizione cinematografica o televisiva. Mosca si propone in tutto il suo repertorio, completo di primi piani e panoramiche mozzafiato, interprete partecipe di quel pizzico di poesia e di melanconia che sono un tratto distintivo del suo sceneggiatore. Eppure Mercurio Loi nasconde un difetto, o temuto tale, quello di negarci un seguito.

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