Image EXPO: Skottie Young parla di I Hate Fairyland
Skottie Young racconta i primi particolari di I Hate Fairyland, la sua nuova serie indipendente presentata ieri a Image EXPO
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
La protagonista è una donna di quarant'anni nel corpo di una bambina di otto, che vive in un mondo magico in cui è capitata per caso trenta anni fa e da cui non è più riuscita ad uscire. E lo odia. Gertrude non ne può più, sta diventando pazza. Avevo questa idea da anni: Alice nel paese delle Meraviglie è il primo romanzo che abbia letto da solo ed ero innamorato dei personaggi bizzarri e dei gioci di parole. Un giorno ne ascoltai l'audiobook mentre stavo inchiostrando e ho rischiato l'esaurimento. Quelle stesse cose che mi sembravano così interessanti da bambino, ora apparivano un casino senza senso.
E poi è arrivato il mio primo figlio: non puoi evitare cartoni animati come Dora l'Esploratrice e cose del genere: Vieni investito da dozzine e dozzine di immagini di quegli show televisivi per bambini. Più avevo a che fare con questi libri e cartoni per bambini, più I Hate Fairyland prendeva forma nella mia mente e pensavo che sarebbe stato divertente vedere un personaggio che facesse, in un mondo di fiaba ed edulcorato, quello che farebbe un adulto intelligente: dare di matto per quanto è finto e carino e vuoto e stupido quel mondo.Non fraintendete: amo molto i racconti del dottor Seuss, Dorothy e compagnia. Ma è interessante esplorare l'idea di un adulto che ragiona da adulto costretto a vivere in mondi del genere.
Ma no. Lavoro alla Marvel da quando ero un ragazzo: avevo ventidue anni e ora ne ho quasi trentasette e sono ancora con loro. Alcune persone, lì dentro, sono come una famiglia per me e mi sono state accanto per quasi tutta la mia vita adulta. Non posso proprio dire di essere stato strappato da un editore a un altro. Avevo delle idee che volevo mettere su carta: quando è stato il momento, sono andato da Eric Stephenson della Image e gli ho chiesto se interessassero. La risposta è stata positiva. Nient'altro, nessun furto di autori, nessuna fuga. Sto continuando e continuerò a fare una valanga di cose con la Marvel. C'è un nuovo fumetto in cantiere, tra l'altro.
Young ha anche parlato della propria identità di artista: se è vero che alcuni lo vedono come un disegnatore dallo stile indie, questo non vale per l'immagine che ha di sé, per quanto ammetta che di non poter essere nemmeno etichettato come mainstream. Si sente soprattutto fortunato di aver sempre avuto un pubblico che lo apprezzasse, anche nei tempi in cui lo stile realistico era quasi una condizione necessaria per lavorare nel mondo del fumetto e quello cartoonesco non veniva neppure menzionato nelle conversazioni, come fosse una parolaccia. Nel mercato odierno, per fortuna, sembra esserci spazio per ogni tipo di prodotto.
Tornando a I Hate Fairyland, Skottie Young ci lascia con una sorta di sibillina definizione della sua nuova opera.
Roger Rabbit pieno di forti emozioni sotto molti punti di vista. E aggiungete pure il film di Zemeckis alle influenze dirette di cui ho parlato prima.
Fonte: Bleeding Cool