Grant Morrison: "Un fumetto sarà sempre più personale di un DVD o di un CD"
Grant Morrison ha parlato del suo trionfo di critica e pubblico, The Multiversity che ad aprile si concluderà con il numero #2
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Grant Morrison porterà a compimento uno dei suoi lavori più impegnativi e ambiziosi per la DC Comics il aprile prossimo, con The Multiversity #2, unico titolo della saga a ripetersi; il primo albo esordì infatti ad agosto sempre con le matite di Ivan Reis e Joe Prado. Il geniale scrittore scozzese ha parlato del progetto affermatosi come un trionfo di critica e pubblico, in un'intervista sul magazine Salon.com, senza perdere l'occasione di dire la sua sulla situazione attuale del fumetto supereroistico. Eccovi il meglio di questa lunga chiacchierata. Buona lettura.
In che modo Multiversity è legato al tuo interesse per le teorie sui multiversi, la meccanica quantistica e la fisica delle particelle?
Beh, la Natura è infinitamente prolifica, feconda e sopra ogni cosa esageratamente generosa. Sembra divertirsi a creare molteplici copie di qualsiasi genere di cose destinate a una fine, dai microbi, alle formiche, dalle persone alle stelle, perché non anche gli universi?L'accesso a più universi significa ovviamente che si può mandare al diavolo il proprio in maniera sontuosa, rassicurati dal sapere che da qualche parte Grant e Scott e tutti coloro che amiamo, stanno vivendo senza dubbio una versione di gran lunga migliore di questo mondo, con mezzi di teletrasporto, jet-pack, macchine spazio-temporali, per non parlare della miglior musica e del miglior intrattenimento sempre a portata di mano!
[caption id="attachment_39518" align="alignleft" width="192"] The Multiversity: Ultra Comics #1 (marzo 2015)[/caption]Come riesce Multiversity a permettere agli scrittori di svincolarsi dal passato?
Io cerco con grande impegno di concentrare le mie storie negli intriganti vuoti lasciati indietro dalla generazione attuale e passata di talenti che lavorano e hanno lavorato in DC Comics. I 52 mondi che ho elaborato come parte del Multiverso sono tutti basati su racconti esistenti e già pubblicati. In alcuni casi ho snellito i soggetti originali, in altri li ho ripensati e rinnovati da zero, ma lista originale di mondi paralleli sui quali ho lavorato è in giro da anni. Uno dei motivi per cui mi piace mettere mano agli universi immaginari da tempo consolidati, è l'opportunità di rovistare tra i detriti di un paesaggio artificiale alimentato da generazioni di geniali, spesso esaltati, ma indiscutibili, giovani creativi.
È stata un'esperienza liberatoria potersi scatenare nell'inventare nuove Terre e (anti)eroi, mentre facevi a pezzi delle icone?
Ho cercato di rimanere entro i limiti. La DC Comics ha un ricca storia di Terre parallele e come ho detto, ho tenuto quelle che mi piacevano, affinandole un poco, e ho creato alcuni nuovi universi ispirati ai fumetti supereroistici di case editrici rivali come Marvel, Image o Extreme. Per qualche perversa ragione ci ho preso gusto a far soldi inventando sciocche imitazioni di personaggi esistenti, come Spore al posto di Spawn, Major Max per Captain Marvel o Doctor Nemo per No-Man. Ci sono alcuni esempi di tal tipo e li trovate tutti nella Guida a Multiversity in arrivo, dove vedrete gli analoghi personaggi Marvel o DC di Rob Liefeld e Kurt Busiek. Ci sono derivazioni di derivazioni, copie di copie, dove il sostituto di Busiek di Captain Marvel, The Gentleman con il suo smoking, diventa Good Guy di Terra-34, che ricorda L’il Abner. Dove l'imitazione di Rob Liefeld di Wonder Woman, Glory, diventa Majesty, Queen of Venus di Terra 35 e così via. Rifacimenti su rifacimenti di rifacimenti. È come il feedback di una chitarra.
[caption id="attachment_39520" align="alignright" width="199"] The Multiversity: Mastermen #1 (febbraio 2015)[/caption]
C'è una tendenza a spingere i fumetti verso “crisi infinite” (che sembrano essere la nuova costante del mercato)? O forse è un segnale di un impoverimento di personalità?
Un fumetto sarà sempre più “personale” di un DVD o di un CD, i quali richiedono un “interprete” elettronico per renderne fruibile il contenuto. Nei fumetti è il lettore l'interprete, così il coinvolgimento è sempre più diretto e dinamico. Leggere fumetti è un'attività molto meno passiva del consumare DVD o CD.
E hai ragione. La crisi è oggi il modo usuale di raccontare i supereroi. Ogni fumetto del genere, compresi i personaggi della TV come Doctor Who, devono per forza, inevitabilmente, affrontare una minaccia su misura per lei o per lui vitale ed essenziale. Non è più sufficiente commettere un crimine bizzarro in Gotham City; ogni cattivo che si rispetti deve colpire nel profondo esistenziale di Batman, mandare all'aria le vite private dei suoi amici e parenti, fargli dubitare della sua stessa ragione di essere, mettere a ferro e fuoco la sua città e far esplodere il suo nascondiglio... Per un certo tempo è stato veramente elettrizzante osservare i nostri eroi vedersela con insidie di rilevanza vitale, ma adesso l'approccio “crisi”, dove ogni giorno è il “giorno in cui il Male vince”, sta cominciando a diventare un'altra, triste, scontata strategia con risultati creativi in continuo calo.
[caption id="attachment_39523" align="alignleft" width="201"] The Multiversity: Guidebook (gennaio 2015)[/caption]
Parlando di personalizzazione, The Multiversity infrange ogni barriera e consapevolmente parla direttamente di se stessa.
Grazie. Sono stato influenzato direttamente dal metodo che Stan Lee usò agli albori del fumetto Marvel, dove Stan in tutta tranquillità si intrometteva con la sua voce di autore per parlare al lettore come fosse stato nella stanza accanto a lui, facendo capolino sulla sua spalla e commentando ironicamente il fumetto che quello teneva tra le proprie mani... La prima storia di Spider-Man è probabilmente la più “meta-storia” di qualunque cosa mai tentata... E tutto viene realizzato senza sacrificare l'immediatezza emozionale che ti fa immedesimare con i personaggi o la sospensione dell'incredulità.
Il primo numero di Multiversity è pieno di gente di colore, dai supereroi e politici afroamericani a dei aborigeni e geni gay. Questo e ha a che fare in qualche modo con i supereroi bianco candido che hanno fatto il salto dai fumetti alla TV e al cinema?
A dir la verità è qualcosa che è successo in modo al quanto naturale e per nulla premeditato. Un paio di personaggi sono quelli che ho creato per Crisi Finale e altri sono nuovi, ma tutti sono stati introdotti per giocare un ruolo specifico nella trama e fino a quando non avevo terminato il primo episodio non mi resi conto che la mia squadra di super campioni della giustizia del multiverso non comprendeva un bianco eterosessuale.
Vivo in un mondo catalogato per diversità di colore della pelle, orientamento sessuale e opinioni politiche. Penso sia importante riflettere queste influenze nel mio lavoro. Un venire al mondo casuale, ha fatto di me ciò che sono, un tizio di pelle bianca e di mezz'età, destinato a invecchiare, proveniente dalla Scozia occidentale, per cui non ho mai preteso di elevarmi a portavoce di qualsiasi minoranza o gruppo. Non voglio riportare una fede politica qui ma sento veramente il bisogno di riflettere un mondo nei comics che sia il più vicino possibile a quello in cui vivo. E a prescindere, mi identifico con chiunque si sia mai sentito uno straniero.
Non sono solito dividere il mondo per colore, religione o tendenza sessuale; nel mio semplice universo binario, ci sono Bravi Ragazzi e Farabutti senza speranza.
Fonte: Salon