VannoTuttiTroppoPiano: Deliziato e Deluso dal 2014

VannoTuttiTroppoPiano oggi tira le somme e si occupa de fumetti italiani usciti nel 2014 che hanno deliziato e deluso Flaviano Armentaro

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DISCLAIMER: questa non è una classifica. Non sono un grande amante delle classifiche messe li senza spiegazione, senza un gusto o un'intenzione precisi (ad eccezione di quelle che hanno uno spirito goliardico, che è tutt'altra cosa).

Semplicemente vorrei dire cosa, dei fumetti italiani usciti quest'anno, mi ha deliziato e deluso. Essendo quindi una serie di valutazioni totalmente soggettive, sarà probabile vedere esclusi libri più noti, come quelli di Tuono Pettinato o Giacon (o come poteva essere l'anno scorso Unastoria di Gipi), che seppur di una qualità oggettiva, mi hanno lasciato del tutto indifferente a livello empatico.

Un altro dato che sicuramente salterà all'occhio è la presenza di diversi titoli BAO. Il motivo è semplice, BAO attualmente è l'editore che ha una quantità di uscite interessanti superiore rispetto agli altri. È quindi più probabile che mi ritrovi a leggere un loro libro.

Come detto nel primo post di VannoTuttiTroppoPiano, continuo a riscontrare una forte mancanza di editing da parte degli editori. Spesso mi trovo di fronte a letture che, pur partendo da uno spunto ed una narrazione interessanti, finiscono per risultare fastidiose, immature o incomplete. Per questo motivo nei prossimi appuntamenti, ho programmato una serie di interviste ad editor stranieri di case editrici importanti, per provare a fare un confronto e tirare delle somme sul nostro modo di fare editoria a fumetti.

Per quanto riguarda i titoli stranieri ne ho selezionato solo uno e ve ne parlerò approfonditamente nel prossimo post.

buona lettura.

promoLa Notte Del Presepe Vivente di Davide La Rosa e Federico Rossi Edrighi (Star Comics)

È un vero peccato che quest'albo sia uscito in versione "da edicola", avrebbe meritato una veste da libreria, una cura (magari a colori) ed una promozione abbastanza elaborate da rendere merito al contenuto. Davide La Rosa ha il dono innato di saper scrivere delle storie interessanti con una naturalezza fuori dal comune. Ne La Notte del Presepe Vivente questo dono si affina, è privo delle stonature e degli artifici di chi è alle prime opere, dalla prima pagina siamo già "bloccati" a Laglio, concittadini di una banda di matti. Davide ha anche la particolarità di dare ai dialoghi (soprattutto del protagonista) un tono serafico da gentiluomo di un altro secolo, generando un effetto comico che è una boccata d'aria fresca in un mercato che ultimamente sembra dominato dall'umorismo di borgata (che in piccole dosi apprezzo, per carità).

I disegni, freschi e dinamici sono di Federico Rossi Edrighi, di mestiere storyboarder per l'animazione e da un po' di anni dedito al fumetto (potete recuperare Harpun realizzato in coppia con Giovanni Masi e vederlo all'opera prossimamente su Dylan Dog). Non c'era artista più adatto ad illustrare questa storia. Perché Federico e Davide sono spiriti affini provenienti da epoche passate, perché il protagonista pare assomigliare veramente a Federico in tutto e per tutto (non credo sia voluto) e perché i suoi disegni si prestano benissimo a raccontare una storia leggera e divertente, che ti riconcilia col mondo.

Unico piccolo rammarico, il portarsi dietro di La Rosa quel vizietto citazionista che tanto funziona nelle storie del suo blog, ma che qui ci fa emergere troppo spesso dall'atmosfera della storia, ricordandoci che fuori c’é un mondo, spesso più triste della calorosa Laglio.

Le Ragazzine hanno perso il controlloLe Ragazzine Hanno Perso Il Controllo. La società le teme. La fine è azzurra. di Ratigher (autoproduzione)

Ratigher è lo Scrooge del fumetto, la sua avarizia non ha confini. Scrive delle storie che sono delle perle, ma delle perle minuscole. Quando arrivi alla fine de Le Ragazzine vorresti che continuasse per altre novecento pagine o che gli si dedicasse una serie mensile (lo stesso fu per Trama). Ratigher ha la capacità non solo di scrivere delle storie interessanti ma soprattutto di costruire dei personaggi così strani e allo stesso tempo reali, che difficilmente si dimenticano. Tutto questo lo fa con uno stile fresco, tagliente e assolutamente personale che ad un occhio poco allenato o abituato all'estetica classica potrà sembrare strambo e storto e invece sta proprio li il bello. È difficilissimo trovare delle derivazioni nel suo stile, in alcune cose potremmo azzardare Scozzari, ma non nel tratto, bensì nella cattiveria con cui riga la pagina e nel modo di "violentare" il lettore portandolo a provare repulsione e allo stesso tempo immedesimarsi nei personaggi delle sue storie. Sarà difficile scordarsi di Castracani e Motta così come non ci siamo scordati di Lavinia e Bimbo Fango.

GliAmariConsigli_6Gli Amari Consigli di Niccolò Pellizzon (BAO Publishing)

La differenza che puó fare un balloon. Mi sarebbe bastata una sola frase ad epilogo della storia di questo o volume per non farmi sentire un po’ turlupinato. Qualcosa che fosse andato a chiudere il cerchio dando completezza ad un racconto che già lascia poco alla memoria del lettore. Non voglio dire che il “finale aperto” sia sempre uno stratagemma per pigri, spesso ha un suo senso narrativo specifico ed efficace, purtroppo non qui. Mi aspettavo molto da Pellizzon, il suo esordio Lezioni di Anatomia (Grrrzetic) mi aveva colpito per la particolarità della storia ma soprattutto per il tono e lo stile con cui era trattata, una voce molto personale ed una vera novitá nel panorama italiano. Il successivo artbook/pamphlet pubblicato, In the Fauces continuava il percorso del libro precedente facendo intravedere un immaginario vasto, strutturato e di forte impatto.

Ho come l’impressione che Gli Amari Consigli abbia avuto una gestazione troppo frettolosa. La storia non manca certo di spunti, personaggi e situazioni  interessanti, ma non riesce a sollevarsi dal solito canovaccio della ragazza tormentata con poteri, qui in salsa hipster, che finisce per non avere né arte né parte. Dal punto di vista visivo, Pellizzon non manca di stupire con le sue visioni metafisiche ed infernali, anche se qui la sua pennellata spessa e densa viene “coperta” da una scelta cromatica decisamente pesante e invasiva. Sicuramente un esperimento, ed è sempre giusto che gli artisti si mettano in gioco, però forse era il caso di mettere meglio a fuoco le parti da valorizzare in quest’opera.

Spero che Pellizzon riesca a recuperare quella profondità narrativa dimostrata in Lezioni di Anatomia, e riesca a trovare il modo di fonderla al suo vivido immaginario in un modo equilibrato e più ispirato.

Jaybird di Jaakko e Lauri Ahonen (ospitato su Super G, Periodici San Paolo) jaybird07

Di solito non concordo in nulla con i metodi di candidatura e selezione dei premi italiani. Sono rimasto quindi felicemente stupito nel vedere premiato, allo scorso Gran Guinigi, questo fumetto apparso sul magazine Super G dei Periodici San Paolo (originariamente realizzato su una piattaforma di crowdfunding), che purtroppo non ha avuto nessuna promozione né distribuzione. Jaybird è un fumetto quasi totalmente muto che stupisce per la capacità di comunicare l'orrore, l'insicurezza, la follia e le mille altre sensazioni che avvolgono il protagonista e la casa che lo ospita, senza mai scadere nella retorica o nella spiegazione. I disegni sono straordinari, quasi scolpiti nella pagina, fanno emergere gli occhi pieni di paura del piccolo protagonista. Pochi personaggi, un ambiente ridotto, dialoghi scarsi. I due autori finlandesi si sono posti non pochi paletti nella realizzazione di questa storia, quindi la sfida è doppiamente riuscita. In un susseguirsi di fumetti che nascondono il vuoto cosmico, sotto una marea di parole stese nei balloons come i panni al sole, scoprire questa piccola produzione è stata una sorpresa e una gioia.

dimn-p10-pauraDimentica il Mio Nome di Zerocalcare (BAO Publishing)

All’apparenza Zerocalcare si è finalmente lanciato in un racconto di cuore e di pancia senza paracadute. Purtroppo non è così. Già ne La Profezia dell’Armadillo aveva affrontato un tema autobiografico molto duro. Ma se nel libro d’esordio, le pagine di gag e citazioni su cui l’autore ha fondato il suo successo di pubblico, avevano la funzione di stemperare il clima greve della perdita di una persona cara, in Dimentica il mio Nome (che ha di fondo una tematica autobiografica molto simile e questo mi accende dei campanelli d’allarme), a 3 anni di distanza e 4 libri pubblicati, quelle pagine di risate sono tante, troppe e finiscono per diventare un ingombrante salvagente a cui affidarsi per paura di lanciarsi nel vuoto o forse perdere una grossa fetta di pubblico.

La parte più interessante del libro, poteva essere raccontata nella metà delle pagine (il corposo volume ne ha 240) ed in questo modo sarebbe stata sicuramente più efficace e forse sarebbe rimasta più impressa nella mente del lettore. Così si finisce invece per arrivare al termine del libro con la sensazione di aver assistito ad un racconto molto importante e singolare dell’autore (vero o inventato che sia poco importa), ma esserselo perso tra le mille fermate all’autogrill della sicurezza.

Forse cinque libri in tre anni sono troppi per avere il tempo di concentrarsi sul proprio lavoro e trovare la giusta misura. Forse le cifre da capogiro di vendita e di pubblico sono diventate uno scacco difficile a cui sottrarsi per raccontare in modo "libero". Se quindi, il gioco di citazioni pop mi aveva stufato alla seconda declinazione della cecità di Sirio il Dragone in due libri differenti, la naturalezza con cui Zerocalcare riesce a raccontare e far ridere, mi fa esigere che mi vengano raccontate nuove storie e che queste riescano a diventare la peculiarità dell’autore. Perché le risate passano, le storie restano.

Orfani 11 – Tutti Giù Per Terra di Recchioni, Cavenago, Dell’Edera, Pastorello, Niro (Sergio Bonelli Editore)orfani-novita-riflessioni-tavole-inedite-e-qu-L-4aAkoF

Ero riluttante a mischiare le storie complete con le serie mensili, ma quest’anno non si può sfuggire alla rivoluzione di Orfani. Non ho ancora letto il n. 3 di Ringo che sta ricevendo recensioni entusiastiche quindi al momento il mio preferito rimane il n. 11 della prima stagione. Da amante del disegno non posso che gioire alla vista di una serie a fumetti che vanta una lista di artisti tra i migliori in italia. La sfida di Orfani era doppiamente difficile, non solo c’era da portare una piccola rivoluzione in casa Bonelli e negli occhi dei lettori (quando mai si era vista una doppia splash page al vivo della pagina!), ma c’era il rischio di affrontare un tema come la fantascienza, che raramente si riesce a restituire senza invecchiarlo o renderlo inutilmente complicato. Rischio scongiurato grazie a un grandissimo lavoro di pre-visualizzazione operato da Emiliano Mammucari e da tutto il team di autori.

La storia che precede il gran finale è allo stesso tempo una delle più tirate e più riflessive della serie. Recchioni riesce a mantenere la tensione per tutto l’albo senza trascurare lo svolgimento del racconto e regalando dei momenti onirici che vanno ad inserirsi nella grossa matassa di tutto il suo immaginario. Werther Dell’Edera e Gigi Cavenago supportati dai colori di Giovanna Niro e Alessia Pastorello, così come hanno fatto nei numeri precedenti (e come hanno fatto tutti i loro colleghi), realizzano dei disegni così potenti da poter competere con l’attuale fumetto americano o francese. Purtroppo il formato “bonellide” rimane un pregio da noi ma un difetto nell’esportazione: non sarebbe così strano trovare Orfani accanto alle migliori serie contemporanee come The Massive, B.P.R.D., The Wake o altre che si stanno occupando di svecchiare il mercato da una visione del fumetto stantia che ci portiamo dietro dagli anni '90.

Fun di Paolo Bacilieri (Coconino Fandango) 3091601

Devo rassegnarmi: il capolavoro di Bacilieri non arriverà mai. Fun poteva esserlo? Chissà, se per una volta fosse riuscito a mettere la storia davanti a se stesso, forse si. Fun è in sostanza tre cose: paesaggi metropolitani magistralmente illustrati, una serie di avventure di Zeno Porno (il personaggio avatar dell'autore) tra cui alcune già uscite anni fa su Animals e, disseminata qua e là e narrata in modo abbastanza didascalico, la storia dell'invenzione del cruciverba. Per quanto mi sforzi non capisco l'utilità di raccontare una storia così interessante e ben documentata, coprendone il suono con le inutili e già lette chiacchere di Zeno, così piene di citazioni e rimandi all'intera opera di Bacilieri da non riuscire a capire quale sia il vero soggetto del libro.

Bacilieri è un artista enorme, uno dei veri maestri contemporanei del nostro fumetto. Pur seguendolo dai tempi di Barokko, non sono ancora riuscito a trovare una sua opera che brilli di completezza e lucidità. Forse è questa la sua natura e "bisogna stacce", come direbbe il generatore automatico di frasi di Zerocalcare, allora mi piacerebbe però vederla sfruttata a fondo. Che Bacilieri diventi arte anziché limitarsi soltanto a citarla.

(Le Ragazzine di Ratigher viste da me)

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