Dragon Ball: La Leggenda delle Sette Sfere
Il primo film animato di Dragon Ball racconta nuovamente la ricerca delle sfere del drago da parte di Goku e compagni...
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
La scelta adottata ricalca un modello sfruttato per molti altri prodotti simili: riassumere gli eventi del fumetto, così da presentarlo agli spettatori che non hanno letto la versione cartacea, facendo così la gioia degli appassionati che possono vedere in movimento le scene che già hanno amato. In questo caso però questa decisione appare quasi uno spreco, visto che nemmeno un anno prima dell'uscita di questo film aveva esordito l'anime di Dragon Ball, dando così modo di far conoscere Goku e compagni a una platea più ampia; perché ripetere la stessa operazione già realizzata solo pochi mesi prima in televisione?
La Leggenda delle Sette Sfere ripercorre la prima saga del fumetto cambiando però le situazioni in cui i personaggi si incontrano, sia per offrire qualcosa di diverso a chi già conosce il manga, che per far rientrare tutta la vicenda nei soli 50 minuti di durata. Così facendo però gli eventi si susseguono in modo frettoloso, presentando una quantità di elementi senza però dare ad ognuno lo spazio necessario per essere accattivante all'occhio di chi si avvicina a questo mondo per la prima volta. Inoltre la qualità tecnica dei disegni e dell'animazione non si è molto distante dagli standard televisivi dell'epoca, differenziandosi solo qualche dettaglio in più e una colorazione meno piatta; inoltre una scelta di colori dalle tinte più cupe contribuisce a far sembrare Dragon Ball un prodotto destinato a un pubblico più adulto, con atmosfere differenti dalle intenzioni iniziali di Toriyama.
Il film decide infatti di accantonare Pilaf e i suoi scagnozzi, probabilmente ritenuti troppo demenziali e troppo poco minacciosi per un prodotto di questo tipo, e sono stati rimpiazzati da Re Gourmet, uno spietato sovrano che obbliga i suoi uomini a scavare nel terreno per impadronirsi di tutte le pietre preziose al suo interno, non preoccupandosi minimamente di star devastando un intero villaggio.
Il prologo in cui si vedono gli scagnozzi di Gourmet come oppressori, pronti a maltrattare pacifici abitanti e non risparmiare nemmeno una bambina, sembra quasi voler emulare lo stile di Ken il Guerriero; la stessa sensazione si ha anche in una sequenza di combattimento in cui Yamcha utilizza le sue mosse di arti marziali, ricordando proprio le tecniche del guerriero di Hokuto. Purtroppo la nuova nemesi e i suoi scagnozzi non riescono ad essere degni sostituti di Pilaf, forse più intimidatori ma non per questo altrettanto carismatici.
Ai personaggi del manga si aggiunge la piccola Panjee, bambina fuggita dal suo villaggio in cerca di aiuto, sperando di riuscire a contattare il Maestro Muten per chiedergli di sconfiggere l'esercito di Gourmet; l'anziano si presta ai siparietti comici presenti anche nel manga, ma non si capisce bene per che motivo non accetti di aiutare la squadra di protagonisti. L'uomo si limita a congedarsi con una massima filosofica, apparendo un po' menefreghista per colpa di una sceneggiatura traballante; non è l'unico buco di sceneggiatura, visto che ad esempio non si spiega come alla fine del film Gourmet appaia come una creatura deforme, quando in realtà dopo aver riunito le sfere del drago nella sua pancia, l'arrivo di Shenron l'avrebbe dovuto squarciare. È un congedo che appare forzatamente buonista, con Gourmet che improvvisamente si commuove davanti a dei fiorellino, quando fino a poche ore prima era disposto a tutto pur di mettere le mani sulle pietre preziose.
Ci sono però anche alcuni elementi positivi nel film, come l'entrata in scena di Yamcha che viene ricreata giocando in modo efficace con luci, inquadrature e colonna sonora, componendo così una delle sequenze più riuscite. Anche i due scagnozzi di Gourmet sono sfruttati in modo intelligente: il massiccio Bongo costringe Goku a un adrenalinico combattimento volante a suon di bastoni, mentre Pasta riesce a mettere in difficoltà Yamcha grazie alla sua natura femminile.
Nonostante ciò La Leggenda delle Sette Sfere rimane un primo tentativo cinematografico con scarsi risultati per Dragon Ball, fallito soprattutto per la sua volontà di ripresentare gli eventi del manga in modo affrettato, con atmosfere atte ad accattivarsi un pubblico più adulto, snaturando però i toni dell'opera originale.