Speciale Il Ragazzo Invisibile: BadComics.it intervista Alessandro Vitti

Abbiamo intervistato Alessandro Vitti, uno degli artisti de Il Ragazzo Invisibile, la miniserie Panini che affianca il film omonimo di Gabriele Salvatores

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Il Ragazzo Invisibile 1Il progetto è ormai avviato: tra pochi giorni uscirà il secondo numero di Il Ragazzo Invisibile, il fumetto che affianca il film omonimo di Gabriele Salvatores, in uscita l'11 dicembre, nel primo grande progetto crossmediale tra fumetto e cinema del nostro paese. Se la pellicola si propone di essere il primo prodotto cinematografico supereroistico italiano, il fumetto si profila altrettanto ambizioso, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione al primo numero della serie scritta da Diego Cajelli e disegnata da grandi artisti di caratura internazionale come il nostro ospite di oggi.

Alessandro Vitti, uno dei nostri giovani disegnatori ben noti anche all’estero, membro di spicco dell’etichetta indipendente Lateral Studio e con un curriculum che parla da solo: dalle matite per la DC Comics, ricordando soprattutto alcuni cicli di Green Lantern.

Grazie Alessandro per averci concesso questa intervista. Oggi sei uno degli artisti invitati a lavorare sul fumetto legato a Il Ragazzo Invisibile. La tua opinione di professionista ormai esperto del settore: la crossmedialità fa bene al fumetto e alla narrativa in generale? E quanto avevamo bisogno, in Italia, di un progetto del genere?

A piace tantissimo l’idea di crossmedialità in generale. Fa bene a tutta la comunicazione, in ogni sua forma. Viaggiamo su diversi livelli di comunicazione e tutti interagiscono nella quotidianità di ogni giorno. Scatti una fotografia e puoi condividerla contemporaneamente su diversi social, perchè sai già che non tutti potrebbero vederla se ci limitassimo ad utilizzarne uno solo. Credo che sia un percorso sintomatico del presente che stiamo vivendo. Se faccia bene o meno non spetta a me dirlo, ma l’idea mi esalta un sacco!!!

Sappiamo che il fumetto e il film non raccontano la stessa storia e che il primo, pur essendo uscendo in anticipo, è un’espansione dell’universo narrativo della pellicola. Possiamo aspettarci una storia di supereroi classica? E il film ha gli elementi di un cinefumetto supereroistico come siamo abituati a pensarlo?

Per evitare di fare spoiler per risponderti, ti suggerisco di aspettare l’uscita della serie intera e del film. Ci sono comunque dei poteri sovrumani al centro della storia!

A tal proposito, quanto stretto è stato il rapporto e quindi il contributo con il medium di origine? Che rapporto ci sarà tra le tue tavole e le inquadrature di Salvatores? Avete visto il film in anteprima, per poter dare una dimensione coerente all’aspetto visivo?

Abbiamo avuto il piacere di vederlo in anteprima e in quella occasione c’è stata la possibilità di conoscere personalmente anche il regista: è stato un momento epico!! Abbiamo dovuto semplicemente rispettare la narrazione e alcune caratteristiche dei personaggi, ma per il resto siamo stati liberi di lavorare liberamente con i nostri stili.

Il genere supereroistico è abbastanza estraneo alla nostra tradizione nazionale. Eppure, dopo vari tentativi fatti in passato di portare il nostro fumetto al cinema, oggi arriva un progetto originale che non può prescindere dal fumetto cinematografico degli eroi in costume. Gli Stati Uniti fanno scuola come sempre. Pensi ci sia spazio anche da noi per storie di supereroi autoctone?

Lo spazio c’è, per qualunque genere esistente. Abbiamo mezzi diversi, ma questo non ci può impedire di dare comunque sfogo a iniziative e idee simili.

Da un punto di vista di metodo di lavoro, il regista premio oscar per Mediterraneo quanto è stato coinvolto nella produzione del fumetto?

Il suo supporto lo ha dato all’inizio, condividendo con i noi i suoi gusti, i suoi interessi e la sua passione per il fumetto. In seguito siamo stati liberi di lavorare e mostrare il nostro lavoro e sapere da lui un suo parere.

ragazzo invisibile coverNella tua carriera, hai lavorato con diversi sceneggiatori, alcuni assolutamente di grande valore: il primo che mi viene in mente è Charles Soule che, in questo periodo, sembra avere in mano le chiavi della macchina della Marvel. Oggi lavori, se non vado errato per la prima volta, con Diego Cajelli, uno degli sceneggiatori più esperti e apprezzati del nostro paese e uno dei più poliedrici. Cosa ci racconti di questa collaborazione?

A livello temporale, ho avuto un’altra esperienza professionale con Diego anche su un numero della serie regolare di Diabolik, che uscirà a dicembre. Successivamente c’è stato questo progetto, che però ci ha permesso di condividere anche delle emozioni più sentite. E poi lavorare con lui è piacevole. Puoi condividere ogni pensiero ed ogni idea con Diego avendo la certezza che, dopo aver scambiato quattro chiacchiere insieme, il risultato è sicuramente migliore di quello che avevi pensato prima da solo.

Come ha spiegato Diego Cajelli e come abbiamo visto nell'albo, tu, Camuncoli e Dell’Edera siete presenti in contemporanea su ogni numero della miniserie e ad ognuno è stata affidata una linea temporale. Quanto vi siete interfacciati voi artisti? E come ti sei trovato a lavorare con colleghi come Giuseppe e Werther?

Ci siamo interfacciati fino alla fine. Tutto il team vedeva quello che ognuno di noi faceva. Il momento più ricco di scambi di idee e consigli si è svolto soprattutto all’inizio. Ci siamo divertiti a definire graficamente ogni parte del lavoro in un modo ben definito. I nostri stili hanno particolarmente aiutato a connotarli, ma è stato ugualmente piacevole scambiare delle idee e definire insieme le fasi del lavoro.

A proposito del film più in generale, invece, gli Americani ci hanno abituati a due grandi atteggiamenti nei confronti del cinema supereroistico: uno che predilige toni divertiti e divertenti che alleggeriscono la componente action e avventurosa, e un altro più introspettivo e cupo che dipinge gli eroi classici come figure tormentate e dalle scelte sofferte e mai prive di conseguenze. Il Ragazzo Invisibile dove si colloca? Magari sceglie la terza via della metanarrativa, o del metacinema?

Il Ragazzo Invisibile si colloca come primo film del Cinema Supereroistico Italiano. Il resto, lo vedrete con i vostri occhi!

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