Lucca 2014, Bad Boys: Boichi, Palumbo, Deodato Jr. e il lato oscuro del fumetto

Primo esperimento qui a Lucca Comics & Games, quello di riunire autori con storie, culture e stili molto diversi ma uniti da un elemento delle loro opere

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Bad BoysUn incontro dal titolo curioso e intrigante quello di oggi alle 12:00 in San Giovanni. Si tratta di un primo esperimento qui a Lucca Comics & Games, come ha spiegato il moderatore Davide Caci, coadiuvato dal coordinatore editoriale Panini Nicola Peruzzi: quello di riunire autori con storie, culture e stili molto diversi ma accomunati da un elemento particolare delle loro opere. In questo caso, come potete immaginare dal titolo, il filo conduttore scelto è l'elemento oscuro delle loro opere.

A rappresentare il fumetto italiano ed europeo, artista poliedrico e ed eclettico, uno dei più grandi disegnatori di Diabolik: Giuseppe Palumbo. Per i comics d'oltreoceano, la firma grafica dei Thunderbolts dei Warren Ellis e dei Dark Avengers di Brian Michael Bendis, nonché artista dell'ultimo mega-evento Marvel, appena presentato qua a Lucca, Original Sin: il brasiliano Mike Deodato Jr. Infine, per l'oriente e il grande mercato dei manga e dei manhwa, il sudcoreano, Boichi (alias Mujik Park), autore del proposta J-POP del momento: Wallman.

Original Sin #1Ognuno di loro ha raccontato il proprio mestiere e con grande simpatia e onestà:

Palumbo: Nelle storie di Diabolik è vietato in fase di scrittura e disegno proporre scene e situazioni comiche, spiritose. Lo avete ma visto ridere di gusto? Sono sempre molto attento a fare in modo che i miei soggetti non abbiano nulla che possa essere equivocato come una rappresentazione comica, leggera.
Diabolik è una palestra di durezza, non sono più simpatico come prima da quando lavoro su Diabolik [ride].

Deodato: I bad boys, i tipi poco raccomandabili come i villain dei comics supereroici, sono più interessati di quelli buoni, per me. Sono sempre stato affascinato dalla serie Creepy, da un maestro dell'atmosfera horror come Bernie Wrightson. Mi trovo a mio agio nel rappresentare l'ombra, la violenza: è il mio modo di annullare la mia parte malvagia, di scaricare tutto il mio lato oscuro nel disegno.

Boichi: Io ho un background molto diverso da questi miei colleghi. Sono cresciuto leggendo e disegnando shojo. Sono un feticista, devo essere scientifico nelle mie rappresentazioni, per questo mi sono laureato in fisica [ride]. A un certo punto mi è stato chiesto di trattare gangster, ero terrorizzato. Ho iniziato a guardare film sull'argomento, erano una metafora della società. Così ho cercato di fare qualcosa di simile con quello che vedevo in Corea. Le reazioni dei lettori non sono state positive. Si trattava di una rivista per adolescenti che non era comprata da loro soltanto ma anche dai genitori, da un pubblico adulto. Nei miei fumetti non voglio parlare dei bad boys in senso stretto ma attraverso loro voglio parlare di uno stato cattivo.

Il Grande Diabolik 30: Io so chi non sonoE per quanto riguarda le influenze?

Palumbo: Come ha detto prima Deodato anch'io io sono cresciuto con i fumetti della Warren Publishing, la mitica serie Creepy, artisti come Wrightson. Il mio faro nella notte però è Magnus, lo ritengo la mia continua ispirazione; ha disegnato sia genere comico che noir, io ho avuto la possibilità di conoscerlo, lo amo e mi sento molto in sintonia con lui. Poi c'è Alberto Breccia, il fumetto argentino nel mio modo di intendere luci e ombre. Ma anche a Orson Welles devo molto, per i miei chiaro-scuri.

Deodato: In Brasile ho la fortuna di avere a disposizione fumetti da tutto il mondo. Compro e leggo di tutto, francese, coreano, argentino, italiano, ecc. Ho amato Will Eisner e José Ortiz penso sia uno di quelli che più mi ha influenzato. Ma anche Neal Adams per i chiaro-scuri e Frank Frazetta per il movimento.
Frank Quitely l'ho scoperto recentemente. Straordinario, il modo in cui rappresenta la noia, la tristezza, il lato oscuro delle persone. Ho imparato molto dal suo linguaggio del corpo da cui traspare l'umore del personaggio. È bello scoprire sempre nuove influenze che diventano stimoli.

Boichi: Leggo di tutto dall'infanzia. Il mio maestro è Mazakasu Katsura. Lui mi ha insegnato come disegnare le donne. Non l'ho mai conosciuto in Giappone, dove vivo lo farò qui in Italia, a Lucca, non vedo l'ora. Video Girl Ai è la sua opera che più mi ha colpito. La versione coreana era censurata, così risparmiavo sulla mia paghetta per comprare quella integrale giapponese che aveva grosse spese di spedizione. Da lui ho imparato a disegnare le mutande e il sedere delle donne [ride].

Wallman 1E per concludere, qual è la cosa che più li terrorizza?

Palumbo: la mia prof di matematica, me la sogno ancora adesso [ride]. Penso che ognuno di noi nella vita, prima o poi debba affrontare un momento molto doloroso come la perdita di una persona cara. La morte e l'impotenza davanti a essa che più mi spaventano.

Deodato: gli estratti conto che mi presenta mia moglie [ride]. Scherzo, penso anche per me la morte, forse. Ma non ho grandi paure oggi, per fortuna.

Boichi: La mia più grande paura? Disegnare il sedere delle donne! [ride]. A parte le battute, mi terrorizza la pigrizia. Disegno 80/100 pagine al mese, se diventassi pigro sarebbe la fine per me.

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