Darkenblot 1, la recensione

Topolino arriva nell'avveniristica Avangard City, dove dovrà affrontare la minaccia di Darkenblot...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Quindici anni fa, sulla scia del successo di Paperinik New Adventures, la Disney lanciò un secondo albo spillato che per formato e impostazione ricalcava gli albi americani, rivolgendosi a un pubblico più adulto: era Mickey Mouse Mistery Magazine, fumetto che immergeva Topolino nelle atmosfere hardboiled tipiche di un film noir. Se Paperinik riuscì a "trasformarsi" in PK rimanendo a Paperopoli, per sviluppare il "nuovo" Topolino l'ambientazione si spostò da Topolinia ad Anderville, cittadina che fungeva da perfetto scenario per le vicende della serie grazie anche a un cast di nuovi comprimari.
Purtroppo MMMM non ebbe lo stesso successo di PKNA e la testata chiuse dopo una dozzina di numeri.

Un paio d'anni fa su "Topolino" la Disney tenta un'operazione simile con Darkenblot: questa volta il genere affrontato e la fantascienza, e per proporre un nuovo universo narrativo che prenda le distanza da Topolinia, Topolino viaggia fino all'avveniristica Avangard City. Si tratta di un metropoli dove non è difficile avvistare auto volanti, jet-pack o altre apparecchiature ultra-tecnologiche; in molti ambiti sono utilizzati robot in grado di svolgere diversi incarichi, al punto che la città sta per essere ribattezzata Robopolis per celebrare quanto queste creature artificiali rivestano un ruolo fondamentale nella società.
È qui che Topolino deve affrontare la minaccia di Darkenblot, un Macchia Nera da poco evaso dal carcere e pronto a ordire un piano per conquistare la città sfruttando proprio l'innovativa tecnologia: l'elegante criminale infatti sviluppa apparecchiature che utilizza nelle sue macchinazioni, la più sorprendente di tutte è un colossale esoscheletro con cui affronta in prima persona Topolino in un avvincente scontro finale.
Esattamente come il ritorno di PK con Potere e Potenza quest'estate ha sorpreso i lettori dimostrando i toni adulti che il fumetto disneyano può sfoggiare anche sulla testata ammiraglia, anche Darkenblot contiene elementi che solleticano soprattutto i palati dei lettori più cresciuti: dall'utilizzo delle tre leggi della robotica di Asimov, fino a un Macchia Nera che in alcune sequenze è debitore del Batman di Miller, o scene in cui si cita in modo abbastanza esplicito Superman.
Il merito principale di questo risultato è di Casty, che ha orchestrato una trama non basata unicamente sulla fantascienza, ma su un giallo in grado di sorprendere con interessanti passaggi narrativi e un mondo vivo popolato da personaggi accattivanti che dopo solamente un centinaio di pagine si ha l'impressione di conoscere già da molto tempo. I disegni di Lorenzo Pastrovicchio sono un altro apporto fondamentale, soprattutto nelle pagine di azione in cui si concede di sperimentare inquadrature più dinamiche; da questo punto di vista si percepisce uno stacco netto in alcuni passaggi nei quali Pastrovicchio si è concesso di utilizzare uno schema di tavola più libero, mentre la maggior parte della storia ha una struttura più inquadrata, forse per via degli storyboard più ordinati di Casty la cui impostazione è stata mantenuta per buona parte del fumetto.

La raccolta delle prime tre storie di Darkenblot, il primo ciclo pubblicato nella primavera 2012, trova la sua collocazione ideale in Definitive Collection, testata nella quale Disney raccoglie queste saghe in un formato che è un perfetto compromesso tra il volume per collezionisti e l'albo da edicola più snello. Dopo l'esordio con Fantomius, fa piacere vedere che la seconda uscita del bimestrale in copertina e sulla costina viene comunque numerata Darkenblot - Volume 1, così da poter raccogliere e tenere ordinatamente sullo scaffale le diverse saghe, nonostante saranno pubblicate alternate tra loro.
A corredo dei tre episodi a fumetti ci sono due interessanti interviste agli autori e una decina di pagine di bozzetti, studi grafici e storyboard, un gradito contenuto extra che mostra il processo creativo che ha dato vita a una delle più interessanti storie Disney di questi anni.

Continua a leggere su BadTaste