Il Ragazzo Invisibile 1, la recensione
Sarà presentato oggi, a Lucca Comics, il fumetto che espande il mondo de Il Ragazzo Invisibile di Gabriele Salvatores: ecco la recensione del primo numero
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Ecco finalmente il primo numero della miniserie Il Ragazzo Invisibile: sarà presentato ufficialmente oggi a Lucca Comics, dove gli estimatori di Gabriele Salvatores e tutti i curiosi che stanno aumentando attorno a questo interessantissimo progetto, avranno l'occasione di assaggiarne il soggetto. Questo fumetto è il frutto della collaborazione tra gli stessi autori del film, Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo e Diego Cajelli che ha curato personalmente la sceneggiatura della miniserie.
La vicenda inizia a Hong Kong, nel presente; è caratterizzata da toni cupi e avvolgenti, come gli avvenimenti che espone, senza balloon, solo didascalie. Dell'Edera è ficcante e tagliente come la sua matita che ci regala la parte più comics made in USA di tutto albo, in puro stile Image o Vertigo, per capirci. Le tavole dedicate al passato di Andreij sono le più di matrice italiana, le più regolari per schema e impostazione, dove l'intensità del tratto di Vitti trasforma quasi in un Cristo il suo protagonista. Infine il lavoro di Camuncoli: il più ridotto in questo primo volume, ma intenso, il risultato grafico più global di tutti e tre, per il conoscitore più esperto del mercato americano.